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il ritorno ad una “nobile” normalità PDF Stampa E-mail
Scritto da mauro d'aprile   
Giovedì 05 Settembre 2013 15:41

Che il notevole Patrimonio Storico Artistico di Belvedere, abbia subito violenza e soprusi  da una classe patrizia parruccona ed ignorante succeduta volgarmente ad alcuni nobili e colti feudatari del Regno di Napoli,

i quali, nel bene e nel male, si erano operati per l’arricchimento dello stesso, si evince da due rispettivi documenti del 15 Maggio 1661 e del 24 Ottobre 1662 della Santa Sede di Roma, così come coraggiosamente riportati a pag. 154 cap.10.1.c. nel libro “Belloviderii” di Don Cono Araugio:

  1. Ai Vescovi di San Marco, Cassano e Bisignano di mandare un Correttore e dei frati presso la casa regolare Gesù e Maria, Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola in località Belvedere, e di restituire le scritture, una gran quantità di libri, le decime, le primizie, gli ornamenti e i paramenti ecclesiastici, le croci, i calici, gli abiti, i vasi d’oro e d’argento legittimamente spettanti a questa casa, sottratti si facciano restituire da chi li tiene nascosti.
  2. Si proibisce a chiunque di alienare, di distrarre, e di utilizzare in modo diverso i buoni locali, il reddito annuo e i mobili, gli utensili e le suppellettili, e tutto ciò che di valido Frate Daniele(non Fasanella) in conventu SS Annunziationis B.M.V. edificato nel luogo di Belvedere, ha conservato….si è tenuti ad osservare ed anche in futuro applicare…sotto pena di incorrere nella scomunica attiva e passiva”.

I due documenti dimostrano come la Santa Sede intervenga a tutela delle proprietà dei Minimi, nell’ormai dismesso Convento di San Francesco di Paola, al tempo Patrono della Città, in località Acquaro, e di quelle Agostiniane dell’allora Convento dell’Annunziata, oggi Santa Maria delle Grazie.

Questi patrimoni sono stati in parte salvaguardati con il trasferimento nella Chiesa di Santa Maria del Popolo: l’altare maggiore di marmo bianco, il magnifico Coro ligneo intagliato con stalli e postergali, intarsiati con lesene in capitelli; due Confessionali a forma di tre archi montati da cimasa con corona e croce un tempo dorata; un Pulpito di notevole fattura. Ma molte splendide sculture lignee raffiguranti Santi, vennero trafugate, dai diversi proprietari terrieri, per essere utilizzate a protezione dei propri raccolti, ma anche quali “feticci” liberatori di un contado sfruttato e sottomesso. Solo alla fine dell’Ottocento si assiste ad una parziale restituzione di statue lignee che vanno a sostituire le tele sino all’ora presenti sugli altari patrizi della Chiesa Madre.

Ma è soprattutto nel recente passato, l’adolescenza di chi scrive, che vengono inferti i colpi mortali al più antico e significativo patrimonio religioso. La “distruzione” di San Nicola Magno per fare posto all’Asilo Infantile  del Sacro Cuore,  rende tenebrosa l’intera storia religiosa della nostra città. Oltre all’abbattimento di un antistante atrio in pietra, collegato da un arco altrettanto in pietra, per il trasferimento di acqua piovana alla cisterna dell’antistante Mastio Normanno, oggi inglobato in edifici residenziali, vengono dispersi tre altari in pietra, uno stupendo Fonte Battesimale Normanno, probabilmente anche la campana del 1104, registrata negli archivi e di cui si sono perse le tracce negli anni 50. A testimonianza concreta di questo ricchissimo inventario resta semplicemente il Capitello Porta Croce Normanno, attualmente antistante il Piazzale del Convento dei Cappuccini. Ma soprattutto viene ulteriormente cancellata la prova testimoniale, forse la più importante, della presenza di San Daniele quale Sacerdote Secolare nella stessa Chiesa di San Nicola, dove fu ritratto, ancor prima di incontrare San Francesco.

Abbiamo ampliato la sagrestia di San Nicola, annullando la Chiesa, per fare spazio, per molto tempo, ad utili locali dell’Asilo Infantile del Sacro Cuore di Gesù. Oggi si vocifera che le Suore andranno via per mancanza di attività didattico-sociale. Oltre al Danno la Beffa!

Ed ancora, al disinteresse e alla disaffezione per la Città, corrisponde in termini direttamente proporzionali, la indifferenza mostrata per la Nostra Storia nelle occasioni dell’assalto delittuoso al Bambinello della Madonna delle Grazie, a quello delle Lunette decorate della Pala Lignea della Madonna del Rosario, a quello dell’intera asportazione del Sacramentario del Convento dei Padri Cappuccini.

Oggi aleggiano altrettanto minacce: l’attacco indebito alla veridicità del Reliquario di San Valentino per la quale ho consegnato una ricca nota pubblicata nella pagina culturale dell’Altrasinistra, invitando le autrici che si professano studiose accreditate dalla Soprintendenza di Cosenza, senza ottenere risposta alcuna; la situazione in prospettiva del Convento dei Cappuccini che per difetto di prelati potrebbe andare incontro alla chiusura dei servizi Conventuali, per rimanere semplicemente acclarato nelle funzioni religiose alla Parrocchia della Madonna del Carmine.

E mentre dal lavoro di Francesco Samà,(La chiesa del SS. Crocifisso, il Crocifisso di Pietro Frasa e Giacomo Colombo, Cosenza, Tipografia CI.SI, 2012). redazione - 30.08.2013, emerge il quadro confortevole di una fatturazione importante collocando il nostro Crocifisso, insieme a quello delle Cattedrali di Foggia e di Troia, “nel corpus di uno dei maestri più affermati che dominavano, fra Sei e Settecento, lo scenario della statuaria lignea napoletana, Giacomo Colombo, o della sua bottega”, desta seria preoccupazione la staticità della copertura della Chiesa che Lo ospita e per il quale fin dal 1683 si costituì la Congrea, con approvazione del relativo Statuto solo nel 1915. Quel che è certo che da quella data la Cappella precedente di Santa Maria del Pianto è stata ampliata per raccogliere al suo interno la Statua.

E’ corretto e responsabile che la Soprintendenza si preoccupi di tutelare il Bene Artistico di notevole fattura. E’ altrettanto corretto che la Comunità contribuisca al mantenimento del proprio patrimonio artistico religioso. Altre volte abbiamo provveduto al ripristino della Cupola della Chiesa a seguito di fulmini e terremoti. Oggi si tratta di intervenire sulla copertura. In attesa dei tempi tecnici necessari e della raccolta di fondi, urge l’adozione di una Ordinanza da parte del Sindaco di salvaguardare il bene artistico, invitando la Confraternita a recapitare la statua nella Chiesa Madre, già luogo di ricovero di altri santi (Santa Lucia- L’Immacolata). I motivi dell’urgenza e dell’interesse pubblico ci sono tutti.

E’ questo un banco di prova per capire se in prospettiva potremmo assicurare custodia ai nostri notevoli Beni, in attesa di essere adeguatamente valorizzati. Anche con la Ricostruzione della Chiesa di San Nicola, utilizzando le pietre dell’epoca per gli altari: non avremmo più il Fonte Battesimale originario e la valorosa Campana che ci difendeva dagli attacchi Turchi. Ma restituiremo ancora alle mura di un tempo, quello delle nostre origini, il sapore di un Racconto non più virtuale. Con la stessa lena riutilizzeremo il Castello e del Centro Storico faremo la riproposizione di un nuovo processo civile.

Non è tardi, non è mai troppo tardi, finché ai nostri figli sapremo trasmettere il senso dei valori, non solo quelli epici della nostra grande storia, ma quelli della semplicità, di una “Nobile” normalità che ha contraddistinto la crescita de nostro Popolo. Mauro D’Aprile - 05.09.2013

 

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