Riace, un’esperienza da difendere Stampa
Scritto da franco perre   

Il mare, a distanza di duemila anni, ha restituito alla nostra terra un tesoro.

Era il 1972, il tesoro: due statue in bronzo di inestimabile bellezza, raffiguranti due guerrieri; la località Riace un piccolo paese della locride. La notizia fece il giro del mondo e da quel giorno Riace divenne per tutti il paese dei bronzi.

A distanza di qualche decennio quello stesso mare è stato protagonista di un altro episodio destinato alle cronache.  Era il 1998 e una barca naufraga; a bordo sessantasei persone che fortunatamente riescono a  guadagnare, indenni, la riva della spiaggia di Riace.

Come tanti paesi del profondo Sud, l’antico borgo di Riace, da tempo, assiste inerme a un fenomeno irreversibile di abbandono soprattutto nell’antico borgo.

Il sindaco è consapevole del problema ma gli strumenti a sua disposizione non gli consentono interventi capaci di invertire la tendenza. E’ però consapevole dello spirito di accoglienza che da millenni contraddistingue  la popolazione.  Intuisce che , come anni prima con i Bronzi, quell’evento può e deve trasformarsi da fatto di cronaca in opportunità. Intuisce che l’accoglienza non basta; che congiuntamente all’accoglienza è necessario avviare un progetto di integrazione,

E così le case abbandonate del borgo antico, riaprono i battenti per trasformarsi in abitazioni per i nuovi arrivati;  popolazione locale e migranti  danno vita a laboratori di artigianato multi etnico; si apre un ambulatorio medico e altri servizi; si aprono punti ristoro e case alloggi  per turisti che, spinti dalla curiosità, sempre più numerosi decidono di soggiornare nel borgo. Si innesta un processo virtuoso di cui migranti e residenti sono al tempo stesso protagonisti e destinatari.

Nasce così il “progetto Riace”, un progetto che sin da subito suscita curiosità e  con gli anni diventa oggetto di studio non solo in Italia  ma anche ini altri Paesi. Anche  Il Sindaco di Barcellona,  si reca a Riace per costatare, di persona, la bontà e la fattibilità del progetto.

Il fenomeno Riace, la sua notorietà, la prova  che l’immigrazione possa essere un’ opportunità, l’idea che possa diffondersi, non può non preoccupare tutti coloro che ritengono che gli immigrati siano solo brutti, sporchi e cattivi.

Preoccupa soprattutto coloro che hanno fatto  della lotta all’immigrazione il cavallo di battaglia per squillanti successi elettorali.

Parafrasando il grande Fabrizio De Andrè molti non accettano che,  dal letame della locride dranghetista  possano nascere tanti fiori come Riace. Il ministro Salvini  definisce il Sindaco uno zero. Mimmo Lucano difende con orgoglio la sua creatura e gli risponde “E’ vero che appartengo alla classe degli ultimi, praticamente zero. In tutti questi anni abbiamo unito le nostre debolezze con tanti altri disperati di ogni parte del mondo. Abbiamo condiviso un sogno di una nuova umanità libera dalle mafie, dal razzismo, dal fascismo e da tutte le ingiustizie”.

Allora ecco il cambio di strategia; ecco pervenire presso la procura di Locri una montagna di denunce ma, come spesso accade, le montagne possono partorire topolini.

Arriva il giorno in cui al Sindaco di Riace viene contestato il reato di favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina. La vicenda non richiede alcuna misura cautelare perché tutte le “prove” sono state acquisite e pertanto non possono essere oggetto di inquinamento da parte del Sindaco inquisito.

Ciò nonostante viene adottata la misura cautelare degli arresti domiciliari. Ma quel provvedimento difficilmente comprensibile sul piano tecnico, è sufficiente a porre un freno al progetto Riace.

Il prefetto sospende il Sindaco dalle sue funzioni e i finanziamenti che avevano reso possibile la primavera di Riace vengono con grande solerzia congelati. E’ la fine dell’utopia Riace ?

Facciamo tutto il possibile perché il modello di accoglienza  Riace sopravviva a una ulteriore tempesta che questa volta non viene dal mare, ma dalla terra.

Viene da uomini che hanno fatto dell’ intolleranza e della discriminazione  una ragione di vita.

Franco Perre - Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. - 07.10.2018

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