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soppressione centro nascite Casa di Cura Cascini: la battaglia bisognava combatterla prima di perderla! PDF Stampa E-mail
Scritto da teresa marino   

Queste le parole del Ministro della salute Balduzzi in data 26 Marzo 2012 : ''Non posso che augurare ogni successo al progetto formativo intrapreso dalla Regione Calabria, auspicando il pieno raggiungimento degli obiettivi

di riqualificazione previsti dal piano di rientro nonche' di quel cambiamento culturale e operativo necessario per migliorare nel tempo la qualita' e l'efficienza dei servizi sanitari calabresi. La mia forzata assenza di oggi, comunicata alla Regione e agli organizzatori gia' nella giornata di venerdi', mi induce a riconfermare l'impegno e l'attenzione con cui seguo la Regione Calabria e a dichiarare sin d'ora la disponibilita', subito dopo Pasqua, a una visita che mi consenta un piu' esteso confronto con la realta' sanitaria regionale''.

Parole che colpiscono per il loro sapore insipido…la realtà della Calabria bisogna viverla; non la si può comprendere con una “visita dopo Pasqua”. Parlo da cittadina belvederese; non da tecnico, né da politicante improvvisato.

Sono fortemente rammaricata ed amareggiata per quanto sta accadendo al territorio in cui vivo.

Rifiutai di spostarmi per lavoro dopo la Laurea per rimanere nel mio paese...Allora, ancora mi illudevo che qualcosa potesse cambiare. Oggi, mi rendo conto che la realtà di questo nostro territorio è come roccia: non la si riesce a modellare da soli, ma se, come tante gocce d’acqua, ciascuno di noi tentasse di inciderla forse qualcosa si riuscirebbe ad ottenere nel tempo.

Ecco l’ingrediente che manca alla ricetta del “bel paese calabrese”: l’incontro ed il successivo confronto tra il concreto bisogno del cittadino e le decisioni di coloro che si assurgono a loro “rappresentanti”.

Oggi, da donna e da neomamma, mi rendo conto della gravità delle vicende che stanno accadendo all’interno della realtà belvederese; in particolare, la mia attenzione vuole volgersi alla soppressione del punto nascite presso la Casa di Cura Cascini.

Attraversare i corridoi dell’ex reparto di maternità e non sentire più vagiti di neonati, né incontrare gestanti che fino a poco tempo fa lasciavano credere che c’è ancora tanta voglia di procreare e di far crescere il nostro paese, non solo rattrista l’anima, ma soprattutto lascia un cumulo di amarezza perché nessuno ha avuto il coraggio o la volontà a farsi promotore di una battaglia vera per evitare che ciò accadesse. Si, una battaglia che l’intero comprensorio belvederese avrebbe dovuto voler combattere con ardore e fermezza, per salvaguardare un “pezzo” vivo ed altamente funzionale della nostra Sanità.

Mi rivolgo all’Amministrazione Comunale di Belvedere Marittimo ma anche ai commercianti del centro storico, nonché alla intera popolazione belvederese: non si può rimanere sordi, ciechi e soprattutto muti mentre qualcuno che non vive la tua realtà sta “tagliando una delle poche piante fiorite del tuo orto”. Bisognava far comprendere a chi questo nostro territorio non lo conosce o spera di conoscerlo “con una visita dopo Pasqua” che tagliare sprechi nella Sanità significa sopprimere flussi di ruberie, non tagliare la qualità dei servizi e l’assistenza ai cittadini.

Avremmo potuto e dovuto fare di più; la battaglia prima di perderla bisognava combatterla.

E oggi per colpa di quella battaglia mai combattuta molte di noi donne belvederesi e non solo (il bacino di utenza del reparto di maternità Cascini si estendeva sino all’estremo confine nord della Calabria) ci sentiamo private della sicurezza di un servizio valido; le poche botteghe del centro storico si vedono private della vendita di una significativa percentuale di loro prodotti direttamente legati all’ “evento nascita”, incrementando così lo stato di staticità economica di un centro che sarebbe dovuto diventare, invece, una delle principali eccellenze del nostro territorio.

Questa lettera forse, o quasi certamente, per molti non avrà alcuna valenza.

In ogni caso per me, come per quanti hanno vissuto uno dei percorsi più importanti della loro esistenza, quale la maternità, accanto ad un personale non solo altamente qualificato da un punto di vista professionale, ma soprattutto fortemente vicino alle reali esigenze della “donna gestante”, queste parole di sfogo vogliono servire semplicemente a far rilevare che i danni erariali o comunque gli abbondanti sprechi sanitari non possono risolversi facendo perno solo sui “numeri”; è necessario valutare le effettive condizioni del territorio e le concrete esigenze dei suoi abitanti per evitare che il diritto alla salute non diventi solo una clausola di second’ordine tra i capitoli della storia di noi Calabresi. Teresa Marino - 26.03.2012

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