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Se fossero i libri a salvarci, recensione di Franco Maiolino al libro di Francesco Cirillo "il bibliotecario delle brigate rosse" PDF Stampa E-mail
Scritto da franco maiolino   

E’ l’interrogativo che mi pongo leggendo le testimonianze di tanti, che ad ogni età, in ogni luogo,in questi mesi targati Covid 19, hanno trascorso le lunghe giornate del Lock down in compagnia di un libro,stringendolo tra le mani comeun talismano salvifico capace di aiutare a vincere la noia el’angoscia, a stimolare la mente e ad appagare lo spirito.

E’ l’interrogativoche mi pongo, dopo aver letto“Il bibliotecario delle Brigate Rosse“, il libro di Francesco Cirillo pubblicato dalla Città del Sole-Edizioni nella collana La Bottega dell’Inutile. Centoventi pagine di divagazioni sui libri,sulle libreriee sulla letturache vanno definite solo per quello che non sono: non un racconto, non un saggio, non una guida ma un percorso, slegato temporalmente, che si srotola per l’intera vita di Cirillo e il cui titolo, fortemente limitativo se non fuorviantenon lascia immaginare il prezioso contenitore di stimoli e suggestioni di cui èpervaso.Per chi conosce Cirillo, giornalista, scrittore e militante politico ambientalista, difficile da inquadrare nel perimetro delle sinistre convenzionali che sono apparse e scomparse negli ultimi 50 anni, il titolo rimanda a quella esperienza dei primi anni ottanta,in cui di fatto,nel carcere di Palmi,Cirillo curò la piccola biblioteca carceraria traendo proprio dai libri e dalle discussioni sui libri con gli altri detenuti, fra cui molti brigatisti, la forza necessaria a superare quella terribileesperienza.

Cosi come accadde a personaggi letterari ad esempio il Conte di Montecristo, o a scrittori come Boezio, Cervantes, Jenet, Gramsci,che nel carcere, traevano conforto nel leggere o nello scrivere,eper i qualila compagnia di un libro serviva a confrontarsi con se stessi e ad ampliare i confini della propria conoscenza, nonché utilizzare le pagine come ali per volare oltre le sbarre della cella. E nel limite sfumato che c’è tra la scrittura e la lettura si muovono i capitoli del libro di Cirillo a conferma che non vi è scrittore che non sia stato un vorace lettore e chetutto sommatodopo la Bibbia, L’Iliade e la Divina Commedia niente altro si può scrivere che non sia già contenuto in tali opere. Ma nel Bibliotecario delle Brigate Rosse ci sono anche altriaspetti che sul filo conduttore dei libri divagano sulla lettura, sulla librerie e sulle biblioteche, sul rapporto tra libri e potere e,in generale sulla cultura e sulla conoscenza. Alcuni capitoli sono dedicati ad esperienze personali, intrise di ricordi e di aneddoti che sembrano il canovaccio di una personale autobiografiain cui spesso l’intransigenza ideologica si stempera con l’emozioni che scaturiscono da un verso di Pasolini o dall’ombra incompresa del poeta Lorenzo Calogero che aleggia fra i vicoli di Melicuccà.I suoi libri bruciati a causa di un braciere in soffittae quelli messi sottosopra durante una perquisizioneassumono la solennitàdell’incendio della biblioteca di Alessandria o di un rogo dell’Inquisizione mentre il gioco a rimpiattino con i libri che si nascondono o si fanno trovare è una metafora di labirinti letterari in cui è piacevole perdersi.

Avevo avuto modo diapprezzare Francesco Cirillo come rigoroso scrittore di storia locale e appassionato polemista. Giornalista d’inchiesta e denuncia ha riportato sotto i riflettori storie che il giornalismo imperante, quasi sempre di regime, si è sempre guardato dalraccontare( Navideiveleni, Marlane-Fabbrica della Morte, saccheggio urbanistico della Riviera del Cedri)ora con questo libro aggiunge un ulteriore tassello a quella rivoluzione culturale ( l’unica che gli è riuscita ) di cui il nostro paese, ma il Sud in particolare ha fortemente bisogno. E Se Jorge Luis Borges grande sognatore , immaginava il Paradiso come una grande Biblioteca ingombra,yo, que me figuraba el paraiso bajo la especie de una biblioteca;lo sconosciuto Omar Nicola Foni nei suoi Aforismi edInquietudinici ricorda ed invita a riflettere che la ricchezza di una casa non si vede dall’olio e dalla farina della dispensa ma dalle begonie sui balconi e dai libri sulle mensole; in maniera più esplicita Cirillo ci insinua un dubbio: e se fossero i libri a salvarci? Franco Maiolino - 27.12.2020

*per chi volesse acquistare il libro - apri -

 

 

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