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rileggendo la storia politica di Belvedere PDF Stampa E-mail
Scritto da salvatore fabiano   

L’ultimo intervento di Riccardo Ugolino mi ha invogliato a ripercorrere la storia politica  ed  amministrativa di Belvedere, del suo evolversi e della “conventio ad excludendum” nei confronti del PCI locale, dei suoi esponenti e dei suoi eletti.

L’intervento lo limito solo all’ostracismo da lui citato trascurando tutta la lettera in quanto “labilmente”  interessato su chi guiderà la futura coalizione .

Già nei lontani anni cinquanta, nelle fasi di formazione della lista della “Campana” (coalizione civica che si contrapponeva alla DC), si pretese che la rappresentanza comunista non fosse  caratterizzata dai  dirigenti, ma da semplici iscritti. Dopo la vittoria eclatante, nessuno degli eletti  PCI fece parte della Giunta Municipale.  La “gentile concessione” avvenne solo nel 1960 con la nomina di Temistocle Martorelli ad assessore . Pur partecipando ad alcune maggioranze di coalizione negli anni settanta ed ottanta, i rappresentanti del PCI furono sempre esclusi dalla possibilità di accedere alla massima carica amministrativa ed il peso fu sempre limitato con incarichi il meno possibile importanti.  Il quinquennio 90/95  ,che registrò l’alternarsi di 5 sindaci (Mimmo D’Elia, Mauro D’Aprile 1 e 2, Peppino Arena , Vincenzo Carrozzino), non vide mai un comunista alla guida.  Tranne la candidatura di Ugolino nel 1995, le possibilità di guidare il nostro Comune sono state sempre riservate a chi non proveniva dal PCI. E noi costretti sempre a scegliere tra ex democristiani o ex non so che cosa.  Il tutto per non “spaventare l’elettorato”  si diceva nelle riunioni.

Forse per evitare che, dopo aver mangiato bambini nel dopoguerra, potessimo mangiare bidelli, netturbini, tecnici e vigili urbani….

E si che di persone in grado di competere con gli  altri ce n’erano nelle nostre file, per preparazione, cultura, serietà di comportamenti e capacità di lavoro.  L’impegno e la riuscita in altri campi han dimostrato il valore di tanti, tanti , tanti militanti del PCI.

Che dire?  Che forse anche da  parte nostra c’ è stata acquiescenza dinanzi alle pretese degli interlocutori. Generalmente fu il senso di responsabilità a dominare, ma i risultati furono magri e discutibili.  Che risultato ha avuto in termini di consensi un partito che per 8 anni portò i suoi voti al duo De Benedictis-Cascini prima e all’asse Rosano-Briguori dopo? E che occasione di crescita ha perduto nel regalare i suoi 4 consiglieri nel quadriennio 90/95 ?  L’ultima trovata è stata quella dell’appena costituito Circolo del PRC  (a Belvedere quasi tutti provenienti dal PCI) nel 2004 di partecipare  con un suo assessore all’amministrazione D’Aprile: nessun segno di influenza nelle decisioni …. ed il circolo sciolto per generale defezione dei suoi iscritti, con le dirigenze provinciali e regionali ad assistere distrattamente!

Purtroppo si sono perse le possibilità di affermarsi nel paese come forza di vera alternativa.  E’ un lavoro lungo che deve pur iniziare una volta. Penso in questo momento  alle scelte di Casini quando ha abbandonato Berlusconi: oggi, 10 anni dopo, si è posto in una condizione di forza rispetto a tutto lo schieramento politico nazionale.  Se  solo avessimo  similmente rinunciato alla partecipazione a tutti i costi perché …. “la gente preme, la base lo vuole”……..

Vogliamo ora far cadere quella preclusione, quella “conventio” e proporre finalmente un candidato che viene da quella cultura di cui conserviamo “ motivo di orgoglio”? Che ne pensa il nuovo segretario del P.D. e tutti coloro che hanno quelle radici culturali  e politiche e che possono ancora avere un peso nelle decisioni? Salvatore Fabiano –  segretario del PCI a Belvedere negli 70 ed 80

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