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Unical, militarizzazione, regole della comunità accademica PDF Stampa E-mail
Scritto da walter nocito   

In data 19 giugno 2017, in Unical, è accaduto un evento significativo. Per alcuni tratti un evento forse ‘storico’. Gli Organi Accademici dell’Ateneo non hanno esplicitato, al momento, nessun commento o valutazione dell’episodio. Gli ‘old media’ e i ‘new media’ hanno prestato limitata attenzione ai fatti e ai loro significati espliciti e impliciti.

La stampa locale ha riportato, il giorno dopo, che alcuni “manifestanti” per protestare contro il Ministro Minniti e i due suoi noti Decreti convertiti in leggi della Repubblica hanno tentato, di fronte all’Aula Magna dell’Ateneo, a debita distanza di sicurezza, di “esporre il loro “foglio di via”, perché il ministro possa leggerlo all’uscita dall’aula magna … I manifestanti provano ad esporlo, la polizia in assetto antisommossa risponde con una prima “carica di alleggerimento”. Seguono diversi momenti di tensione e almeno altre due cariche, che respingono il corteo dietro i cubi. I manifestanti riferiscono anche di un ferito all’interno del proprio gruppo”…  In chiusura, “a presidio sciolto – o quasi – arriva sul ponte il rettore Gino Crisci, scortato dalle forze dell’ordine verso il suo ufficio ... I manifestanti intonano cori contro di lui, accusandolo di aver permesso la militarizzazione del campus” (cfr. M.F. Fortunato, “Minniti contestato all’Unical”, in Il Quotidiano, 20 giugno, pagina 13).

Questi i fatti.

Cariche, manganelli e il giovane ferito/contuso non rilevano in sé ai nostri fini. Rilevano per il significato che contengono ed esprimono.

Per apprezzare tale significato la parola chiave è “la militarizzazione” dentro le mura (simboliche) dell’Ateneo. Ognuno può pensarla come vuole, ma un esercizio di memoria, e di conoscenza, è forse utile per tutti.

Utile per gli studenti, utile per i docenti, utile per il personale, utile per gli Organi Accademici, utile per i numerosi opinionisti, politici e i parlamentari che assistono a varie iniziative nelle aule universitarie, utile per gli ‘old media’ e per i ‘new media’ che descrivono e commentano, in abbondanza, sui fatti che accadono, e sugli atti che si producono, nelle aule universitarie anche dell’Unical.

È utile conoscere la legge Gelmini?

È utile conoscere la legge Moratti?

È utile conoscere la legge Ruberti?

È utile conoscere lo Statuto d’Ateneo dell’Unical?

È utile conoscere il Codice di comportamento dell'Unical?

È utile conoscere il Codice etico dell'Unical?

No. Pur rilevanti, non sono di primaria utilità per dare un significato alla ‘militarizzazione’ dentro le mura degli Atenei, oltre la vis comunicativa del significante.

È utile a questo fine, invece, conoscere la “Authentica Habita” di Federico I Barbarossa nell’anno 1155-1158 (datazione incerta).

La “Authentica Habita” è stata promulgata dall’Imperatore Barbarossa ed è più nota come “Privilegium Scholasticum”; senza dubbio il Privilegium costituisce l’atto che segnerà fatti e comportamenti per secoli nella Università di Bologna come in tute le altre Università medioevali.

Di fonte alle cariche ed alle manganellate, nel 2016 nella sua Università (di Bologna), ce lo ha ri-cordato il professor Maurizio Matteuzzi, acuto filosofo del linguaggio (di recente scomparso) sempre lucido nelle sue analisi sulla vita politica e universitaria (per lui, come per molti, mai scindibili).

Matteuzzi - 15 mesi fa, sulla stampa - ci ha infatti ri-cordato che l’impianto del provvedimento (“Authentica Habita” che si aggiungeva al Codice giuridico per eccellenza, quello romano di Giustiniano) prevedeva varie e precise garanzie per  i docenti e gli studenti universitari dell’Impero.

Alcune immunità e libertà per  i docenti e gli studenti erano simili a quelle detenute dal clero, a patto che gli studenti si conformassero a certi requisiti (come l’indossare l’abito clericale), mentre tra le libertà più innovative vi era il diritto alla peregrinatio academica (vale a dire libertà di stabilimento in ogni sede universitaria (cfr. Wikipedia, ); quest’ultima era la libertà di movimento e di viaggio per motivi di studio e insegnamento (clerici vagantes)”.

Con il “Privilegium Scholasticum” – deve poi ricordarsi – venivano stabiliti privilegi speciali e immunità giuridiche in favore di studenti fuori sede presso la scuola giuridica dello Studium bolognese.

In buona sostanza, “la promulgazione del Privilegium fu il frutto di un'azione di solidarietà tra studenti e maestri ... per cui nonostante la stretta relazione con l'ambiente universitario bolognese, l'atto deve essere valutato come un provvedimento di portata generale e non può essere sminuito a una dimensione locale, come una sorta di "carta di fondazione" dell'Università di Bologna ... essa, anzi, com'era nell'intenzione dello stesso promulgatore, assunse un'ampia portata giuridica, assurgendo allo status di modello normativo per tutta la legislazione successiva in materia di diritti e privilegi concessi a studenti e professori (cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Authentica_Habita).

Come Matteuzzi ci ricorda “questo privilegium dato agli studenti bolognesi, ma subito esteso alle università di tutto il mondo, viene aggiunto alle legge giustinianee. Assurge cioè, da ordinamento giuridico, a legge sacra” (cfr. “Polizia all’università di Bologna: speriamo di tornare al Medioevo”, in Il Manifesto, 27 marzo 2016).

Sulla base del “Privilegium Scholasticum” il secolare modello accademico europeo (nello jus pubblicum aeropeum) ha sviluppato - per nove secoli - il divieto non scritto di intervento delle forze dell’ordine nelle libere Accademie, e “l’autonomia condivisa da studenti e docenti”.

Se per quasi dieci secoli è stato così, salvo episodi molto limitati (nei dieci anni di impero hitleriano, paradossalmente auto-qualificatosi “Terzo Impero”), il timore è che oggi le cariche, i manganelli ed il giovane ‘contuso’ (in Unical il 19 giugno 2017), significhino che qualcosa è forse cambiato. Dentro l’Unical come dentro gli altri Atenei pubblici.

E che il cambiamento non è, purtroppo, “un ritorno al medioevo”!!

Se si da per vivo e ancora vigente un  ethos accademico che segua la tradizione e lo ius che in essa è depositato (al di là delle leges e delle misure sulle ambite trasparenze e responsabilità manageriali), chi scrive questa nota spera che quella attuale sia una fase solo temporanea e facilmente reversibile per la comunità universitaria (che - si sottolinea - è prima di tutto “comunità di persone”, “formazione sociale”, ovvero ... è comunità educante).

Chi scrive questa nota spera, in buona sostanza, che le cariche, i manganelli ed il giovane ‘contuso’ non significhino per il futuro un cambio di regime, né un superamento definitivo del modello accademico europeo delle libere Accademie, che devono perseverare a vivere nel modello humboldtiano, ovvero nel modello di un’università pubblica che deve coniugare Ricerca e Didattica nel nome del progresso della Nazione (per formare l'élite nazionale e le garanzie della cittadinanza), e che contemporaneamente deve assicurare la “biodiversità” della ricerca, dell’insegnamento e dell’apprendimento, cioè della trasmissione del sapere critico.

Se non fosse così, allora il modello aziendale (puro e privatistico) di Accademia di Alta Formazione sarebbe molto più indicato per perseguire fini diversi da quelli ‘europei’ (federiciani e humboldtiani).

Se si da per vivo e vigente un  ethos accademico, dunque, sarebbe auspicabile un intervento degli Organi Accademici dell’Ateneo non per i fatti accaduti, ma per il significato dei fatti.

Walter Nocito - docente Unical - 21.06.2017

 

 

 

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