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un comune grande può essere un grande comune PDF Stampa E-mail
Scritto da roberto pietropaolo   

Insistono sul nostro territorio costiero una moltitudine di comuni, la maggior parte dei quali hanno una popolazione inferiore a 10.000 abitanti e, talvolta, tra un comune e l’altro non vi è soluzione di continuità fra i rispettivi insediamenti abitativi.

Si aggiunga che in Calabria vi sono 405 comuni (oltre 150 nella sola provincia di Cosenza), per una popolazione di meno di 2 milioni di abitanti, con una media di circa 4.900 abitanti. Soltanto Sardegna e Basilicata registrano risultati più bassi, mentre Puglia e Campania hanno in media 15.500 e 10.500 abitanti per comune.

Gli attuali strumenti legislativi a cui i sindaci devono fare riferimento rendono il loro compito molto arduo, tanto è vero che quasi tutti i comuni del nostro comprensorio rischiano continuamente il dissesto di finanziario e ogni anno l’approvazione del conto consuntivo e del bilancio di previsione richiedono un impegno, da parte degli amministratori, a volte al limite della legalità.

D’altro canto, vi sono risorse (finanziamenti europei) alle quali i piccoli comuni non riescono quasi mai ad accedere, proprio in considerazione del loro scarso (per non dire nullo) potere contrattuale. Sul nostro territorio si era costituita nel 2003 l’Unione di Comuni Soleo, comprendente i comuni di Belvedere Marittimo, Bonifati, Sangineto e Sant’Agata d’Esaro che interessava una popolazione di 16.270 abitanti. Purtroppo, all’entusiasmo dei promotori non corrispose quello dei loro successori i quali, con varie motivazioni di fatto abbandonarono quell’iniziativa che oggi resta solo sulla carta, nonostante la successiva (tardiva?) adesione del comune di Diamante.

E’ probabile che quella iniziativa fosse troppo timida, soggetta agli umori e agli interessi non sempre coincidenti dei politici che si sono avvicendati nelle amministrazioni dei singoli comuni, fatto sta che oggi l’Unione dei Comuni è caduta nel dimenticatoio e i problemi per gli amministratori, ma anche e soprattutto per i cittadini, sono aumentati.

Che non sia giunto il momento di avviare un percorso nuovo che possa ridare slancio alle asfittiche economie del territorio?

Anche nella nostra provincia si registra una nuova sensibilità rispetto al problema che qui affrontiamo: fusione dei comuni della Presila (Casali del Manco), proposta di fusione dei comuni di Corigliano e Rossano (e forse Cassano), nuovo slancio all’idea di fusione di Cosenza-Rende.

E’ peregrina, in un siffatto quadro, l’idea della fusione dei nostri comuni costieri, in un’area le cui identità culturali hanno amplissimi tratti comuni, per cui il rischio della “perdita di identità culturale”, paventata spesso dai detrattori di simili iniziative, non si presenterebbe?

Vediamo quali sarebbero i sicuri vantaggi nel caso in cui si realizzasse una fusione di comuni.

Dalla fusione di questi Enti – per mezzo della messa in rete delle risorse umane, finanziarie e strumentali ed dell’adozione di logiche di polifunzionalità nel personale – è verosimilmente possibile trarre i seguenti benefici:

  • Garanzia, nel tempo, dell’offerta di servizi con l’attuale livello qualitativo ed omogeneo in tutto il territorio, anche in caso di future assenze, mobilità o quiescenze del personale;
  • minori spese di struttura grazie allo sfruttamento delle economie di scala nei costi e nei tempi, con conseguenti maggiori risorse da dedicare ai servizi ai cittadini e alle imprese, ad esempio per programmi anticrisi e sociali o per incentivare l’efficientamento energetico per cittadini e imprese;
  • incremento quantitativo (più ore) e miglioramento qualitativo (apertura in fasce orarie attualmente non coperte) del livello di accessibilità al pubblico;
  • grazie all’esenzione temporanea dal patto di stabilità e agli incentivi statali e regionali, possibilità di realizzare investimenti in progettazione di nuove opere pubbliche e in manutenzione di quelle esistenti;
  • strategie di programmazione e sviluppo territoriale e urbanistico sovracomunale di area vasta, che prevedano ad esempio la valorizzazione e la cura delle risorse ambientali  e idrogeologiche, culturali e sportive presenti;
  • creazione di un servizio di trasporto pubblico intercomunale;
  • sviluppo di politiche di marketing territoriale;
  • Maggiore “peso istituzionale” del nuovo Ente.

I vantaggi economici

Con la nascita del Comune unico si apre la possibilità di accedere a contributi ed incentivi attualmente in vigore per i Comuni che concludono il percorso di fusione. Tanto
lo Stato quanto la Regione riservano infatti interessanti premialità economiche in quanto la fusione è considerata un processo in grado di “fornire risposte ad una necessaria razionalizzazione della spesa ed efficientamento della gestione dei servizi per il cittadino”, che si sommeranno ai risparmi di gestione.

Le cifre sotto riportate, che riassumono i contributi economici prevedibili  in caso di fusione,  sono da intendersi indicative:

CONTRIBUTO REGIONALE (importo e durata)

  • 350.000 €/annuali per i primi 3 anni
  • 200.000 €/annuali per i successivi 12 anni

CONTRIBUTO STATALE (importo e durata)

  • Lo Stato eroga, per un periodo di 10 anni, un contributo straordinario commisurato al 20% dei trasferimenti erariali attribuiti per il 2010 ai comuni che hanno dato luogo alla fusione (circa 800.000 €/anno  per 10 anni)

IL TOTALE DEI TRASFERIMENTI AMMONTA A CIRCA 9 MILIONI DI EURO IN 15 ANNI.

Si tratta di risorse preziose in una fase economica come quella attuale, un potenziale che potrebbe costituire il “vero motore” di nuove strategie di investimento sul territorio.

A tali risorse occorre aggiungere che il comune unico sarebbe dispensato per 5 anni dal “Patto di stabilità”, secondo cui, com’è noto, per contribuire al risanamento dei conti pubblici nazionali, agli enti comunali viene chiesto di incassare di più di quanto spendono e di tenere i soldi fermi in banca. Infine, per legge, il nuovo comune avrebbe la precedenza sui bandi per i finanziamenti erogati dalla regione.

Alla luce delle precedenti considerazioni, appare giunto il tempo per chiedere a tutte le forze politiche in campo, sia di maggioranza che di opposizione, di valutare con attenzione la possibilità di promuovere sul nostro territorio la fusione dei comuni territorialmente più omogenei. Roberto Pietropaolo - Presidente dell’Associazione Culturale Libellum - 14.06.2017

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