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il caro Riccardo, un bravo politico, ma un po’ “distratto” PDF Stampa E-mail
Scritto da antonello troya   
Venerdì 02 Settembre 2011 12:31

Intervengo non certamente per difendere la brava ed equilibrata collega Adriana Sabato (appoggio di cui non ha certamente bisogno), ma sicuramente per sostenere la sua tesi che vede un mondo politico, traballante e disonorevole, avvezzo a tenere sotto controllo l’informazione, sia essa libera o meno.

Il caro Riccardo Ugolino, amico e sicuro tra i più preparati personaggi politici belvederesi, non perde però occasione per dimostrare la sua indole “tagliatesta”. Non a caso simpaticamente lo avevo identificato come una “patetica controfigura di Robespierre”, pronto a criticare, e a volte anche in modo molto duro, chi gli si pone davanti, o che gli ostacola il cammino. E mio malgrado, e devo aggiungere anche, a ragion veduta.

Ma resto perplesso quando leggo ancora della “G. Murat”: una strada che non si farà mai e mai sarà realizzata; quando leggo del lavaggio dei cassonetti dei rifiuti non avvenuto, come se ciò fosse il problema più importante del paese (ma forse per il solo ex vicesindaco). Il caro Ugolino, anatra zoppa del panorama politico locale, è di poca memoria (forse volutamente) nel rivendicare le sue origini di sinistra.

Eppure era accanto ai lavoratori della Foderauto, della Confitalia, della Spinelli. Poi la poltrona di vicesindaco lo ha “distratto” dai questi più seri problemi e forse avvicinato di più ai colletti bianchi.

La sua amministrazione, quella guidata da Mauro D’aprile, sarà ricordata come quella che ha visto la chiusura della clinica Spinelli e della Foderauto. Come si può dimenticare il manifesto a firma dei Ds territoriali (e non me ne voglia l’allora coordinatore Battista Maulicino, adesso bravo assessore al comune di Diamante) e appoggiato da quelli locali, “Abbiamo risolto la crisi alla Foderauto” che campeggiava in ogni angolo della strada. E del “Porta a porta”, vogliamo parlarne, quando ha fatto perdere il finanziamento? E del piano spiaggia?

L’elenco sciorinato da Ugolino ritengo che debba rientrare in ciò che viene definita “ordinaria amministrazione” e guai se così non fosse, per un’amministrazione durata 5 anni.

Alcune cose sono state fatte, sarebbe ingiusto negarlo, e anche bene, che hanno dato lustro al paese. E non parlo solo di lavori pubblici e urbanistica, ma di cultura, arte, cui la nostra terra è madre indiscussa. Ma rido alla sola lettura della “parallela di via della Repubblica”: forse Ugolino dovrebbe farsi una passeggiata lungo via Gafaro e vedere a che punto sono i lavori. Fermi, immobili, senza speranza alcuna. E poi il simpatico intervento di consolidamento del movimento franoso in località Laise, un’opera il cui finanziamento ha tanti padri, da Ugolino a D’Aprile, a Pirillo, a Magorno, alla Ciponte.

Vogliamo parlare dell’inno belvederese, frutto dell’operosità di un altro assessore della passata giunta, stampato in 5000 copie (dico cinquemila) e che riposa “eternamente” nei magazzini della Polizia Municipale?

E come dimenticare il 13 agosto 2008, allorquando si sarebbe dovuto tenere il concerto di Nino D’Angelo pubblicizzato ai quattro angoli del paese, “sponsorizzato” anche dai commercianti belvederesi. Concerto mai avvenuto, con buona pace di chi ci ha rimesso i soldi. Stesso giorno in cui il bravo Cenacolo culturale francescano metteva in scena “Nu Cumaun difettauso” (mi perdonerà Olga per la mia deplorevole scrittura dialettale…).

E delle ordinanze urgenti affidate alla stessa ditta e con lo stesso tecnico, vogliamo parlarne?

E adesso che la crisi alla Tricarico è scoppiata in tutta la sua interezza non ho memoria di un autorevole intervento del Partito Democratico locale. Troppa amicizia, troppi interessi ci sono in ballo. Nessun intervento, dico nessuno, su un’estate passata tra sagre paesane e fiere di mare.

E come mai nessun autorevole esponente della minoranza è intervenuto sulla stampa a difendere gli interessi dei commercianti belvederesi cacciati in malo modo dal lungomare di Diamante, per poi naturalmente sostenere chi puntava il dito contro il giornalista cui va data la colpa per aver sollevato la questione. Perché, ora come ora, sul piatto si ha un capro espiatorio pronto ad essere immolato.

La verità è che è troppo facile criticare chi fa questo ingrato mestiere. Si pontifica su come si dovrebbe fare informazione, e poi si è pronti a mettere mano alla carta bollata per trascinarti in tribunale. Antonello Troya - 02.09.2011

 

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