porto di Diamante, cronaca di un reato annunciato bis Stampa
Scritto da mauro di marco   

Come accaduto nello scorso Maggio, nei giorni scorsi il mare ha probabilmente di nuovo danneggiato, a causa dei lavori del costruendo porto di Diamante, il patrimonio archeologico subaqueo da noi segnalato nell'area di cantiere.

Come allora, con ogni probabilità, i materiali incoerenti riversati nell'area hanno danneggiato il sito archeologico, visto che non si è tenuto conto degli avvisi ricevuti dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici che intimava, in attesa di poter prendere le opportune decisioni di tutela, di fare attenzioni alle zone nelle quali erano presenti reperti. La stessa Soprintendenza, per le lentezze proprie dovute alla cronica mancanza di fondi cui i governi, con esiti letali per il patrimonio pubblico, costringono le stesse, non ha ancora potuto verificare a quanto ammontassero i danni per le mareggiate di Maggio.

Ci chiediamo a questo punto alcune cose. Per primo un dubbio “tecnico”: fondare un molo su materiale incoerente sovrastato da massi di grosse dimensioni e grossi parallelepipedi di calcestruzzo che vengono giù alle prime mareggiate autunnali ha una logica di qualche tipo? O è un risparmio di progetto e di materiali? Un flebile intervento da parte dei Professionisti della Commissione che controlla i lavori sarebbe utile. La Stazione Appaltante ne sa qualcosa?

Un secondo dubbio riguarda il silenzio istituzionale: la Soprintendenza, da noi interpellata,  come dicevamo non ha ancora potuto, anche per le condizioni meteorologiche, verificare i danni eventualmente occorsi ai reperti, per secoli preservati nonostante le mareggiate, a causa dei proiettili offerti dal cantiere alla forza delle onde. Eppure l'avviso di astenersi dal danneggiare il sito individuato è stato spedito a tutti gli interessati, dal Comune di Diamante alla Direzione Regionale ai LL.PP., oltre che come è ovvio alla Ditta Appaltatrice.

Il Comune ha segnalato i nomi di alcuni tecnici nominati nella Commissione addetta ai controlli; li ha anche avvisati dell'attenzione intimata dalla Soprintendenza?

Qui sembra ripetersi un cliché già noto. È un po' come certi controlli dei Vigili Urbani di tante nostre realtà: si riesce ad intervenire, ad esempio su abusi edilizi, con i potenti mezzi .... ma a fatti avvenuti. Eppure alcune Amministrazioni arrivano persino a demolire gli edifici abusivi!

Aspettiamo anche in questo caso che l'opera sia terminata?

Per accorgersi dopo che le norme non sono state rispettate?

Fondiamo un'opera su irregolarità o su illeciti (quando non su veri e propri reati vista a) la probabile omissione di atti di ufficio su cui si fonda il parere positivo chiave di quest'opera, e b) il contenuto non corrispondente al vero della dichiarazione di parte che ha spianato la via ai lavori) sperando che sul dopo tali premesse non incidano?

A nostro avviso reato chiama reato. Ma la verifica sulla esistenza o meno dei reati da noi segue strade tortuose: un sassolino, che rallenta lo spostamento di una “carta” da un ufficio ad un altro, mette invece il turbo ai lavori dirompenti. Il mare, di questi giorni e di Maggio, cerca, forse inutilmente, di pareggiare le chances.Costruiremmo la nostra casa su simili basi? Noi no! Mauro Di Marco Coordinamento regionale del Forum Ambientalista - 14.11.2010

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