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ex Marlane, interrogazione dell'on.Nesci PDF Stampa E-mail
Scritto da redazione   

La deputata calabrese grillina Nesci, assieme ai colleghi Vignaroli e Parentela, ha presentato un'interrogazione ai ministri dell’Ambiente, della Salute e della Giustizia, per conoscere la verità sulla produzione dell’ex fabbrica Marlane

Per sapere – premesso che:

la «Marlane» è un ex stabilimento tessile, ubicato nel comune di Praia a Mare (Cosenza), del gruppo Marzotto;
detto impianto industriale è noto alle cronache giornalistiche come «la fabbrica dei veleni», ciò per via di una lunghissima inchiesta giudiziaria finalizzata ad accertare il nesso causale, e quindi le singole responsabilità penali, tra l'uso produttivo di sostanze tossiche e i casi di tumori alla vescica, ai polmoni, all'utero e al seno di varie decine di operai, morti od ammalati;
nel 1969, infatti, i muri dello stabilimento furono abbattuti, trasformando la fabbrica in un unico ambiente di lavoro, con i fumi saturi di agenti di coloritura inalati giornalmente dagli operai;
alcuni dipendenti, nelle testimonianze rese in giudizio dinnanzi ai giudici di Paola, hanno raccontato che alla fine della giornata lavorativa ricevevano, per disintossicarsi, una busta di latte;
da ulteriori testimonianze, si veniva a conoscenza che dei coloranti utilizzati per la tingitura dei tessuti venivano sversati a mano, su indicazione dei dirigenti dell'impianto, in vasche aperte e talvolta anche in mare o interrati in buche presso il capannone, successivamente ricoperte;
secondo le ricostruzioni della Procura di Paola, tali sversamenti illeciti, cui gli operai non potevano sottrarsi, pena la perdita del lavoro, avvenivano solitamente il sabato, quando lo stabilimento era chiuso;
nel 1987 il gruppo tessile Lanerossi, già appartenente al gruppo ENI, di cui faceva parte la Marlane di Praia a Mare, verme ceduto alla Marzotto di Valdagno (Vicenza), che ne detiene ancora la proprietà;
negli anni ’90 furono costruite delle vasche a chiusura, dove i coloranti potevano ribollire senza riempire l'aria di vapori;
nel 1996 la tintoria è stata chiusa e dal 2004 l'azienda risulta totalmente dismessa;
secondo le cronache locali, gli articoli della stampa nazionale e un approfondimento del programma di Rai 3 Crash, durante la lunga attività della fabbrica su circa 1000 operai che vi hanno lavorato oltre 80 sono morti per patologie tumorali;
la preoccupazione per il silenzio sul caso Marlane di Praia a Mare nell'ambito della comunicazione di massa è stata espressa in alcuni libri di scrittori di rilievo nazionale, per esempio l'antropologo Mauro Francesco Minervino;
il lavoro d'indagine della procura di Paola, nato sulla base di esposti dei lavoratori, ha evidenziato come la causa di alcune morti poteva derivare anche, oltre alle ammine coloranti, dalle polveri d'amianto prodotte dai sistemi frenanti dei macchinari;
la Procura di Paola aprì un'inchiesta sviluppate in tre procedimenti (datati rispettivamente 1999, 2006 e 2007), poi unificati in unico fascicolo;
a chiusura delle indagini il procuratore Bruno Giordano chiese anche il sequestro preventivo dell'area circostante lo stabilimento dove, sotto terra, si troverebbero tonnellate di rifiuti industriali mai smaltiti;
risulta incontrovertibile che le prime «morti bianche» risalgono al lontano 1973;
la gravissima e pressoché sconosciuta vicenda Marlane vede coinvolti ben 13 individui tra manager, soci e dirigenti d'azienda, nonché l'allora sindaco di Praia a Mare, Carlo Lo Monaco;
le relative ipotesi di reato vanno dall'omicidio colposo plurimo aggravato all'omissione di cautele sul lavoro, a lesioni gravissime e disastro ambientale;
i terreni intorno alla vecchia fabbrica non sono mai stati bonificati, sicché il corpo della vecchia Marlane, che continua a svettare tra campi coltivati, alberghi e spiagge, è un'enorme discarica a cielo aperto, i cui tetti in amianto, così come le altre strutture, sono ancora in piedi senza le autorità competenti abbiano intrapreso un serio programma di bonifica dell'area;
da organi di stampa si è appresa la notizia che per gli ex stabilimenti della Marlane siano in vista nuovi finanziamenti, che sarebbero di 70-80 milioni di euro, per trasformare l'area in enorme parco divertimenti con darsena per 500 posti per barca, alberghi, villaggi e centri commerciali;
la cittadina di Praia raggiunge nel periodo estivo circa 50.000 presenze e le spiagge sono poco distanti dalla fabbrica, pertanto interventi edilizi nell'area Marlane, altamente inquinata, appaiono fuori di ogni ragione prima che inopportuni –:
se i ministri interrogati siano a conoscenza del disastro ambientale perpetrato nell'area ex Marlane;
quali elementi, nell'ambito delle rispettive competenze, abbiano acquisito e/o ritengano di acquisire relativamente all'interramento di rifiuti pericolosi;
se e in che modo, per le rispettive competenze, intendano promuovere una bonifica efficace dei luoghi, richiesta anche dai residenti per tutelare il diritto alla salute sancito dalla Costituzione;
se risultino approfondimenti tecnici, in relazione all'imprescindibile tutela della salute, che potrebbero allo stato autorizzare la riferita costruzione di una struttura ad uso turistico. (4-03106)

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