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a proposito di riforma dell'università...ovvero la stoltezza del paradossale! PDF Stampa E-mail
Scritto da salvatore belmonte   

E' ancora fresca la firma del Presidente della Repubblica che promulga la legge della cosidetta riforma dell'università e in me si è ravvivato un sentimento che credevo si fosse sopito da tempo:

la ripugnanza per chi fa politica solo per farsi i propri interessi o per raggiungere una visibilità che diversamente sarebbe solo sognata,poichè incapace di vivere la vita assaporando il piacere di chi sta in seconda fila, perchè autorevole nei fatti e non a parole.

Scusate se ho parlato di sentimento che,in genere,fa riferimento alla parte nobile della coscienza,tuttavia, ho usato il termine in modo appropriato poichè il moto di reazione che suscita in me chi amministra la cosa pubblica per i motivi di cui sopra,proviene proprio dalla sfera interiore, sede delle passioni più certosine e pertanto che interessa la parte più intima della mia persona.

Fatto questo doveroso inciso mi preme fare una semplice considerazione sulla legge di riforma.Tralasciando molti dei punti cruciali, mi voglio soffermare sulla destinazione del 10% dei fondi delle borse di studio agli studenti residenti nella regione in cui si trova l'ateneo.Un simile provvedimento è stato fortemente voluto dalla lega,che tra l'altro sostiene che al sud le dichiarazioni dei redditi sono false e pertanto gli studenti del meridione sarebbero avvantaggiati nell'assegnazione delle borse di studio.

Non commento questo pensiero,poichè penso si commenti da solo,ma mi soffermo sull'assurdità del concepimento di simile provvedimento. Infatti,è evidente che siffatta legge penalizza gli studenti fuori sede che viceversa avrebbero maggiore necessità di poter usufruire della borsa di studio(ai miei tempi presalario).Inoltre,il dispositivo legislativo proposto dal ministro Gelmini va contro la costituzione (art.34)e in senso opposto alla necessità di internazionalizzare l'università, che per definizione significa univeralità,totalità,deriv. di universus "tutto intero"(dal latino universitate).

Non so cosa e quanto abbia studiato la Gelmini, che pure sulla diminuzione del numero di discipline presenti nelle università, mi trova d'accordo! Tuttavia lo studio necessita,per definizione di grandi investimenti soprattutto destinate alla ricerca,poichè come dimostrano molti premi Nobel,italiani emigrati all'estero(Dulbecco,Rubbia,Montalcini ecc.) i nostri cervelli pensano meglio di tanti altri che dispongono di maggiori risorse.A me pare invece che il ministro voglia sfasciare le università pubbliche a vantaggio di cosidetti istituti privati che qualitativamente,mai e poi mai possono fornire una preparazione in grado di competere con le competenze acquisite nelle scuole pubbliche.

Pertanto,per quanto detto, auspico che il ministro faccia "mea culpa"ricoscendo,nell'interesse delle nuove generazioni,di aver commesso degli errori e torni sui suoi passi,facendo si che la scuola pubblica abbia preminenza rispetto alle cosidette scuole private e cosi facendo anteponga l'interesse generale all'interesse particolare e/o personale.Diversamente,questa riforma,porterà gli atenei alla decadenza ed all'impoverimento,avviandoli all'isolamento ed alla dequalificazione,che per un paese come l'italia,culla della civiltà e della cultura,suonerebbe come un vero e proprio suicidio di massa.dott. Salvatore Belmonte - 31.12.2010

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