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Pandemia e ristori. Soldi, dove prenderli? PDF Stampa E-mail
Scritto da riccardo ugolino   

Penso di avere chiarito, in un precedente post dal titolo "Pandemie, produttivismo, convivialità", che le malattie pandemiche, dalla peste omerica al Covid-19, non siano un castigo divino ma una conseguenza dell' aggressione selvaggia al Pianeta.

Ne' si può contestare che il capitalismo industriale di fine '700 e la globalizzazione ipercapitalista e digitale del nostro tempo abbiano provocato, negli ultimi due secoli, più danni all'ambiente di quanti ne avessero causato gli uomini nei circa 4 milioni di anni precedenti. Non è un caso che le pandemie ricorrano con più frequenza nel corso del XX secolo. Le istituzioni pubbliche hanno sempre cercato di arginare la diffusione del contagio, sacrificando agli dei, in passato, e con misure coercitive delle libertà personali in epoche più recenti : nei lazzaretti di manzoniana memoria, nelle ville della lieta brigata boccaccesca. Oggi ricorrendo alle zone rosse. L'aiuto alle famiglie colpite dal virus e impoverite dalla paralisi delle attività produttive, era demandato, sotto forma di alimenti e vestiario, alle confraternite e agli ordini mendicanti, mentre le "Deputazioni della peste", istituite dai governi cittadini, provvedevano alla manutenzione e gestione degli ospedali, alle ordinanze di quarantena, alle certificazioni sanitarie. Oggi non c'è alcun Governo che ai provvedimenti di chiusura di attività produttive e al conseguente disagio di famiglie e lavoratori, non accompagni misure di ristoro.

Anche in Italia: con i DD.LL.18/2020 Cura Italia, 34/2020 Rilancio, 104/2020 Agosto, e il più recente ,137/2020 Ristoro bis, sono state stanziate ingenti risorse per il sostegno a imprese, famiglie e lavoratori, che hanno fatto lievitare il debito pubblico a 2579 ML di euro e il rapporto con il PIL al 166,1%.

Vorrei ricordare,brevemente:

*la sospensione delle rate di pagamento dei mutui per l'acquisto della prima casa e delle procedure immobiliari,

*la sospensione delle attività di riscossione,

*la sospensione dei licenziamenti per 5 mesi e, con il decreto Ristoro, fino al 31 gennaio 2021, con relativa cassa integrazione, * la moratoria per prestiti personali,

*i bonus di € 600 ad aprile, 1000 a maggio, altri 1000 con il recente decreto a lavoratori autonomi, ( commercianti, artigiani, liberi professionisti), lavoratori stagionali e dello spettacolo,

*il Rem (reddito d'emergenza),da € 400 a 800, per cinque mensilità,

*bonus di € 500 per badanti,

*bonus vacanze e mobilità,

*decontribuzione per i dipendenti,

*fondo perduto per le perdite subite dalle attività con partite IVA,

*ecobonus e sismabonus al 110%.

Naturalmente i bisogni sono illimitati e non c'è categoria che non si senta esclusa o penalizzata e il cui legittimo malessere non venga strumentalizzato dai populisti. Non c'è nessuno, però, tra costoro, che indichi a quali risorse attingere per il soddisfacimento di tutte le richieste di aiuto. Tutti, o quasi, chiedono allo Stato di indebitarsi ulteriormente, ignorando che il debito, sul quale gravano ogni anno 65 MD di interessi passivi, pari a 178 milioni al giorno, dovrà essere onorato prima o poi, se non da noi dai nostri figli e nipoti. È giusto lasciare in eredità un debito di 2579 miliardi di euro? Non c'è alternativa alla crescita esponenziale del debito pubblico?

Io penso che lasciare in eredità alle nuove generazioni tale debito, sia profondamente iniquo, anche perché a noi, nati tra il 1950 e il 1980, i nostri genitori hanno lasciato un debito sostenibile ( nel 1980 era di 114 MD in euro, il 56% del PIL).

C'è un'alternativa all'indebitamento per finanziare la spesa pubblica, sia quella corrente che quella straordinaria, necessaria a far fronte alla pandemia, e anche per rientrare gradualmente dal debito.

La scienza economica ha indicato tre possibilità: l'inflazione, non praticabile per via della moneta unica e per altre valide ragioni, l'austerità, che vedrebbe come il fumo negli occhi gli aiuti dello Stato a famiglie e imprese, le imposte. L'Italia, il cui debito pubblico è superiore a un anno e mezzo di reddito nazionale ( il 166%, a differenza degli altri Paesi ricchi in cui si avvicina mediamente al 90% del PIL), non può che ricorrere alle Imposte. Non mi riferisco alle imposte sul reddito , per le quali sarebbe sufficiente aggredire l'evasione, (più di 100 MD all'anno), penso a una imposta eccezionale sul capitale privato, a una patrimoniale. Per una ragione sostanziale: mentre l'Italia è indebitata, il patrimonio privato degli Italiani è più alto che nel resto d’Europa, 7 volte in più di quello pubblico: circa 10.000 miliardi di euro, accumulato anche grazie all'evasione fiscale che nel resto d’Europa è a livelli fisiologici.

Naturalmente la ricchezza non è distribuita in parti eguali; fosse così, gli Italiani avrebbero un patrimonio di 166.000 euro ciascuno. La realtà è molto diversa : il 60% di questo patrimonio appartiene al 10% della popolazione, che dispone mediamente di €1.000.000. All'interno di questo 10%, ci sono 3 famiglie: Ferrero, Del Vecchio, Pessina, che possiedono più dei 6.000.000 di Italiani più poveri. Nell'ipotesi, non praticabile, di un tassa eccezionale del 25% su tutti i patrimoni privati, riusciremmo ad azzerare il debito pubblico. Più realisticamente, si potrebbe applicare un'imposta progressiva che prelevasse l'1% sulla fascia di patrimonio compresa tra 1 e 5 ml di euro, e il 2% sulla fascia superiore ai 5 milioni. In questo caso in Italia si avrebbe una entrata straordinaria di 250 MD di euro, bastevoli a ristorare abbondantemente tutti gli Italiani colpiti, direttamente o indirettamente, dalla pandemia e ridurre significativamente il debito. D' altra parte, se in una famiglia indebitata ci fosse un parente ricco, uno zio d' America, ci si indebiterebbe ancora di più, a danno di figli e nipoti, o si chiederebbe un aiuto straordinario a chi tra i familiari( lo zio d' America) possiede di più?

P.s.Ringrazio coloro che si sobbarcheranno questa lettura che è frutto di studi approfonditi delle opere dei più famosi economisti del nostro tempo: Krugman, Stiglitz, Piketty.

Riccardo Ugolino - 09.11.2020

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