Nascita di un Partito - centenario della fondazione del Partito comunista italiano Stampa
Scritto da salvatore fabiano   

Cento anni fa a Livorno, nasce il Partito Comunista d'Italia, a seguito di una scissione dal Partito Socialista. L'evento è determinato dall'azione di Antonio Gramsci, di Amadeo Bordiga ed altri esponenti dell'ala massimalista.

Il clima politico europeo è in subbuglio dopo la Rivoluzione d'Ottobre e la nascita di

partiti comunisti in varie nazioni ne sono il segnale tangibile. La voglia di riscatto di grandi masse di proletari si diffonde dappertutto.

In Italia siamo alla vigilia della marcia su Roma ed il fascismo fornisce già le prime avvisaglie di quel che saranno poi venti anni di regime: guerre, lutti, privazione delle libertà più elementari in un crescendo che porterà disastri dappertutto.

L'avvento di regimi autoritari non permetterà in tante realtà periferiche la conoscenza di quanto sta accadendo. Tutto sarà nascosto dalla scarsa informazione, ma i sentimenti che si stavano affermando nel nuovo mondo industrializzato coveranno per decenni sotto la cenere, per poi esplodere durante le guerre di liberazione come epilogo della seconda guerra mondiale.

Il regime fascista  adotta, tra l'altro, l'istituto del confino per combattere la diffusione di idee contrarie a quelle che vuole imporre, iniziando dalle scuole. E saranno proprio i confinati, in genere intellettuali, a tenere acceso il fuoco, diffondendo le nuove idee, nel frattempo maturate.

Paradossalmente si può dire che il fascismo aiuta, per il tramite dei confinati, il diffondersi dell'antifascismo.

In Calabria, per esempio, i confinati saranno oltre 2500, di cui 400 donne, suddivisi in vari Comuni, tra i quali Belvedere Marittimo. Si ha certezza, attraverso pubblicazioni e ricerche nei siti dell'ANPI, di almeno 11 provenienti da ogni parte della nostra penisola.  I loro racconti, la loro preparazione politica uniti al senso dell'accoglienza dei belvederesi, diffonde il seme della democrazia nella mente di tanti giovani.

Prima del fascismo c'era stato un nucleo di socialisti composto per lo più da operai, artigiani che si aggiungevano a qualche intellettuale. La scissione di Livorno non produce a Belvedere  alcuna separazione, per mancanza di tempo, ed essi restano uniti anche durante la clandestinità. Vanno annoverati tra essi: l'avvocato GiginoVidiri, guida morale nel lavoro cladestino, Vincenzo De Paula, Filippo Martorelli,  Eugenio Sarpa, Giovanni Marano, Germano Cairo, Aristide Martorelli, Michele Ercolano, Ernesto Mostardi, Ciriaco Martorello, Eugenio Parise, Nicola Santise, Luigi Lapuista, Eugenio Monetta, Mario Monetta ed altri che, in seguito avranno ruoli nell'agire politico della sinistra, tanto socialista che comunista.

La presenza dei confinati costituisce l'iniziazione di tanti giovani verso i nuovi ideali. Tra i confinati spiccano le figure di medici come il siciliano Salvatore Migliorini o il romano Marcello Marrone, l'avvocato Lucio Mario Luzzatto e l'impiegato comunale milanese Romolo Cani o l'istriana Rosa Burich, moglie di Nino Woditzka, giormalista anch'egli confinato a Cosenza. Il regime ne ha trasformati i cognomi in Buricca e Vodisca, per quella follia di cancellare le storie dei territori occupati.

Quei giovani così formatisi li ritroveremo, nell'Italia democratica, protagonisti della politica locale.

Dopo la Liberazione si costituisce dapprima la sezione del Partito Socialista alla quale aderiscono tutti i militanti di un tempo. Vicende locali porteranno a tante incomprensioni tra essi. Per esempio nelle prime vere elezioni comunali del 1948 si presentano due liste con candidature socialiste di spicco. Una di esse sorge all'interno dell'Associazione Reduci e Combattenti.  La competizione elettorale si conclude con la vittoria di una lista DC-PLI  guidata dal Sindaco Francesco De Paula, insegnante elementare, già Commissario Prefettizio nominato dal CLN, dopo le dimissioni del socialista Vidiri.

In quel clima, come ormai avviene anche nelle piccole realtà, si forma la sezione del PCI. Il partito è guidato in Italia da Palmiro Togliatti, dopo la morte di Antonio Gramsci.

Sono tanti gli anziani che, lasciando i socialisti, si  schierano nel nuovo partito, Anche molti giovani emergenti si incamminano su quel percorso politico. Il riferimento è a Italo Rogati, Francesco Vivona, Pasquale Scrivano, Temistocle Martorelli, Daniele Capano, Eugenio Impieri, Giovanni Liserre, Vincenzo Greco, Umberto Sarpa.

Le difficoltà organizzative sono tante, la propaganda avversa è feroce. Nelle elezioni politiche del 1948 si diffonde la paura dell'orso sovietico che irrompe nel Vaticano, i cosacchi bivaccanti in ogni Piazza d'Italia, i comunisti che avrebbero mangiato ogni bambino incontrato per strada.

Intanto la DC ha invaso ogni angolo del vivere quotidiano, dominando nella Coldiretti, Artigianato, Ufficio di Collocamento, mettendo in campo gli eredi del fascismo. Chi era stato alla guida del Comune a partire dalla Prima Guerra Mondiale fino al 1943, viene surrogato dai discendenti in ogni posto di potere. I segretari del Fascio fanno altrettanto ed  accadrà per tanti decenni ancora. La DC, al netto di adesioni nuove e culturalmente avanzate, è il naturale approdo di chi aveva un tempo tenuto in piedi il vecchio regime. La paura dei socialcomunisti è propaganda giornaliera e colpisce l'immaginario delle gente semplice

 

- La sezione "Antonio Gramsci" del PCI di Belvedere -

Viene dapprima ubicata in un piccolo locale nei pressi di Palazzo Nastri, restandovi solo per poco tempo.

Si passa a quella in via Annunziata, al piano terra di casa Rogati, messa gratuitamente a disposizione. Una soluzione provvisoria in un sito degno di essere chiamato con il nome di sezione. All'interno c'è  un biliardo da competizione, di seconda mano, ed un biliardino oggetto della “confisca” operata dal Comune dopo il settembre del 1943. Gli antifascisti decidono un giorno di acquistarlo, esibendolo come fosse un cimelio di guerra. Con il passar del tempo diviene il grande tavolo delle riunioni del Comitato Direttivo.

Per tanti anni non sarà possibile reperire locali decenti in quanto, al pari di come avverrà per i meridionali emigrati nel triangolo industriale, a Belvedere “non si affitta ai comunisti”. Si teme chissà quale contaminazione! E' puro ostracismo. Pertanto si passa da  scantinati a  garage per lungo tempo. L'ostracismo lo toccano con mano anche le generazioni degli anni tra il “60 e “80. Diventa poi più facile trovare qualche locale decente nella località Marina.

 

- I segretari del PCI a Belvedere -

Sono tanti e di provenienza sociale diversa:  operai, artigiani, impiegati, professionisti ed intellettuali. Una breve elencazione diventa un obbligo, delineando le figure di due di essi per la loro storia segnata da  persecuzioni, angherie, purghe e manganellate nel ventennio fascista.

Il primo ad assumere l'incarico è ERNESTO MOSTARDI, elettricista cosentino accasatosi ad una belvederese. Il suo ruolo è citato in alcuni scritti di studiosi dell'antifascismo. Lo troviamo in una ricostruzione del lavoro politico clandestino di Francesco Spezzano. Ernesto faceva la spola tra i nostri paesi ed il capoluogo cosentino, manteneva i collegamenti servendosi di rappresentanti di commercio a lui noti. Di lui parlerà anche l'on.le Luzzatto, vice presidente della Camera dei Deputati, esaltandone il coraggio e la dedizione alla causa. Lavora nell'Azienda Elettrica del Soleo ed è l'istruttore di una pletora di operai e tecnici del settore.

Morto il Mostardi nel 1953, gli succede CIRIACO MARTORELLO, calzolaio che non disdegna i lavori nei campi in poderi intorno al Centro Storico. E' detto U Taliano, cioè l'italiano, a causa della sua ossessione per il parlar bene. Consiglia a tutti i compagni, con il fare del buon padre di famiglia, di leggere e di informarsi sempre, di parlare l'italiano per essere rispettati e non derisi dagli avversari. Pur nelle ristrettezze economiche di una famiglia numerosa, è  abbonato alla stampa di partito: L'Unità e Rinascita. Nelle edicole locali non arriva la stampa di sinistra ed  a lui giunge per posta. Il giorno dopo  porta i giornali in Sezione affinchè tutti, anche se in ritardo, possano leggerli e documentarsi. Quando non c'era ancora la televisione, risultava basilare il giornale.

Retaggio dell'abitudine alla stampa clandestina durante il ventennio! Cita spesso  Gramsci e Togliatti nei suoi dialoghi. Ciriaco torna a ricoprire la carica per altri periodi di transizione. Questa sua continuità lo fa apparire come “ il Segretario Storico”.

Viene poi  il turno di ITALO (Nino) ROGATI e  TEMISTOCLE MARTORELLI, entrambi per due volte, VINCENZO GRECO (Enzo), ROSARIO PERRONE. SALVATORE FABIANO (per più periodi), FRANCO PERRE, RICCARDO UGOLINO, ultimo segretario primo dello scioglimento del Partito nei Congressi del 1990 e 1991.

Il Partito nato in Italia nel 1921, ma a Belvedere nel 1948, conosce il suo epilogo dopo aver mobilitato masse di operai, di contadini, di intellettuali attorno a valori di emancipazione  e progresso. Se solo si pensa alle Feste dell'Unità che diventano evento culturale, politico e di partecipazione di interesse nazionale ed internazionale.

A Belvedere per lungo tempo l'adesione non è stata esaltante. In genere limitata ad alcune famiglie che tramandano l' adesione generazionale. Nelle campagne sono presenti alcuni iscritti o simpatizzanti che conoscono l'emigrazione periodica verso il Nord della penisola, quindi scarsamente presenti nelle attività politiche.

Il cambio di rappresentanti di diversi strati sociali avviene negli anni tra il 1960 ed il 1980 con l'impegno di persone che scelgono, al termine di studi, percorsi politici, pur nella diversa collocazione delle proprie famiglie di origine.

Nelle condizioni date, la rappresentanza di tutta la sinistra nell'elettorato non è mai adeguata a quella nazionale. In particolar modo nelle competizioni comunali per l'effetto duraturo di una lista locale che miete voti in ogni campo, in gran parte nella DC, ma anche nei partiti di sinistra. Inenarrabili sono alcuni  episodi di discriminazione sul lavoro e licenziamenti per rappresaglia, specialmente dopo le competizioni elettorali negli anni 50. Una crescita adeguata come in altre parti del Paese non si registra mai.

Giunge così l'inizio degli anni 90, quando il PCI sotto la guida di Achille Occhetto, decide di cambiare verso: programmi, riferimenti culturali e persino nome e simbolo. Un cambio deleterio che determina  un forte disimpegno. A Belvedere lascia il PCI un terzo dei suoi iscritti e dei suoi elettori. Nasce il PDS, ma anche, per un piccolo lasso di tempo, il Partito di Rifondazione Comunista, guidato da Antonio Monetta. Chi ha creduto in certi valori non si ritrova nel “nuovo indistinto” e neanche nelle piccole compagini che via via si formano in confusione organizzativa. Tanti militanti di un tempo si allontanano, si disimpegnano, si disperdono.

Salvatore Fabiano - 03.01.2021

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

e-max.it: your social media marketing partner
 

Questo sito utilizza i cookie per gestire la navigazione ed altre funzioni.Chiudendo questo banner o cliccando su qualunque elemento di questa pagina acconsenti all'uso dei cookie. Per ulteriori informazioni sui cookie che utilizziamo e come eliminarli, visitare la nostra pagina cookies police.

Accetto i cookie di questo sito.

EU Cookie Directive Module Information