un po’ di coraggio e tanta follia Stampa
Scritto da olga de luca   

Salve a tutti. Come  presidente  del Cenacolo Culturale Francescano mi sono sempre esposta al candore di storie e leggende, di fiabe e filastrocche che dicono tanto senza dire nulla,

che non argomentano, non convincono, né vogliono dimostrare alcunché, ma aprono, come un sorriso, sprazzi di luce, offrendo, disinteressatamente, gocce di saggezza a chi voglia trascorrere qualche momento di serenità, frugando nella sapienza del passato. A volte, sentirsi immersi in uno stagno, dove non si può nuotare e navigare, ti rende meno agitato , ti avvolge come un grembo protetto , ma ti fa cadere in un riposo apparente. Trentanni che ho tentato, con la complicità di chi è entrato, uscito, rientrato, nel Cenacolo, di non perdere mai la speranza nell’inseguire e fare inseguire i propri sogni.  Di non fare smettere, a grandi e piccoli, di credere in se stessi e nelle proprie capacità. Sono certa che ogni pensiero o idea pronunciata ad alta voce, viaggi nel vento, corre nell’aria e se si è bravi da udire abbastanza, si potrà anche ascoltare. Nel mio animo, nonostante le difficoltà e le prove che la vita mi ha donato, brilla sempre una luce! Un vecchio proverbio indiano recita: “ sono come una pianta su una roccia, più il vento mi sferza, più affondo le radici”. Restando sempre “dietro le quinte” del Cenacolo sono riuscita a collaborare con tutti gli Assessori alla Cultura e Turismo del Comune di Belvedere, che si sono succeduti negli anni: Loretta Maccagnan, Gilberto Raffo, Riccardo Ugolino, Patrizia Ragone, Vincenzo Cristofaro, Carlo Cesario, Francesca Impieri, [ i nomi sono stati inseriti man mano che ho ricordato e non seguono un ordine, scusandomi se ho dimenticato qualcuno]. Con tutti ho collaborato dignitosamente, e dico “ho collaborato” in quanto rappresentante legale del  Cenacolo. Nello svolgersi degli anni il Cenacolo è riuscito ad ottenere dei Premi e a far conoscere il nome del nostro Paese anche fuori Regione. Ho scritto tra le oltre 80 Commedie solo due Satire politiche: “’A palaumba” e “Nu cumaun∂ difittausu”.  Su questa ultima, come ben sapete, sono stata querelata, perché, forse, qualcuno voleva essere al centro delle mie idee letterarie, ma io avevo ben altro a cui pensare. Aveva ragione zio Giacomino quando mi diceva, con la sua voce cantilenante: “ Olghicè, nu comunista dittatore è il fascista più pericoloso”. Però, ( nella vita c’è sempre un però!) ho un magone che mi aggredisce, impedendo l’esplosione della luce che, solitamente, mi accompagna. Avrei tanto voluto recitare io stessa, portando sulle scene un discorso per far ridere o sorridere, com’è nel mio stile, perché sono convinta che dove c’è umorismo  c’è umanità. Ed ecco allora , non reciterò, ma scriverò il mio discorso per te che ti sono simpatica e anche per te che non mi sopporti e ti sono terribilmente antipatica.

Per comprendere le ragioni del mio pensiero/discorso, ritengo sia necessario partire da uno strano  vocabolo dell’Africa sub-sahariana: “Ubuntu”, che nella lingua xhosa significa “io sono perché noi siamo” . “Ubuntu” rappresenta una filosofia di vita, un’etica su cui dovrebbe poggiarsi una Comunità, perchè pone al centro dell’esistenza dell’uomo l’importanza delle relazioni che devono basarsi sui principi di lealtà, onestà, amicizia e condivisione. Sotto il profilo  sociologico “ubuntu” dà valore al saluto - elemento base di una buona educazione che , purtroppo, sta perdendo quota velocemente - È nel rito del saluto che ognuno riconosce l’identità dell’altro e quindi, il saluto, diviene luogo d’incontro tra persone che si rispettano e si riconoscono reciprocamente. È il luogo dove potere accettare l’altro come parte di noi stessi!

Negli anni, non ho fatto grandi discorsi, lo sapete,… ma non posso vivere bene senza aver mai nulla da dichiarare come una annoiata spettatrice dietro i vetri di una finestra.

Si va al voto, ma il panorama è incerto! Ed io me la rido… perché il ridere è proprio dell’uomo. La iena “ridens” è tutt’altra cosa. Effettivamente, nel riso c’è  un’azione  purificatrice che riesce a smitizzare certe arroganze e a demolire luoghi comuni,  ed è per questo che l’ironia è sempre temuta perché mostra quando “il re è nudo”. Me la rido, perché vedo personaggi che non scenderanno direttamente in campo, ma sottometteranno come burattinai i propri burattini, comportandosi, per dirla alla paesana,  “ cum’u purch¶ ca quand’è bautt¶ abbucca llu sciaif¶” , non tenendo mai  in conto che gelosia, arroganza e presunzione, non sono generi a lunga conservazione… usurano soltanto! Me la rido, perché noto personaggi che nel sorridere o ghignare  soddisfatti, godono di unanimi consensi. Gli imbroglioni, del resto, hanno sempre saputo che il loro mestiere non è quello di convincere gli scettici, ma di permettere ai creduloni di continuare a credere quello che vogliono credere. E il loro mestiere lo fanno assai bene, nella consapevolezza che“vedendo e sapendo” inducono a rappresentare come concreta una realtà astratta. Questa “era digitale”, poi, fa risorgere anche i morti che tendono a gareggiare sui social network con lo scopo di mostrare alla gente vicinanza e interesse.  E noi onesti e fragili cittadini? Noi, sogniamo! Sogniamo uomini capaci di ascoltare gli altri, di ascoltare la realtà.

Sogniamo uomini, con qualche ideale, che sappiano cos’è il bene comune e abbiano dato prova di volerlo servire. Sogniamo uomini che vogliano condividere le responsabilità e collaborare con altri per costruire il futuro della nostra Comunità. Sogniamo uomini leali che non facciano promesse illusorie per ottenere voti. Sogniamo uomini, soprattutto, onesti, che non emanino lezzo di ruberie, di truffe, di intrighi, di patrie galere … di fredde catene ai polsi… Si sogna… nella speranza che non svaniscano all’alba…Si sogna….”

P.S. una preghiera: non rovinate l’allegra atmosfera con le vostre sterili polemiche. Sorridete e la Vita vi sorriderà! Grazie. Olga de Luca – 17.4-2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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