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...se tornasse la vergogna! PDF Stampa E-mail
Scritto da salvatore belmonte   
Martedì 30 Novembre 2010 15:44

Leggendo una bellissima intervista di Eugenio Scalfari ad Enrico Berlinguer realizzata diversi anni orsono,pubblicata recentemente sul quotidiano romano "La repubblica",nella quale si trattava abbondantemente di "questione morale", mi è venuta voglia di dire la mia su un argomento cosi importante che mi sta molto a cuore.

Quando l'allora segretario del partito comunista parlava di questione morale,furono in molti,anche illuminati, a farsi beffe di lui, considerandolo il solito rompiscatole e la migliore visione dei politici del tempo,gli contestò che anch'egli aveva i propri scheletri nell'armadio.

Ebbene, tutti sappiamo quale fu la grandezza di quel nobile pensiero! Negli anni novanta la magistratura milanese,soprattutto,dimostrò la bontà delle tesi Berlingueriane,salvo poi il tentativo,in parte rivelatosi fallace,di fare di tutte le erbe un fascio.Ma nonostante tutto,credo che dal momento dell'enunciato del segretario comunista in poi, le cose siano, almeno concettualmente,cambiate.

Mi spiego meglio: prima ne i politici, ne tantomeno i cittadini si ponevano il problema etico-morale della politica.Ricordo bene quando si diceva che per fare politica non bisognava andare tanto per il sottile,nel senso che l'etica e la morale non appartenevano al ceto politico e, oserei dire,quasi per trascendenza, non ne potevano far parte!("il fine giustifica i mezzi")Personalmente accetterei il Machiavelli se il fine fosse nobile,nel senso che avvantaggiasse tutti i cittadini e non una parte (la prescelta) di essi.

Ma torniamo alla "questione morale": la prima repubblica, sebbene, a mio giudizio e per certi aspetti, migliore della seconda, è stata spazzata via dalle indagini giudiziarie, proprio perchè i politici del tempo hanno fatto razzia delle istituzioni senza porsi mai nessun tipo di problema. Tutto era lecito ai politici,e dunque tutto era loro concesso!La cosa pubblica era diventata cosa privata e pertanto se ne poteva abusare per trarne vantaggi personali a scapito del bene comune.

Senza dilungarmi troppo su questa fondamentale questione, per chi voglia intraprendere la carriera politica, che probabilmente è la più nobile delle arti,penso che sia imprescindibile l'etica e la morale.

Dirò di più, ritengo che per svolgere in modo corretto la funzione di amministratore di un ente pubblico, bisognerebbe avere nel proprio DNA il gene della vergogna.Di quella vergogna di cui parlava Aristotele nella sua raccolta di regole da egli elaborata e successivamente "sistemata" da suo figlio Nichomaco: "l'etica Nichomachea". In altre parole la vergogna, per tutti gli uomini, e per i politici in particolare,dovrebbe rappresentare per la coscienza, ciò che il dolore rappresenta per il corpo, ovvero un sintomo d'allarme!Quando si sta per compiere un'azione eticamente scorretta se non addirittura illegale,la coscienza,stimolata dalla vergogna,dovrebbe scatenare un corteo sintomotologico tale per cui i freni inibitori non dovrebbero consentire l'azione medesima.

So bene che tutte le strade in teoria sono lastricate di buoni propositi e che la realtà è un'altra cosa,tuttavia penso che l'etica Nichomachea sia un viatico ottimo da percorrere per tutti i politici destinati a portare a termine il mandato, ricevuto dai cittadini nell'interesse dell'intera collettività.Se ciò si realizzerà allora avremo,in futuro, una classe dirigente brava,matura e soprattutto onesta, in grado di dare un esempio ricco di buoni propositi per il bene delle generazioni che verranno. dott. Salvatore Belmonte - 30.11.2010

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