si apre il processo "Marlane" Stampa
Scritto da forum ambientalista del tirreno   

Dopo oltre dieci anni di indagine, in una prima fase chiuse e recentemente riaperte, per Martedì 13 Luglio è fissata al Tribunale di Paola (CS) l'udienza preliminare del processo “Marlane”, relativo alla fabbrica di Praia a Mare,

di proprietà della Marzotto, chiusa qualche anno fa, che, nell'ipotesi dell'accusa, ha portato lavoro e morte. Una delle “fabbriche di veleni” distribuite nei sud del mondo.

Sul banco degli imputati per la proprietà Pietro Marzotto, insieme con alcuni dirigenti della fabbrica, con l'accusa di aver provocato, per incuria e mancanza di rispetto delle regole della sicurezza sul lavoro, la morte per tumore di un numero ancora non precisato (ma oltre il centinaio) di operai, oltre all'inquinamento grave del terreno circostante, sito in ambito urbano.

La parte civile, oltre che dai parenti dei defunti e dagli operai ancora in vita con gravi patologie, sarà rappresentata dalla nostra Associazione in difesa del territorio stesso, soggetto giuridico da pochi anni nel nostro paese.

È la conclusione di un iter e l'inizio di un altro, che hanno, per il contesto urbano, per l'area colpita (gli operai morti provenivano da un vasto territorio comprendente la bassa Basilicata e l'Alto Tirreno Calabrese), per l'intreccio cruciale rappresentato dal conflitto tra capitale, lavoro e ambiente, la stessa valenza delle storiche battaglie attorno alla Montedison di Porto Marghera, all'Acna di Cengio ed ai mille Sud del mondo sul quale sono stati, e sono tuttora, riversati rifiuti di ogni genere con sommo sprezzo della vita umana.

In un contesto, inoltre, in cui l'intreccio tra povertà, possibilità di lavoro e controllo del territorio, hanno scatenato varie mafie, sia quella con la M maiuscola, sia quelle politiche che si sono affiancate alla prima. E c'è chi, ma oggi non siede sul banco degli imputati, su quella povertà, su quella necessità di lavoro, ha costruito fortune politiche diventando concausa della morte di quelle persone in nome di uno sviluppo a termine, uno sviluppo che rapina.

Di questo e di altro saremo testimoni dentro e fuori il processo, in difesa dei deboli, oggi ricattati perché non si costituiscano parte civile, perciò due volte vittime, e della più debole tra parti lese, quel territorio devastato, umiliato, snaturato che semina ancora morte potenziale tra i residenti, ridotti quasi al silenzio dall'imperante mito dello sviluppo.Mauro Di Marco coordinamento regionale del Forum Ambientalista - 11.07.2010

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