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il fallimento del porto di Diamante PDF Stampa E-mail
Scritto da movimento ambienatlista del tirreno   

Ora tutti si accorgono del porto di Diamante. Tutti tecnici, tutti professionisti, tutti politici dell’ultima ora.

Tutti pronti a cavalcare l’onda del malcontento per opporsi a tutti i costi contro l’amministrazione comunale rea, secondo loro di non aver fatto nulla per realizzare l’opera dimenticando tutto l’iter a cominciare dall’appalto, dal vincitore dell’appalto, dei poteri occulti che si sono messi in moto per l’affare in quanto tale, delle responsabilità primarie dell’ente regione che ha tenuto in mano l’opera e ne ha gestito i primi “strani lavori”. Tutti benefattori del nostro paese, tutti pronti a mordere l’osso. Noi ambientalisti che sin dall’inizio ci siamo opposti a quest’opera e a come doveva essere realizzata non ci stiamo e non parteciperemo all’assemblea popolare indetta per venerdì 5 ottobre che ha l’unico scopo di rilanciare l’esistente senza mettere alcun dubbio sull’opera in quanto tale. Eravamo contrari già nel 2000,lo siamo tuttora con la convinzione che avevamo visto giusto. Avevamo visto giusto riguardo al tipo di appalto, riguardo al tipo di opere da realizzare, alla difesa ambientale della scogliera della quale nessuno sembra preoccuparsi. La devastazione è sotto gli occhi di tutti. Ed a tutto questo c’è una sola via d’uscita. Azzerare tutto. Non faccia alcun passo il Comune come qualcuno mal consiglia. I suoi erano atti dovuti, spesso richiesti , proprio nella speranza che il Comune si opponesse per chiedere poi penali da far pagare ai cittadini come avvenne per il Porto canale che costò ai cittadini ben 1 miliardo delle vecchie lire. E’ la Regione che deve agire, è la Regione che ha stabilito un contratto con il privato. Contratto che non è stato rispettato e che per questo va rescisso facendo pagare al privato le dovute penali. E’ proprio il contrario. Deve essere il Comune a chieder e i danni al privato dott. Santoro e se non lo fa il comune si potrebbe tentare una Class Action fatta dai cittadini. Un danno ambientale prima di tutto per l’inutile pulitura fatta degli scogli senza che l’opera si realizzasse , un danno economico per come si è presentata Diamante ai tantissimi turisti che affacciandosi dal lungomare hanno potuto vedere mezzi meccanici abbandonati e arrugginiti, un mancato guadagno per come si era scritto da più parti che la realizzazione del porto avrebbe portato di indotto al paese tutto. Un paese intero è stato preso in giro ed è giusto che tutti quelli che credevano in questa opera si ricredano definitivamente. Il paese tutto ne riguadagnerà in difesa ambientale, in riqualificazione, rilanciando il Parco Marino e con i soldi del risarcimento la creazione del Museo del Mare , opere che oggi attirano un turismo nuovo ed innovativo e soprattutto non invasivo del quale potrebbero beneficiare tutti. Movimento Ambientalista del Tirreno - 03.10.2012

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