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La Destra e la Sinistra: le alleanze (appunti per una discussione che probabilmente non si terrà) [2] PDF Stampa E-mail
Scritto da franco perre   

Nell’arco di un decennio (2008/2018) e di tre tornate elettorali il P.D .ha dimezzato i voti passando dal 34% di Veltroni dell’Aprile 2008 al 24% di Bersani del 2013 al 18% di Renzi dello scorso marzo.

La perdita di consensi  assume maggiore drammaticità se si confrontano i numeri relativi ai voti ottenuti.

Unico dato apparentemente positivo il 40% ottenuto alle elezioni Europee del 2015.

Anche questo dato perde parte del suo significato se si analizzano i voti reali.

Infatti il 34% ottenuto da Veltroni nel 2008 corrispondeva a 11 milioni di voti mentre il 40% di Renzi a soli 9 milioni.

Rispetto  al dato ottenuto da Veltroni nel 2008 il P.D. nel 2015 aveva già perso  oltre due milioni di elettori.

La emorragia di consensi, quindi, viene da lontano e non può essere attribuita unicamente alla segreteria Renzi e del “cerchio magico fiorentino” avendo anche padri più nobili.

La perdita di consensi è certamente figlia della linea politica espressa dal Partito Democratico nel corso dell’ultimo decennio.

E’ figlia altresì della perdita del primato dell’efficienza e dell’onestà caratteristiche  che per decenni hanno caratterizzato l’operato degli amministratori di centro/sinistra nella gestione degli Enti Locali.

E’ anche frutto della perdita dell’egemonia culturale, di Gramsciana memoria, che il vecchio PCI esercitava sulla società intera.

Sono lontani gli anni delle grandi battaglie referendarie e delle storiche conquiste del mondo del lavoro.

Il cinema, la letteratura, la pittura, il teatro  non svolgono più quella “spinta propulsiva” che indicava nella Sinistra la forza politica in grado di garantire la prospettiva della realizzazione di un Paese più equo sul piano economico e più libero sul piano dei diritti civili.

La stagione dei Visconti, De Sica, Pavese, Calvino, Moravia, Guttuso, Mafai, Treccani, Levi, De Filippo, Streller, e tantissimi altri, è definitivamente tramontata e con essa le grandi tensioni sociali che la contraddistinsero.

Le ultime elezioni  hanno certificato, altresì, l’ inconsistenza del peso elettorale delle forze politiche che hanno aderito alla coalizione di centro sinistra e il catastrofico avventurismo di quanti si sono ritrovati nell’ingiustificata e incomprensibile  scissione che ha dato vita a “Liberi e Uguali” frutto più di rancori personali (D’alema) che  di diversa e inconciliabile linea politica.

Tranne sparute eccezioni, al Centro/Nord tutti i collegi elettorali maggioritari sono stati attribuiti al Centro/destra mentre il movimento “Cinque Stelle” ha conquistato tutti i collegi del Centro /Sud.

Il P.D. di Veltroni, dopo la disastrosa esperienza del Governo “Prodi” bis,   ritenne di proporsi all’elettorato come partito maggioritario non disponibile a coalizioni.

La vocazione maggioritaria è stata confermata anche in seguito e, per ultimo, in occasione dell’ approvazione della legge elettorale  “Italicum”.

In quella occasione Renzi ebbe a sostenere che quella legge avrebbe consentito agli elettori di conoscere la stessa sera del voto  chi aveva vinto le elezioni e da chi sarebbero stati governati gli Italiani nel quinquennio successivo.

La vocazione maggioritaria assunta dal P.D. dopo la stagione dell’”Unione”  non ha tenuto nel debito conto che l’Italia è una Repubblica Parlamentare e non già Presidenziale e che pertanto le maggioranze si formano in Parlamento e non nelle urne elettorali.

Ne sono  prova la stessa esperienza “renziana” con un governo sostenuto da senatori eletti nel centro/destra (Alfano, Lorenzini, Verdini, Gentile, Lupi) e dall’ attuale  governo in carica.

La “Lega” alleata di “Forza Italia” e “Fratelli d’Italia” nella competizione elettorale si trova oggi a governare con il movimento “Cinque Stelle” nonostante una campagna elettorale condotta con reciproco  livore.

Contemporaneamente  “Forza Italia” e “Fratelli d’Italia”, loro malgrado, sono collocati fuori dal governo essendo stati ritenuti indesiderati dal Movimento “Cinque Stelle”.

In presenza di un sistema Costituzionale Parlamentare  e di una legge elettorale prevalentemente proporzionale,  in una ottica maggioritaria il 18% del PD assume una posizione irrilevante e la prospettiva della prossima tornata elettorale un appuntamento del tutto velleitario.

L’attuale quadro politico, in una vocazione maggioritaria, relega il P.D.  alla marginalità  non solo nel corso della presente legislatura ma probabilmente anche nelle prossime tornate elettorali e offre a Salvini la possibilità di scaricare dal Governo il Movimento “Cinque Stelle”  alla prima occasione utile.

In questi giorni i  dati demoscopici danno il Centro/Destra  attestato  oltre il 45% (34% Salvini – 10% Forza Italia 3,5% Fratelli d’Italia) al di sopra, quindi, della soglia utile per ottenere il premio di maggioranza previsto dal “Rosatellum” in favore della coalizione o singolo partito che dovesse superare il 45% dei voti e quindi in condizione di dare vita a un governo che prescinda dai voti del Movimento “Cinque Stelle”.

Il sistema istituzionale,  unitamente alla legge elettorale “Rosatellum” , e l’attuale quadro politico, impongono,  quindi, al P.D.,  l’abbandono della vocazione maggioritaria e la ricerca di idonee alleanze  in Parlamento.

In quest’ ottica il 18% delle ultime elezioni può  essere considerato un risultato dignitoso, un punto di partenza per la ricostruzione di un partito radicato sul territorio e rinnovato nei contenuti.

E’ bene ricordare che, nel corso della prima repubblica, Craxi fu presidente del Consiglio dei Ministri con un Partito Socialista che non  superava il 12% dei voti e che  Spadolini assunse la presidenza del Consiglio  mentre il suo partito,  il P.R.I., non superava il  3% dei consensi.

In questa ottica, pertanto,  è da considerarsi assolutamente sbagliato il rifiuto espresso dal P.D. di incontrare il Movimento “Cinque Stelle” nella fase della formazione dell’attuale  Governo.

Incontrare  “Cinque Stelle” non doveva essere e  non poteva essere propedeutico a un contratto di governo.

L’incontro, probabilmente, anzi certamente, avrebbe certificato l’attuale inconciliabilità programmatica, soprattutto in materia economica,  tra le posizioni politiche il quel movimento e il “P.D.”

Poteva però significare un  passo importante verso un reciproco rispetto e legittimazione  indispensabile per eventuali sviluppi futuri.

Inoltre  avrebbe fornito una sponda a quanti in quel movimento (l’On.Fico e altri) mal sopportano la linea politica imposta al Governo da Salvini.

La posizione assunta dal “P.D.” ha costretto il Movimento “Cinque Stelle” a riannodare il discorso con la “Lega” interrotto sulla pregiudiziale Berlusconi e a dare vita all’attuale Governo che tutti riconoscono a trazione Leghista .

Spingere il Movimento “Cinque Stelle” a stipulare il contratto di Governo ha determinato un’ accentuarsi della deriva populista  del Movimento che oggi è costretto ad inseguire Salvini e la sua esplosione nei consensi.

Il palcoscenico europeo ne è ulteriore conferma.

Tutti i sondaggi e i risultati delle ultime elezioni evidenziano la forte presa della destra sempre più massimalista ed anti europea nell’elettorato italiano e degli altri  Paesi facenti parte dell’U.E.

In tutta Europa l’estrema destra avanza e si prepara all’appuntamento delle prossime elezioni europee con l’obbiettivo di un successo che consenta un’alleanza  con il Partito Popolare Europeo e  la conquista della maggioranza dell’ assemblea al fine di dettare una nuova agenda politica in cui prevalgano le politiche sovranistiche. L’obbiettivo che Salvini e la Destra Europea si pone è quello di stravolgere non solo le politiche monetarie, a volte  sbagliate,  coltivate in questi ultimi anni, ma riaffermare  principi sovranistici e xenofobi  cancellando  gli stessi principi fondanti che sono stati alla base dell’idea di Europa immaginata da Altiero Spinelli e dai Padri Fondatori.

In presenza di tante incertezze e soprattutto timori e preoccupazioni tipici dell’attuale stagione politica, Salvini  ribadendo in ogni occasione che prioritari sono gli Italiani e i loro problemi, si presenta all’elettorato come l’uomo nuovo capace di fermezza e garante della sicurezza,

Con la sua politica Salvini si propone come il futuro leader del centro destra non solo in Italia ma anche nell’ambito dell’Unione Europea,  a suo dire alternativo all’attuale nomenclatura di burocrati al servizio degli interessi della Germania e della Francia.

Lungi dall’essere contraddittoria la politica di Salvini presenta una sua lucidità: perseguire una  politica che possa sembrare, all’elettore,  ragionevole e moderata nei contenuti, ma contestualmente determinata nel perseguirla, con l’obbiettivo di fare il pieno dei voti moderati per poi, nell’ambito U.E. , allearsi con quei partiti che esprimono posizioni nazionaliste e senofobe.

Ne è un esempio il voto espresso dell’Assemblea del Parlamento Europeo nei confronti di Orban  relativamente alla violazione delle norme sui diritti umani.

Le due anime del Governo Conte hanno votato in modo contrapposto: la “Lega” (unitamente a Forza Italia e Fratelli d’Italia) contro mentre gli eurodeputati  “Cinque Stelle” (unitamente ai partiti di ispirazione socialista) a favore.

Il voto espresso da “Cinque Stelle” assume notevole importanza e sarebbe deleterio non tenerne  conto, lasciando che quel movimento venga risucchiato sulle posizioni di estrema destra dell’odierno alleato.

Infine va tenuto nel debito conto  la circostanza che il risultato elettorale del movimento “Cinque Stelle”  è stato analizzato come il frutto di un travaso di voti di elettori che, tradizionalmente, hanno votato il centro.sinistra.

Demonizzare quel movimento significa anche demonizzare i relativi elettori  e frapporre una barriera insormontabile tra milioni di Italiani, sensibili alle tematiche della sinistra, e il Partito Democratico.

Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. - Franco Perre - 10.09.2018

 

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