il porto di Scalea tra ecologia, economia e democrazia Stampa
Scritto da m.di marco - f. saccomanno   

Siamo da sempre a fianco dei cittadini e delle associazioni che si battono da anni per evitare la costruzione del porto di Scalea attorno allo scoglio su cui sorge la Torre Talao.

È inutile in questo documento riproporre le ragioni che hanno spinto tutti noi a contrastare quest'opera. Ci preme di più riflettere sul momento storico che stiamo attraversando a livello locale, regionale, nazionale e mondiale.

Ovunque vediamo lo stesso schema: uno schema di potere che, pur presentandosi formalmente come democratico (anzi come unico modello di democrazia, come se quella parlamentare fosse l'unica sua possibile realizzazione), guarda con fastidio proprio al popolo che ne sta alla base, quando quest'ultimo si esprime direttamente.

Abbiamo visto in questi giorni il Sindaco, liberamente eletto, certo, ma non per fare quel che vuole senza nessun controllo dal basso, scagliarsi senza argomenti contro chi, con il solo potere delle sue argomentazioni, vuol convincere il maggior numero di cittadini della scelta sbagliata fatta sulla costruzione del porto.

Il massimo della democrazia, far partecipare i cittadini informati alle decisioni che riguardano il territorio in cui vivono, viene presentato come provocatorio, quasi eversivo, se non addirittura illecito.

È così purtroppo anche a livello nazionale ed internazionale. In Piemonte la protesta valsusina contro la TAV, documentatissima sul piano economico contro la realizzazione della linea Torino Lione, viene criminalizzata con argomenti di ordine pubblico (ma a questo livello si è arrivati per il rifiuto di discussione economica seria!), da parte di un governo che privilegia l'economia di pochi rispetto a quella dei molti. Come dicono i movimenti persino negli Stati Uniti, l'1% della popolazione democraticamente mette a tacere con le armi il 99% che detiene in teoria il potere.

Torniamo al nostro piccolo. A Scalea le ragioni, tecniche, economiche, ecologiche, culturali, sono dalla parte della popolazione che non vuole questo porto.

D'altronde l'economia, come serie di regole per normare l'attività umana misurabile quantitativamente, non può più prescindere dallo studio della scarsità delle risorse ambientali, quindi dall' ecologia, che deve quindi necessariamente prevalere sulle attività economiche.

È quindi ormai necessario capire che a questo punto il problema ecologico (ed economico)  è sempre più un problema di democrazia.

I governi locali, i Sindaci che eletti direttamente si sentono come dei in terra, come quelli regionali e nazionali, sempre più lontani e slegati dalle necessità e dagli interessi del 99%, devono cedere il passo a forme di partecipazione vera, continua e regolamentata dei cittadini informati, sulle decisioni che li riguardano. Per una nuova pulizia economica, ecologica, democratica di una società che attualmente è schiava degli interessi di una minoranza della popolazione. Francesco Saccomanno - Mauro Di Marco coordinamento regionale del Forum Ambientalista - 03.03.2012

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