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il Governo tecnico, il Governo politico... PDF Stampa E-mail
Scritto da mauro d'aprile   

“La fiducia, come la reputazione, ci vuole una vita a conquistarsela e un minuto a perderla. E l’Italia, dopo le dimissioni di Berlusconi e l’incarico a Mario Monti, la fiducia non l’ha ancora riconquistata. I mercati oscillano e sono incerti. E non si sa bene come andrà  a finire”.

Così Giuseppe Turani sul Corriere della Sera.

Spiegando di seguito che “se il programma sarà  non molto diverso dalle cose che il Cavaliere ha tentato di fare nelle ultime settimane a palazzo Chigi e se la composizione del governo avrà  dentro troppa politica (in grado di frenare: le pensioni no, i licenziamenti neppure, il welfare che il diavolo ce ne scampi) allora il giudizio dei mercati non potrà  che essere violentemente negativo e saremo di nuovo nei guai”.

Tradotto in termini semplici: i “Mercati”, secondo questa interpretazione, determinerebbero l’assetto governativo di un Paese, con preferenza per la rappresentanza Tecnica a discapito di quella Politica, anzi quella Tecnica, con assenza assoluta di “influenza politica”.

Si direbbe la sconfitta della Politica ritenuta non più idonea per la guida del Paese: in sintesi il trionfo dell’antipolitica, dei girondini, dei grillini e dei qualunquisti in genere!

Ci si dimentica troppo frettolosamente che i Governi ultimi italiani, quelli della così detta seconda repubblica, sono i Governi dei Scilipoti, dei mercenari, delle veline e delle prostitute, di un Bunga-Bunga all’infinito, che ha trovato negli studi televisivi e nei mass-media il supporto della propria pedagogia. Ma sono anche i Governi dei Ministri che abitano sontuose dimore pagate “a loro insaputa”, da sconosciuti. Sono i Governi degli Scajola, dei Milanesi, dei Papa, dei Dell’Utri, dei Verdini, degli appalti della Protezione Civile. Ed in ultimo, sono i Governi dei Gasparri e La Russa, dei Bossi e Calderoli, ma anche tragicamente dei “neutrini” della Gelmini.

Non i Mercati, ma il Mondo ci ha bocciato e ……deriso!

Il Costituzionalista Gianmario Demuro precisa:

“Tutti i governi sono politici, i governi tecnici sono un prodotto della letteratura costituzionalistica per descrivere il livello di impegno politico dei partiti nella indicazione degli incarichi ministeriali. Più i partiti designano Ministri più il governo è politico. Meno indicazioni provengono dai partiti più il Governo é tecnico. Negli ultimi vent’anni i Presidenti della Repubblica si sono trovati spesso di fronte all’alternativa di sciogliere le Camere o di dare al paese un Governo tecnico. Governo Amato nel 92, Governo Dini nel 95, Governo Amato nel 2000. Tutti governi nati nella emergenza economica e politica dovuta, quasi sempre, a crisi delle coalizioni che sorreggevano le maggioranze parlamentari. Nel nostro sistema parlamentare i governi si reggono sulla fiducia parlamentare, se non hanno una maggioranza politica si devono dimettere”.

Dal voto sulla fiducia al Senato ed alla Camera si ricavano tuttavia alcune interessanti novità  nel quadro delle prassi costituzionali:

innanzitutto, il Prof. Monti non usa per il suo Governo l’espressione Governo tecnico, ma lo definisce Governo di impegno nazionale. Un Governo che si presenta alle Camere per assumere su di sé il compito di rinsaldare le relazioni civili e istituzionali, fondandole sul senso dello Stato.

Malgrado i continui richiami della Presidenza della Repubblica, questo ciclo Parlamentare trascorso è da ricordarsi quale continua mortificazione delle Istituzioni. L’elenco degli episodi di vilipendio di uomini di governo alle Istituzioni sarebbe lunghissimo; basta ricordare, per tutti, l’assenza del Ministro degli Interni alle Commemorazioni del 150° dell’Unità d’Italia, o lo spettacolo indecoroso degli ultimi lavori parlamentari, o ancora i dibattiti demenziali sino a notte fonda.

Il peso dello Stato, é la forza delle istituzioni, che evitano la degenerazione del senso di famiglia in familismo, dell'appartenenza alla comunità  di origine in localismo, del senso del partito in settarismo.

E’ questo, nelle premesse del largo consenso ricevuto, un Governo che rispetta la politica e che  vuole, nel periodo messo a disposizione, contribuire in modo rispettoso e con umiltà  a riconciliare maggiormente i cittadini e le istituzioni, i cittadini alla politica.

E cominciano a prendere corpo le misure che faranno parte del primo pacchetto di interventi fiscali.

Stando alle indicazioni che emergono a livello tecnico, la base di partenza sarà il lavoro svolto dalla commissione tecnica guidata da Vieri Ceriani, che ha individuato oltre 600 meccanismi agevolativi nell'ordinamento. Ma non si agirà attraverso tagli “lineari”, ma selettivi.

Quanto all'Iva, sono in corso calcoli e simulazioni. L'aumento di un punto dal 21 al 22% consentirebbe di incassare 4,2 miliardi, ma si sta ragionando anche su un eventuale intervento sull'aliquota agevolata del 10 per cento. L'intervento sulla tassazione sugli immobili va connesso con l'applicazione della futura Imu, la nuova imposta municipale unica che, nella formulazione del decreto legislativo sul fisco municipale, esclude le abitazioni principali.

Si è parlato di un possibile gettito aggiuntivo di 3,5 miliardi, ma evidentemente molto dipenderà dalla platea dei proprietari di immobili che ne saranno comunque esenti. Il governo Prodi aveva in proposito previsto l'abolizione di fatto dell'Ici per circa il 40% delle prime abitazioni.

Simulazioni in ogni caso, perché ancora non vi è un vero e proprio dossier istruito sui vari addendi della prossima manovra. Ci si muove al momento sulle indicazioni contenute nelle dichiarazioni programmatiche che Monti ha esposto in Parlamento. La constatazione è che il nostro Paese, tra i principali partner europei, è caratterizzato da un'imposizione sulla proprietà immobiliare «particolarmente bassa».

In prospettiva, potenziando in tal modo il dispositivo della legge delega, si immagina un percorso di redistribuzione del maggiore gettito atteso dalla lotta all'evasione, che dovrebbe servire ad abbattere il prelievo sui redditi e sulle imprese. Occorre un serio monitoraggio della ricchezza prodotta, primo di tutto!

Può darsi, anzi quasi certamente sarà, che la crisi economica richiederà più impegno rispetto alle misure che questo Governo è in grado di predisporre e che le decisioni dei singoli Stati non basteranno ad allontanare la morsa che attanaglia l’EuroArea (vedi Francia) e che pertanto bisognerà immaginare nuovi meccanismi di intervento della Banca Centrale Europea, se non una nuova Banca Mondiale, così come sollecitata dal Vaticano. Ma per coloro che ritengono che l’Economia non esaurisce la Politica, e che, di questa, costituisce una semplice importante componente, i Cattolici appunto, salutano, anche con la loro presenza di Ministri, il significato dell’avvento del Governo Monti.

Dopo questa disastrosa esperienza per il Paese Italia, dal 1994 ad oggi, nella nostra Storia Parlamentare, nei prossimi manuali di diritto costituzionale dovremo trovare una casella per inserire la dizione “Governo Istituzionale”, ovvero Governo che nasce per ridare credibilità  alle istituzioni. Un Governo apparentemente neutrale, in realtà  fortemente politico, perché nasce nel rispetto di un indirizzo politico che potremmo definir costituzionale.
Nel discorso al Senato di Monti e della Finocchiaro il tema del valore costituzionale
ritorna spesso:

“occorre riconoscere il valore costituzionale delle autonomie speciali, nel duplice binario della responsabilità  e della reciprocità”. Da qui il Ministero della Coesione Territoriale, del Cattolico Barca..

Anche il rispetto del ruolo del Parlamento é costantemente richiamato:

“ciascun Ministro esporrà  alle Commissioni parlamentari competenti le politiche attraverso le quali, nei singoli settori, le azioni saranno avviate”.

Anche sul rigore economico il richiamo é in continuità  con le scelte parlamentari laddove si considera che “la proposta di legge costituzionale per introdurre un vincolo di bilancio in pareggio per le amministrazioni pubbliche, in coerenza con gli impegni presi nell'ambito dell'Eurogruppo, possa contribuire a mantenere nel tempo il pareggio di bilancio programmato per il 2013, evitando che i risultati conseguiti con intense azioni di risanamento vengano erosi negli anni successivi”, per come é accaduto! Mauro D'Aprile - 22.11.2011

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