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...per una Calabria fuori dal controllo della ‘ndrangheta PDF Stampa E-mail
Scritto da lucio carrozzino   

Tutti sanno ( e chi più di noi calabresi!! ) che la ‘ndrangheta condiziona la vita sociale  e politica della nostra “abbandonata” Calabria.

Allo stesso tempo, tutti sanno che i magistrati, le forze dell’ordine, le associazioni varie, da sole, non riusciranno a contrastare, anche per mancanza di uomini e mezzi,  questo immenso potere criminale, fatto di “pizzo”, di “estorsioni”, di “usura”, di “riciclaggio di denaro sporco”, di “traffico di droga”  che si annida in ogni dove ( anche nelle Istituzioni ) e controlla i più svariati settori dell’economia.

Alla Calabria, per uscire da questa cappa, servono condizioni di benessere, di crescita economica e, soprattutto,  di lavoro,  perché dove ci sono povertà e bisogno la ‘ndrangheta ha vita facile e, in Calabria, la vita per la ‘ndrangheta è molto più facile che altrove.

Questo sarà possibile se la Politica, intesa come Servizio, con i suoi comportamenti e nel rispetto delle regole, sarà capace di dare un segnale, forte e visibile, di lotta alla ‘ndrangheta ed alla illegalità diffusa e dimostrerà, nei fatti, di essere vigile nel contrasto ad ogni forma di criminalità organizzata; solo allora lo Stato acquisterà dignità e credibilità e la Calabria potrà avviarsi verso una nuova stagione, fuori da controllo della  ‘ndrangheta,

Per questo la sfida che l’On. Magarò , già Amministratore pubblico integerrimo, oggi Presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta, porta avanti, da tempo, con iniziative e provvedimenti di grande rilevanza politica ed istituzionale a partire  dal “costituirsi sempre e comunque parte civile nei processi …, alle misure per garantire la legalità e la trasparenza dei finanziamenti erogati dalla Regione Calabria…., al codice etico degli aspiranti alle cariche elettive… …., all’ impegno dei partiti e della classe dirigente a selezionare  i candidati  sulla cui trasparenza e moralità pubblica non deve aleggiare alcuna ombra,….” e, non ultimo, anche, all’apposizione di una targa, sui portoni d’ingresso delle Case comunali, con sopra scritto “Qui la ‘ndrangheta non entra”, è una sfida coraggiosa e pericolosa, ma che va senz’altro sostenuta, senza se e senza ma, dalle Amministrazioni locali, provinciali e regionali, per finire all’ultimo cittadino calabrese.

Anche gli atti simbolici, come quello di dotare i Comuni calabresi di una targa, da affiggere sui portoni di ingresso, recante la dicitura: “Qui la ‘ndrangheta non entra”,  servono per sostenere , con forza,  che lo Stato è vicino ai cittadini e pronto a contrastare, con ogni mezzo, la criminalità organizzata.

Ma contestualmente all’apposizione di questa targa sarebbe auspicabile sottoscrivere, da parte  dei Sindaci, un protocollo ( simbolico anche questo) d’intesa  in cui  si dichiari che nel proprio Comune non esistono Amministratori sospettabili di avere rapporti di alcun genere con la “ndrangheta” o con la “malavita organizzata” e che il loro operare è sempre stato, e sempre sarà, improntato alla correttezza ed alla trasparenza amministrativa.

Anche perché, troppo spesso, si sussurra  ad alta voce, che  la classe politica si nutre di ‘ndrangheta e di malaffare e che la ‘ndrangheta e il malaffare entrano nelle Istituzioni sempre in “cravatta” e  mai con le armi.

Ancor di più.

Sarà  necessario che i partiti  nella composizione delle liste  mettano fuori  dalla porta candidati inquisiti, condannati e chiunque abbia rapporti con la criminalità organizzata.

Sarà necessario che i partiti  si decidano a rinunciare  a qualche centinaio di voti che personaggi estranei alla Politica, in odore di ‘ndrangheta e dediti al malaffare, possano assicurare  al politico di turno.

Sarà necessario, soprattutto, che Politici ed Amministratori  comunali, provinciali, regionali,  almeno una volta, siano da esempio e denuncino, quando ne vengano a conoscenza, il proprio collega Politico o Amministratore, perché colluso con la ‘ndrangheta o portato al malaffare.

E’ mai possibile che si sciolgano  Comuni per infiltrazioni di ‘ndrangheta , di mafia o di camorra, con   la Calabria ai primi  posti e, mai, nessun Politico o Amministratore ( locale e non ) sappia di essere stato seduto, per anni,  a fianco di un collega colluso con la mafia, con la camorra o con la ‘ndrangheta e/o, comunque, dedito al malaffare?

E’ mai possibile che solo dopo ne venga a conoscenza?

E’ mai possibile che le “cricche locali” continuino tranquillamente  ad operare nell’illegalità  ed a nutrirsi di ‘ndrangheta e di malaffare?

Solo se la Politica  sarà capace di dimostrare, con i fatti, di non essere più collusa con la ‘ndrangheta ed il malaffare e le Istituzioni avranno la forza di mettere  alla porta   Politici ed Amministratori corrotti e dediti al malaffare, solo allora potremo dire  che per la Calabria e i calabresi sarà un nuovo giorno, altrimenti questa nostra “martoriata e dimenticata” Calabria, figlia prediletta di tutti i Governi, ma sempre bistrattata e calpestata , resterà sottomessa e soggiogata a questa “longa manus” della ‘ndrangheta, in cui, forse (ma anche senza ” forse”) molti Politici e Amministratori locali si trovano a proprio agio. Lucio Carrozzino - consigliere nazionale PRI - 27.07.2011

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