dissesto idrogeologico e piano strutturale comunale Stampa
Scritto da laboratorio per la democrazia   

La minaccia incombe già da alcuni decenni sul centro storico di Belvedere e sulle zone periferiche ed è causata dal lento dissesto idrogeologico.

Il dissesto venne riscontrato da tecnici convocati dall'allora Ministro per la Protezione civile, Vito Lattanzio, che certificarono l'esistenza di movimenti franosi in atto con pericolo per la pubblica incolumità. Si definiscono come dissesti idrogeologici quei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale.

L'elevata vulnerabilità del territorio annovera tra le possibili cause oltre ai fattori naturali anche a fattori antropici quali ad esempio: l'errata pianificazione del territorio, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, i criteri di difesa del suolo frammentari e non sempre coerenti, la mancanza di controlli sulla effettiva regimentazione delle acque reflue, la deficitaria rete captatrice, per non dire quasi inesistente, studi geologici su terreni “urbanizzabili” eseguiti con approssimazione; dati confermati da Legambiente che afferma: "il ricorrere di fenomeni di dissesto idrogeologico negli ultimi anni non può essere attribuito ad eventi esclusivamente naturali o solo alle intemperanze del clima ma anche e soprattutto a un modello di sfruttamento intensivo e poco programmato del territorio".

In Calabria tutti i 409 comuni sono stati classificati a rischio idrogeologico dal Ministero dell’Ambiente e dall’Unione delle Province Italiane nel 2003 (57 a rischio frana, 2 a rischio alluvione e 350 a rischio sia di frane che di alluvioni). Un dato che mette in luce la fragilità di un territorio dove bastano ormai semplici temporali, anche non particolarmente intensi, a provocare nono solo allagamenti e disagi per la popolazione, ma anche, come dimostrano alcuni drammatici eventi calamitosi  vere e proprie tragedie.

In suo rapporto " Monitoraggio sulle attività delle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico” sempre  Legambiente denuncia che il 92% delle amministrazioni calabresi svolge un lavoro negativo nell'opera di prevenzione e mitigazione del rischio.

Anche il comune di Belvedere è stato oggetto di indagine, risulta tra i comuni che praticano una  “insufficiente”  (voto 3) politica di prevenzione, informazione e pianificazione d’emergenza.

Ecco allora l’importanza  che riveste nel mitigare il rischio idrogeologico, la redazione del Piano strutturale comunale che dovrà, necessariamente, essere orientato verso obiettivi di sostenibilità ambientale e territoriale:

- riordino e riqualificazione dell’uso del territorio;

- riduzione del rischio di dissesto idrogeologico e di quello idraulico e razionalizzazione dell’uso del suolo nelle aree a rischio; prescrizioni relative a zone classificate con propensione al dissesto idrogeologico;

- messa in sicurezza delle aree a rischio di frana;

- tutela delle acque superficiali e sotterranee;

- tutela e valorizzazione degli aspetti peculiari del paesaggio e dell’ambiente con particolare riguardo agli interventi volti al recupero e alla rifunzionalizzazione del patrimonio storico testimoniale;

- differenziazione del territorio rurale in ambiti omogenei; (territorio rurale a prevalente valore naturale ambientale, territorio rurale a prevalente vocazione produttiva, agricola e forestale, territorio rurale di rilievo paesaggistico da tutelare e valorizzare attraverso la promozione di iniziative di tipo turistico – ricreative, territorio rurale di contatto con gli spazi urbani);

- risparmio e uso ottimale delle risorse energetiche e delle fonti rinnovabili.

In altri termini, adottare, per senso di responsabilità verso le future generazioni, una politica urbanistica comunale ispirata al principio del risparmio di suolo  in modo da indirizzare il comparto edile sulla ricostruzione e ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente. Laboratorio per la Democrazia - 19.02.2010

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