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da un “viaggio immaginario”: Il mio paese cerca la sua identità PDF Stampa E-mail
Scritto da olga de luca   
Giovedì 05 Aprile 2018 06:38

Non tira aria buona di questi tempi! I tamburi, dopo la Santa Pasqua, hanno ripreso (quando avevano mai smesso?) a far udire il loro aspro e amaro tamtam.

Si ricomincia a “giocherellare”, colpendo a destra e a manca, senza fare scorrere sangue se non perchè le armi che impugniamo sono di plastica. Le nostre lingue urlano, gridano, schiamazzano, ci danno la possibilità di gonfiarci come vecchi leoni con la criniera, ormai, un po’ malandata o come galli con la cresta cadente!, ma, l’importante è discutere con qualcuno, dargli torto in nome del proprio egocentrismo, divenuto sistema di vita a tutti i livelli, dando forma ad un ritratto inconsueto di essere lucidamente decisi a provocare, sino al limite della follia. Quando l’uomo pensa solo a se stesso e al proprio interesse e non tiene conto degli altri se non per strumentalizzarli ai suoi fini ci troviamo di fronte ad un essere lucidamente arrogante, aggressivo e autoritario. Umiltà, ecco la grande parola! La persona umile, nel suo comportamento in generale, è discreta non è invadente non presume mai una superiorità nei confronti dell’altro, non attribuisce qualità e doti che non le appartengono. Non resta attaccata al “ricordo” di un passato lontano o recente che sia, coinvolgendo la gente tramite l’uso di una propaganda non sempre veritiera. Si vuole, quasi,  condannare a camminare con lo sguardo, perennemente, volto all’indietro. Svegliamoci, siamo adulti! Siamo troppo grandi per dormire. Smettiamo di trastullarci con i nostri giocattoli. Lo so che svegliarci è spiacevole, è irritante. Io stessa l’ho capito solo dopo molti anni. E, il segnale del risveglio penso sia quando ci chiediamo: “sono io il pazzo, o lo sono tutti gli altri?”

Per lunghi periodi la politica, la religione e l’impegno sociale sono stati punti di riferimento e motivo di unione per tutti. Oggi, purtroppo, dobbiamo renderci conto che, nel nostro vivere insieme, emerge uno spirito più distruttivo che costruttivo. E noi che pur essendo considerati piccoli, inattivi e apatici, [ma a pensar bene, non siamo, poi, così lontani dalle stanze dove si dovrebbero risolvere tante questioni] che possiamo fare? Attendere  come abbiamo sempre fatto e anche ordinatamente? Affidare i nostri malcontenti al furbo approfittatore di sempre o di turno? Girarci dall’altra parte? Mettere a riposo il cervello? No…! dobbiamo fare rumore. Fosse anche attraverso racconti, cantilene, nenie, fiabe dentro alle quali sono stati, volutamente, nascosti antichi segreti…  La nostra è  terra di contraddizioni, c’è tanta gente “speciale” ma, accanto esiste anche quella che sa solo rovinare. Non vogliamo che questo lembo di terra, anche se, in parte, corrotta, si lasci o si consegni nelle mani  di inerti, immobili e atrofizzati senza alcuna prospettiva e capacità decisionale. Dobbiamo  spostare l’attenzione su chi è sempre disposto a muoversi e capace di far risorgere e ripartire questo nostro Paese.

Nel mare della politica, a tutti i livelli, senza buon senso non si va molto lontano. Servono uomini il cui sguardo tocchi orizzonti ampi, per dare significato all’impegno di ogni giorno. Servono uomini che pensino globalmente e facciano localmente; tradotto significa: passare dall’io al noi. Uomini che facciano, continuamente, i conti con la realtà che è più importante dell’idea, perché le idee, i progetti devono misurarsi, sempre, con ciò che “c’è la fuori”. La realtà si impone, resiste ai deliri del pensiero… e, purtroppo, quando la mente gracida in acque stagnanti, è la realtà stessa che viene a scompigliare progetti, abitudini mentali e operative. Come dice Platone – “è necessario allenarci alla realtà e non aggiustarcela a nostro uso e costume”. Servono uomini che racchiudano dentro il proprio animo temperanza e moderazione per riannodare il filo dei valori  disgregati che  insidiano e minano, fin dalle fondamenta, la nostra confusa Comunità che va alla ricerca di una sua IDENTITÀ. Servono uomini di buona volontà (non mancano!) che lavorino per l’ascolto, per il sapersi mettere, con rispetto, nei panni degli altri e che amino veramente la vita, amino la gente, amino la terra che calpestano e  finiscano per far chiarezza nel distinguere e nel far distinguere il vero dal falso. Servono uomini che s’impegnino ad amministrare una politica che risenti, liberandosi da un vocabolario avvelenato, di un autentico spessore culturale, venuto meno negli anni, e che costituisca il presupposto dell’agire concreto, competente, onesto e trasparente nel perseguire il bene comune. Servono uomini che comprendano quanto sia faticoso il servizio quotidiano, umile e semplice. Servono uomini che “ci mettano il cuore” a tal punto che faccia male ogni volta che si assiste allo sterminio dei luoghi e del territorio. Le elezioni comunali, ormai, alle porte, saranno un banco di prova per coloro i quali vorranno amministrare e ben governare Belvedere Marittimo, perché dovranno riscoprire l’uso corretto del bene comune, nella collaborazione, nella tolleranza e nella lealtà.

Chiudo questa breve riflessione con dei versi di don Tonino Bello, augurando ai tanti giovani belvederesi di non smettere mai di sperare in un futuro migliore: “Chi spera cammina, non fugge! Si incarna nella storia! Costruisce il futuro, non lo attende soltanto! Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma! Ha la passione del veggente, non l'aria avvilita di chi si lascia andare. Cambia la storia, non la subisce!”

Olga De Luca – presidente Cenacolo Culturale Francescano Belvedere Marittimo 04.04. 2018

 

 

 



 

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