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riflessioni sul congresso del Pd PDF Stampa E-mail
Scritto da riccardo ugolino   

Credo che il dibattito congressuale sia viziato dalla volontà di deformare le posizioni dei candidati alla Segreteria nazionale. Si afferma, da una parte, che Bersani voglia ricostruire un Partito della Sinistra, un Partito che si allei con il Centro cattolico e liberale di Casini e Montezemolo, se non con la Destra moderna di Fini, a cui riconoscere la guida della coalizione e del governo.

Dall’altra che Franceschini pensi a un partito “liquido” che coltivi l’ambizione del Bipartitismo e che per conquistare il 51% dei consensi abbia in mente un partito “moderato” in grado di attrarre parte dell’elettorato che oggi si riconosce nel PDL e nell’UDC ammantando questa operazione di “nuovismo”. È questa una distorsione del dibattito congressuale. Da sostenitore della mozione Franceschini sento di dovere ricordare che Bersani ritiene “il PD la più grande intuizione politica degli ultimi 20 anni”, che egli si riconosce tra i fondatori del Partito che si propone di amalgamare e unire persone provenienti da culture politiche diverse. D’altra parte mi piacerebbe che si riconoscesse che Franceschini ha in mente un “Partito solido”, che difende “come oro” i propri iscritti, che non ha la pretesa di proporsi alla guida del Paese senza le necessarie alleanze e che i giovani non possono avere responsabilità politiche “senza un percorso di preparazione e di studio che comincia dalla gavetta”.

Se evitiamo argomenti retorici e strumentali, dobbiamo convenire che le mozioni congressuali presentano più affinità che differenze. Identica è l’analisi sulla crisi dell’economia globale, sul ruolo politico che l’Europa deve svolgere per regolare la finanza e il mercato globale. Convergenti sono i giudizi sulla grande eredità tramandata dai movimenti socialisti e cattolico-democratici del ‘900 e sulla necessità di una loro confluenza, oggi che sono venute meno le ragioni di una divisione tra le due grandi culture. Non differiscono più di tanto le proposte per superare la crisi economica, le opinioni sulla laicità, il merito, l’immigrazione, il Welfare. E questa convergenza di analisi e proposte è un bene: costituisce cioè la garanzia che in questo Congresso non si discute sulla necessità dell’esistenza del PD (il PD c’è e costituisce, per tutti , una scelta irreversibile) ma su quale debba essere l’identità del PD (quali valori e principi lo definiscano, quale programma di governo lo caratterizzi).

Non si possono però, sottacere le differenze le quali, se pure non sostanziali, testimoniano le diverse sensibilità riguardo ad alcune tematiche. È più netta in Franceschini l’affermazione sui Diritti Globali (Nella divisione internazionale del lavoro l’Italia non può rinunciare alla produzione di beni a basso contenuto tecnologico, non può dismettere il tessile e arrendersi alla evidenza dello sfruttamento del lavoro nei Paesi del Sud-Est asiatico: intanto perché un Partito che si richiami alla grande tradizione del socialismo e del cattolicesimo democratico non può abbandonare al proprio destino di sfruttamento milioni di uomini, donne, bambini; poi perché non è facile convertire lavori “manuali” in lavori “creativi”; infine perché Paesi come la Cina e l’India riusciranno quanto prima a competere, nel mercato globale, anche nei settori più alti della filiera produttiva, dove contano di più la creatività e il capitale umano). In Franceschini è più marcata la proposta di superamento della crisi economica con una più equa distribuzione del reddito a favore dei lavoratori dipendenti, dei precari, dei pensionati.

Le proposte avanzate dal Segretario del nostro Partito: aumento dell’aliquota fiscale del 2% sui redditi superiori a € 120.000 annui, imposta patrimoniale straordinaria, assegno di disoccupazione, allentamento del vincolo del patto di stabilità negli Enti locali, recepiscono l’analisi sulla crisi economica dei più grandi economisti. P. Krugman, premio Nobel per l’economia nel 2008, ha individuato la causa prima della crisi nella iniqua distribuzione della ricchezza registrata negli ultimi 30 anni nei paesi a capitalismo maturo: il 10% della popolazione detiene la metà delle risorse complessive. Più chiare suonano, nella mozione Franceschini, le parole chiave di una Nuova identità del Partito.

FIDUCIA  - contro la paura che ha prodotto le Ronde; fiducia in una nuova alleanza tra i produttori che è stata l’intuizione di fondo di Berlinguer e Moro e di cui il Pd è il frutto maturo. Imprenditori rispettosi delle regole, soprattutto in materia fiscale, e sostenuti nello sforzo di innovazione tecnologica, lavoratori protetti dalla crisi e partecipi alle scelte delle imprese, possono costituire un nuovo blocco sociale cementato dalla cultura solidale di matrice cattolica e socialista.
REGOLE - il contrasto alla criminalità organizzata, la sicurezza sul lavoro, il rispetto delle norme edilizie, fisco e burocrazia efficiente non ostacolano ma garantiscono la libertà delle persone e delle imprese.
EGUAGLIANZA - di opportunità nel corso della vita, eguaglianza di genere e tra generazioni, eguaglianza nei rapporti internazionali, tra Nord e Sud.
MERITO - Oggi la società italiana è prevalentemente organizzata su sistemi di cooptazione basati su relazioni familiari, professionali, politiche, sindacali, associative e di altro genere. Relazioni che condizionano l’accesso a carriere pubbliche e private, alle professioni come allo svolgimento di alcune attività di impresa. Il PD deve rompere questo immobilismo sociale, deve aprire tutti i campi all’ intelligenza e alla creatività dei ragazzi italiani.
QUALITA’- Nel mondo globalizzato non potremo competere in tutti i settori produttivi. L’Italia dovrà puntare, pertanto sulla qualità, sulla ricerca dell’eccellenza, ciò significa investire nella conoscenza, nella scuola, nella cultura. Qualità significa valorizzare l’Italia come risorsa con le sue coste, montagne, beni culturali, tipicità agricole e artigianali. Per questo investire sull’ambiente e l’economia verde deve essere la nostra priorità.

Ricostruire una identità del Pd e farci capire dagli Italiani sarà un lavoro lungo e difficile, un lavoro importante anche perché su questa base costruiremo la nuova alleanza con cui candidarci alla guida del Paese. Ma non torneranno coalizioni frammentate e litigiose. Formeremo un’alleanza che dia agli Italiani la garanzia di un programma condiviso e realizzabile; credibile non solo per vincere ma anche per riuscire a governare.
Per preparare una nuova alleanza servono pazienza e lavoro e fare l’opposizione insieme con altri Partiti, individuare battaglie comuni, in Parlamento e nel Paese, sarà il terreno migliore per sperimentare la possibilità di formare un’alleanza coesa e credibile.
E, infine, bisogna fare il Partito; un partito plurale che fa della contaminazione tra le diverse visioni del mondo un argine contro tutti gli integralismi e i fondamentalismi, un partito aperto soprattutto ai giovani e donne, un partito radicato nel territorio, un partito degli iscritti che non rinunci a forme di partecipazione meno stabili ma non per questo meno vere e appassionate. Un partito anche di elettori da coinvolgere nei momenti delle grandi scelte, com’è certamente l’elezione di un Segretario nazionale. Riccardo Ugolino - segreteria circolo Pd  di Belvedere m.mo - 06.10.2009

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