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privatizzare l'acqua significa commercializzare un diritto, mozione del consigliere Raffaela Sansoni PDF Stampa E-mail
Scritto da raffaela sansoni   

L'acqua è un bene comune che rientra nella sfera dei diritti umani e della salvaguardia della vita. Al contarrio, nel mondo e anche in Italia, diventa sempre più un diritto negato, un bene comune sacrificato alle logiche della privatizzazione e della mercificazione.

Il capogruppo consiliare di minoranza, della lista "Insieme" dott.ssa Raffaela Sansoni, facendo proprie le istanze e le osservazioni del Forum italiano dei movimenti per l’acqua ha presentato una mozione: "Privatizzare l'acqua significa commercializzare un diritto" (prot.20442 del 09.12.2009) chiededendo al consiglio comunale di Belvedere m.mo di intraprendere tutte le azioni opportune al fine di contrastare i provvedimenti previsti dall’art. 23bis della L.133/2008, come modificato dall’art. 15 D.L 135/2009, approvato definitivamente dalla Camera dei Deputati in data 19.11.2009, che condurranno alla messa a gara della gestione del servizio idrico integrato ed alla obbligatoria presenza dei privati nella gestione del servizio dal 2011.

Al sig. Sindaco

del Comune di Belvedere M.mo

 

Al sig. Presidente del Consiglio comunale

di Belvedere M.mo

 

 mozione ai sensi dell’art. 24 Regolamento Consiglio comunale

“PRIVATIZZARE L’ACQUA SIGNIFICA COMMERCIALIZZARE UN DIRITTO UMANO”

Nuove forme di gestione del servizio idrico integrato

VISTO che la gestione del servizio idrico integrato in Italia è attualmente disciplinata dall’art. 23bis della L.133/2008 che prevede, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali, tra cui esplicitamente il servizio idrico, a imprenditori o società mediante il ricorso a gara, imponendo forzatamente la presenza di privati;

VISTO il recente art. 15 del D.L. 135/2009 che ha modificato l'art. 23bis della L.133/2008, convertito in legge in data 19.11.2009, che prevede la privatizzazione dei servizi idrici e di altri servizi pubblici, attraverso:

- l'affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite, individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa, a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%;

- la cessazione obbligatoria alla data del 31 dicembre 2011 dell’affidamento per qualsiasi altra forma di gestione non conforme alla disciplina di cui sopra e l’impossibilità di prevedere altre forme di gestione dall’entrata in vigore di tali disposizioni;

 

CONSIDERATO che  

-         in tutto il territorio nazionale una rete associativa cui aderiscono più di ottanta organizzazioni nazionali e più di mille comitati territoriali, accomunati dalla consapevolezza dell’importanza dell’acqua come bene comune e diritto umano universale, e dalla necessità di una sua salvaguardia per l’ambiente e per le future generazioni, sta sottoponendo all'attenzione della cittadinanza e della società civile  una serie di proposte volte alla riappropriazione sociale del bene acqua e alla promozione, attraverso gli Enti Locali, di una gestione pubblica e partecipativa dei servizi idrici;

-         che l’acqua rappresenta fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi, dalla cui disponibilità dipende il futuro degli esseri viventi, costituendo, pertanto, un bene comune dell’umanità, un bene comune universale, un bene comune pubblico appartenente a tutti;

-         che il diritto all’acqua è un diritto inalienabile, indisponibile, appartenente a tutti, che non può essere di proprietà di nessuno, bensì condiviso equamente, il cui accesso  deve essere garantito a tutti come servizio pubblico;

CONSIDERATO che l’accesso all’acqua, per come disciplinato dal nuovo quadro normativo, se non affrontato  secondo principi di equità, giustizia e rispetto per l’ambiente rappresenta una vera emergenza democratica  a livello territoriale.

EVIDENZIATO che l’entrata in vigore delle disposizioni normative di cui sopra rappresenta una evidente delegittimazione dei poteri degli enti locali e dei propri organi eletti dai cittadini in merito alle varie forme di erogazione di servizi essenziali;

RITENUTO che la gestione privatistica del servizio idrico comporta la violazione di un principio che annovera l’acqua come diritto universale e non come merce, perché espropria l’acqua potabile dal controllo degli Enti locali e dei cittadini, perché consegna al mercato l’acqua con tutte le ripercussioni sociali che questo può generare;

 CHIEDE

 CHE IL CONSIGLIO COMUNALE DI BELVEDERE MARITTIMO SI IMPEGNI A:

Costituzionalizzare il diritto all’acqua attraverso i seguenti interventi:

 

- intraprendere tutte le azioni opportune al fine di contrastare i provvedimenti previsti dall’art. 23bis della L.133/2008, come modificato dall’art. 15 D.L 135/2009, approvato definitivamente dalla Camera dei Deputati in data 19.11.2009, che condurranno alla messa a gara della gestione del servizio idrico integrato ed alla obbligatoria presenza dei privati nella gestione del servizio dal 2011;

- intraprendere tutte le azioni opportune nelle associazioni rappresentative degli enti locali e nelle sedi di confronto col Governo nazionale, al fine di affermare il potere degli enti locali a determinare le modalità di gestione di servizi essenziali alla collettività quale il servizio idrico, secondo l'autonomia conferita dall’art.114 della Costituzione e dall'art.117 per le competenze regionali;

- riconoscere il Diritto umano all’acqua, come diritto universale, indivisibile, inalienabile e l’acqua come bene comune pubblico;

- riconoscere il servizio idrico integrato come servizio pubblico locale, privo di rilevanza economica, impegnandosi ad inserire questo principio nel proprio Statuto Comunale in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua a tutti, pari dignità umana a tutti i cittadini, la cui gestione va quindi attuata attraverso un Ente di Diritto pubblico;

- nominare seduta stante, la Commissione consiliare con lo specifico compito di integrare/modificare lo Statuto comunale secondo le indicazioni sopra specificate;

- promuovere nel proprio territorio una Cultura di salvaguardia della risorsa idrica, di iniziativa per la ripubblicizzazione del Servizio idrico Integrato.

aderire al Coordinamento Nazionale “Enti Locali per l’Acqua Bene Comune e la Gestione Pubblica del Servizio Idrico”.

- chiedere alla Regione Calabria di proporre Ricorso di Legittimità nei confronti del provvedimento innanzi la Corte Costituzionale. dott.ssa Raffaela Sansoni - consigliere comunale gruppo "Insieme" - 13.12.2009

 

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