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“la (pen)isola degli Utopii”: riflessioni a margine del referendum costituzionale... PDF Stampa E-mail
Scritto da paolo carrozzino   
Venerdì 09 Dicembre 2016 07:21

Come Tommaso Moro agli inizi del XVI secolo, oggi, più che mai, mi pare opportuno immaginare uno Stato.

Uno Stato che, ponendo a base e fondamento della propria esistenza la Costituzione vigente ed il popolo, titolare del potere sovrano, si dimostri capace di estrarre, dalla consultazione referendaria e dal suo esito, il nucleo, positivo e propositivo, oserei dire coraggioso, che da questi promana; non certamente, invece ed all’opposto, uno Stato autoreferenziale, distante dalle istanze che i cittadini elettori hanno, a mio sommesso avviso, così chiaramente (e, forse, utopicamente) manifestato: istanze di libertà, eguaglianza e partecipazione politica.

Volutamente, perciò, non mi soffermerò sui voti, per così dire, negativi, quelli mossi, cioè, dalla contrarietà nei confronti del Governo (e delle sue politiche) ovvero, dall’altra parte e in parallelo, quelli legati ad un’elevata fiducia, al limite dell’incontestabilità, nei riguardi del Governo (e del suo operato); tratterò, piuttosto, dei voti positivi, altrimenti detti di proposta, ossia mossi dalla richiesta di soddisfacimento delle istanze di libertà, eguaglianza e partecipazione cui innanzi facevo riferimento; tutto ciò, indipendentemente dalla provenienza politico-sociale-economica di tali voti ed indipendentemente dalla loro destinazione finale nella conclusa consultazione referendaria, che siano stati SI oppure NO.

Le dimissioni del Presidente del Consiglio apriranno una crisi di Governo e, utopicamente, proverò ad immaginare cosa potrebbe accadere, se si avessero a ragione dello scenario proposto (unicamente) la Costituzione vigente, il popolo e la libertà, l‘eguaglianza e la partecipazione dei consociati.

1) La disomogenea legislazione elettorale per il rinnovo di Camera dei Deputati e Senato della Repubblica rende, a mio avviso, auspicabile che il Parlamento in carica (dopo aver concesso fiducia ad un Governo per lo svolgimento dell’ordinaria amministrazione e di quanto altro di eccezionale e straordinario dovesse accadere in attesa dell’approvazione di nuove leggi elettorali per entrambi i rami del Parlamento) adotti nel minor tempo possibile coerenti e simmetriche leggi elettorali per entrambe le Assemblee; ritengo, oggi, valutabile positivamente un sistema elettorale proporzionale puro, da applicarsi in circoscrizioni piccole, con voto di preferenza e soglia di sbarramento per le liste fissato al 4% per l’accesso in ciascuna Camera.

Questo sistema elettorale:

a) consentirebbe al popolo di scegliere liberamente ed in condizioni di eguaglianza i propri rappresentanti (attraverso le preferenze e le circoscrizioni piccole);

b) consentirebbe alle liste di divenire realmente rappresentative, ottenendo un numero di seggi proporzionato ai voti ottenuti, con l’unica manipolazione della soglia di sbarramento (al 4%), capace, questa ultima, però, di ridurre i rischi derivanti da una eccessiva e, quindi, patologica frammentazione della rappresentanza;

c) consentirebbe ai partiti politici di proporre alternative elettorali e selezionare i candidati alle cariche elettive, puntando ad assolvere al disposto di cui all’art.49 Cost., in punto di concorso alla determinazione della politica nazionale;

d) consentirebbe di accogliere sostanzialmente i principi formulati dalla Corte Costituzionale nella sentenza n.1/2014, con la quale furono dichiarate illegittime costituzionalmente quelle disposizioni della legislazione elettorale (conseguenti all’approvazione del Porcellum) concernenti l’assegnazione del premio di maggioranza e l’impossibilità per l’elettore di esprimere una preferenza;

e) impedirebbe un illegittimo sovvertimento del rapporto gerarchico esistente tra fonte costituzionale e fonte primaria: una sola manipolazione della volontà elettorale - soglia di sbarramento al 4% - peraltro giustificata, ridurrebbe i rischi di lesione del diritto di voto e, correlativamente, aumenterebbe l’eguaglianza del voto anche in uscita (ciò nel momento della sua valutazione);

f) consentirebbe l’incremento del livello di rappresentanza e, per tale via, l’innalzamento del grado di responsività degli eletti, vale a dire renderebbe maggiormente responsabili, rispetto agli elettori, gli eletti per il proprio operato.

2) Approvate le leggi elettorali per entrambi i rami del Parlamento e sciolto il Parlamento in carica, si andrebbe ad elezioni anticipate con il sistema elettorale sopra descritto, prevenendo, quale ulteriore effetto, la decisione della Corte Costituzionale sull’Italicum; il nuovo Parlamento, investito dal popolo a seguito di una campagna elettorale che ponga al centro della propria proposta l’interesse politico, economico e sociale di tutti i consociati, potrebbe vivere una legittima stagione riformatrice e, perché no, costituente.

Tanto:

a) consentirebbe di porre, quale fine ultimo dell’attività politica, l’interesse politico, sociale ed economico del popolo, titolare del potere sovrano;

b) consentirebbe di ritenere ogni deliberazione del Parlamento così composto, una deliberazione, per rappresentazione, della maggioranza del popolo;

c) consentirebbe maggiore condivisione e, quindi, maggiore conoscenza e consapevolezza nell’applicazione delle deliberazioni parlamentari;

d) consentirebbe stabilità politica, da intendersi come stabile indirizzo politico di governo, radicato solidamente tra i consociati e capace di soddisfarne istanze ed interessi, innovando diritto in ragione di mutevoli e contingenti situazioni materiali e/o giuridiche, per fondare su solide basi il rapporto tra Stato e popolo;

e) consentirebbe di disciplinare, con legge formale ordinaria ed attraverso la compartecipazione di tutte le forze politiche maggiormente rappresentative, l’attività extraparlamentare ed endoparlamentare dei partiti politici;

f) consentirebbe di modificare, attraverso la compartecipazione di tutte le forze politiche presenti in Parlamento e rappresentative del popolo, i regolamenti parlamentari;

g) consentirebbe di intervenire, eventualmente, sull’intero sistema elettorale, latamente inteso e sulla formula elettorale, in particolare, con ampia condivisione, prodotta dall’elevato grado di rappresentanza del Parlamento costituito;

h) consentirebbe al  Parlamento così eletto di discutere condivise modifiche alla vigente Costituzione, modifiche specifiche e puntuali (tante leggi di revisione costituzionale per quanti punti di riforma intendano affrontarsi) che consentano al popolo, solo nel caso in cui fosse chiamato ad esprimersi sulla revisione proposta mediante referendum oppositivo, di votare in assoluta libertà;

i) consentirebbe al Governo di esercitare la propria funzione esecutiva, senza intervenire, in fase di iniziativa e/o di campagna referendaria, nel procedimento di revisione costituzionale. Ciò detto, questa è solo Utopia…Paolo Carrozzino - 07.12.2016

 

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