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chi cattura i mafiosi? PDF Stampa E-mail
Scritto da riccardo ugolino   
Lunedì 22 Novembre 2010 10:38

Propongo ai lettori de laltrasinistra alcune considerazioni di Claudio Fava (Chi cattura i mafiosi latitanti unità.it del 20.11.2010) sul tema della lotta alla mafia e da me rielaborate.Penso che valga la pena pubblicarle per ristabilire un minimo di verità.

Il governo si attribuisce il merito dell’arresto di Iovine dimenticando il ruolo di forze dell’ordine e magistrati e le proprie ambiguità nella lotta al crimine.

28 latitanti mafiosi, compresi nell’elenco dei 30 criminali più ricercati, sono stati arrestati. Il governo, utilizzando l’ultimo arresto, quello del boss Antonio Iovine, ha parlato di antimafia dei fatti, contrapposta all’antimafia delle parole (leggi Saviano).

Preliminarmente occorre rammentare che non sono i ministri a dare la caccia ai latitanti ma le forze di polizia  e che l’attività d’indagine è il frutto dell’azione dei Pubblici Ministeri ( a patto che siano “indipendenti”, dotati di poteri di coordinamento della Polizia Giudiziaria e che le intercettazioni telefoniche e ambientali non siano limitate a poche settimane).

Poiché il governo Berlusconi vuole cancellare l’indipendenza dei P.M., sottrarre loro il potere di coordinamento della Polizia Giudiziaria, limitare l’uso delle intercettazioni, non può sembrare paradossale l’affermazione che i superlatitanti sono stati arrestati nonostante Berlusconi  e suoi ministri.

Rammentiamo, inoltre, due vicende che certo non possono essere ascritte all’antimafia dei fatti: Fondi e Milano.

Due anni fa il prefetto di Latina chiese al ministro dell’Interno lo scioglimento del Comune di Fondi, inquinato da interessi e pratiche mafiose. La sua richiesta, confortata da documenti forniti dai Carabinieri e da numerose inchieste penali, non fu accolta e il ministro Maroni ordinò che il prefetto di Latina venisse trasferito.

A Milano un altro prefetto, ascoltato  in commissione antimafia, dichiarava che Milano trasparente, senza rischi di alterazioni mafiose del suo tessuto sociale ed economico. Una menzogna clamorosa, smentita poche settimane dopo dalla più gigantesca operazione di polizia in Lombardia: centinaia di arresti, una colonna della ‘ndrangheta he aveva già arruolato funzionari, amministratori, dirigenti.

In quella occasione il ministro si è limitato a dire che il prefetto di Milano non si tocca; una difesa a oltranza , anche quando il prefetto di Milano si è rifiutato di dare, al Presidente dell’Antimafia Pisanu, i nomi dei candidati e degli eletti non in regola con il codice di autoregolamentazione approvato da tutti i partiti: tra gli eletti ci sono anche alcuni camorristi e mafiosi già condannati. E allora? Quale antimafia dei fatti? Piuttosto, non sarebbe il caso di parlare dell’antimafia dei silenzi? Riccardo Ugolino -Pd Azione Democratica - 22.11.2010

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