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la libertà è come l’aria… PDF Stampa E-mail
Scritto da paolo carrozzino   

Nel prossimo mese di ottobre, il Corpo elettorale sarà chiamato a rispondere, con un SI o con un NO, alla seguente domanda:

«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.88 del 15 aprile 2016?».

Vorrei partecipare al dibattito apertosi, anche su questo sito, tra Comitati (o fautori) del SI e Comitati (o fautori) del NO, enunciando (alcune del)le ragioni poste a fondamento e sostegno del mio (personale) NO, riservando, semmai, un approfondimento dell’analisi delle stesse a future riflessioni.

a) - NON APPROVO il testo della legge (di revisione) costituzionale oggetto del prossimo referendum, perché le Camere che hanno votato il relativo disegno di legge, peraltro di iniziativa governativa (ed addirittura ascrivibile al Ministero per le riforme costituzionali), non avevano (e non hanno) la legittimazione per esercitare il potere di revisione ex art.138 Cost.. In particolare, la sentenza n.1/2014 della Corte Costituzionale ha compromesso l’idoneità del Parlamento in carica ad operare ex art.138 Cost.: le Camere, composte sulla base di una legge elettorale successivamente dichiarata illegittima costituzionalmente, non possono ritenersi espressione di sovranità popolare; non lo sono dal punto di vista quantitativo-numerico, a causa dell’illegittima manipolazione (con il cosiddetto premio di maggioranza) del meccanismo di traduzione dei voti elettorali in seggi parlamentari e, non lo sono, neppure, dal punto di vista qualitativo-soggettivo, tanto per l’applicazione dell’illegittimo premio di maggioranza, quanto per l’impossibilità per l’elettore di esprimere una preferenza.

b) - NON APPROVO il testo della legge (di revisione) costituzionale oggetto del prossimo referendum, perché rifuggo da una modificazione complessiva ed eterogenea dell’intera Parte II della Costituzione, ad opera di un Parlamento che, nonostante la carenza di legittimazione, si ammanta di volontà costituente, in contrasto con il principio democratico di cui all’art.1 Cost..

c) - NON APPROVO il testo della legge (di revisione) costituzionale oggetto del prossimo referendum, perché la costruzione sintattico-dispositiva di dettaglio, tipica di una legge formale ordinaria ovvero di un atto avente forza di legge, ma non anche di una Costituzione, limita l’intelligibilità del dato normativo, riducendone, correlativamente, la condivisibilità.

d) - NON APPROVO il testo della legge (di revisione) costituzionale oggetto del prossimo referendum, perché il fine della “stabilità del Governo” che, tra gli altri, si prefigge di ottenere, di concerto con la legge n.52/2015 (cd. Italicum), in tema di legislazione elettorale della Camera dei Deputati, è malamente definito e, conseguentemente, perseguito. “Stabilità del Governo” non può (né deve) significare stabile durata di un Governo per l’intera legislatura; diversamente, infatti, non si comprenderebbero gli istituti dello scioglimento di una od entrambe le Camere da parte del Presidente della Repubblica, ex art.88 Cost., ovvero della mozione di fiducia e/o sfiducia ex art.94 Cost. (disposizioni, entrambe, modificate esclusivamente in ragione del nuovo rapporto fiduciario indicato dalla riforma ed esistente unicamente tra Camera dei Deputati e Governo). Con la locuzione “stabilità del governo”, invece, dovrebbe esprimersi uno stabile indirizzo politico di governo, radicato solidamente tra i consociati e capace di soddisfarne istanze ed interessi, innovando diritto in ragione di mutevoli e contingenti situazioni materiali e/o giuridiche, per fondare su solide basi il rapporto tra Stato e popolo.

e) - NON APPROVO il testo della legge (di revisione) costituzionale oggetto del prossimo referendum, perché non c’è alcuna logica e/o giuridicamente apprezzabile relazione tra la prescelta modalità di composizione del nuovo Senato della Repubblica (elezione indiretta/designazione dei suoi membri) ed alcune delle funzioni che alla Camera rappresentativa delle «istituzioni territoriali» vengono affidate (fra tutte, quelle di revisione costituzionale ed approvazione delle altre leggi costituzionali).

f) - NON APPROVO il testo della legge (di revisione) costituzionale oggetto del prossimo referendum, perché non c’è proporzione (e, per ciò che riguarda il Senato, neppure legittimazione popolare diretta) tra il numero dei membri del Parlamento – 100 per il Senato della Repubblica e 630 per la Camera dei Deputati (630) – e l’elezione dei Giudici Costituzionali (3 eletti dalla Camera dei Deputati e 2 dal Senato della Repubblica), tanto più alla luce di una legge elettorale (cd. Italicum) per la sola Camera dei Deputati ad evidente spinta maggioritaria.

g) - NON APPROVO il testo della legge (di revisione) costituzionale oggetto del prossimo referendum, perché non c’è proporzione tra il numero dei membri del Parlamento ed i quorum richiesti per l’elezione (da effettuarsi in seduta comune) del Presidente della Repubblica e dei membri laici del CSM, tanto più alla luce di una legge elettorale (cd. Italicum) per la sola Camera dei Deputati ad evidente spinta maggioritaria.

h) - NON APPROVO il testo della legge (di revisione) costituzionale oggetto del prossimo referendum, perché la definizione di più e diversi procedimenti legislativi (bicamerale, monocamerale esclusivo, monocamerale con proposta di modificazione da parte del Senato, …), anche in ragione di un previsto (ed articolato) riparto materiale tra le Camere, renderà farraginoso e conflittuale (anche in sede di applicazione della fonte primaria partorita, per vizi di forma) l’iter legis.

L’impulso ad intervenire sul tema referendario, in realtà, muove da un aforisma molto noto di Piero Calamandrei, il quale, a metà degli anni cinquanta del secolo scorso, ebbe ad affermare, dinanzi ad una giovane platea studentesca, che «…la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare…»; ebbene, il contributo che ho cercato di dare al dibattito in atto nasce da una (mia personale) sensazione…la sensazione che l’aria cominci a mancare! Paolo Carrozzino - 31.05.2016

 

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