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Salone Don Silvio, seminario di formazione sui beni confiscati PDF Stampa E-mail
Scritto da adriana sabato   
Martedì 14 Novembre 2017 17:42

La presenza del patrimonio mafioso condiziona il territorio e impedisce la libertà d’impresa generando un danno economico che necessita di essere contrastato.

Ecco perché oltre al processo e alle condanne, nella strategia di contrasto alla criminalità organizzata, ciò che si deve colpire è il patrimonio del potere mafioso, attuarne non solo la confisca, ma anche il suo riutilizzo in termini sociali.

Sono i punti fondamentali di un percorso di formazione, facente capo a “Libera”, esposti e sviluppati nel corso del Seminario di formazione tenutosi a Belvedere Marittimo, sabato 11 novembre nel Salone Don Silvio, dal referente regionale Don Ennio Stamile e da Giovanni Serra, cooperatore e relatore nell’ambito dell’evento.

Temi forti, intenzionalità positive perché, “il contrasto alle mafie e alla corruzione non può reggersi solo sull’indignazione: deve seguire la proposta e il progetto”.

Il progetto per l’appunto. Quello di istituire un nuovo presidio di Libera sul Tirreno cosentino, che è stato preceduto da un primo incontro, tenutosi in luglio presso Palazzo Gabriele Marino a S. Maria del Cedro, in cui era stato preannunciato il percorso di formazione partecipata, a cui sono invitati cittadini ed associazioni del territorio.

Nata nel 1995, “Libera è una rete di associazioni, cooperative sociali, movimenti e gruppi, scuole, sindacati, diocesi e parrocchie, gruppi scout, coinvolti in un impegno non solo “contro” le mafie, la corruzione, i fenomeni di criminalità e chi li alimenta, ma profondamente “per”: per la giustizia sociale, per la ricerca di verità, per la tutela dei diritti, per una politica trasparente, per una legalità democratica fondata sull’uguaglianza, per una memoria viva e condivisa, per una cittadinanza all’altezza dello spirito e delle speranze della Costituzione”.

Alcuni numeri: A Scalea sono trenta i beni da destinare e sette da destinare. A San Nicola Arcella quarantasette da destinare. A Belvedere Marittimo quarantasette da destinare: ecco il link da consultare https://openregio.it/statistiche

«I beni confiscati devono essere riutilizzati: non farlo rappresenterebbe una sconfitta per lo stato, sia simbolicamente sia nel concreto, si verrebbe cioè a creare un danno economico territoriale persistente, ha precisato Giovanni Serra. Allora una delle prime azioni di Libera è stata proprio quella di promuovere l’approvazione della legge Rognoni La Torre 109/96 che sancisce la riutilizzazione del bene confiscato.

(http://educazioneantimafia.unibo.it/sites/default/files/docedantimafiarisorse/legge109%2096.pdf)

Gestire un bene confiscato è una cosa da fare insieme, la mentalità privatistica, ha ancora precisato Serra, non serve a nulla, è necessaria la mentalità del “noi” perché è la società del “noi” che ci tutela e fa sì che l’intimidazione e la paura del potere mafioso perda la sua efficacia.

In virtù di questo principio il Comune, ad esempio, può affidare in concessione un bene confiscato ad un ente del Terzo settore, ad Enti no profit, ed il tutto necessita di procedure ben definite, come il bando. Il bando è la procedura che dovrebbe realizzare l’assegnazione attraverso una progettazione partecipata.

Il Comune da parte sua deve pubblicare sul suo sito l’elenco dei beni confiscati nel proprio territorio e il cittadino può eventualmente sollecitare a farlo, realizzando così il meccanismo della cittadinanza attiva, che in questo modo vigila e monitora la situazione. »

« I segni di speranza, ha concluso Don Ennio Stamile sono sotto i nostri occhi, basta saperli riconoscere. Occorre più formazione ed informazione al riguardo da parte del mondo associativo in genere e politico in particolare. Don Ennio Stamile guiderà anche in seguito la formazione accompagnando tutti in questo percorso di legalità. Adriana Sabato - https://nonsolobelvedere.blogspot.it - 14.11.2017

 

 

 

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