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piazze piene, seggi vuoti PDF Stampa E-mail
Scritto da riccardo ugolino   

In Emilia Romagna e in Calabria il PD ha vinto: “lo dicono i numeri “, ha sottolineato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

E i numeri non sono opinioni.  Mario Oliverio è stato eletto governatore della Calabria con oltre il 60% delle preferenze, mentre in Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha ottenuto il 49% dei voti.  Dunque, come ha detto Renzi,  2  a  0  per il Centrosinistra e vittoria netta. Gli ha fatto eco l’on. Ernesto Magorno,  segretario regionale del PD: “ Il PD vince due regioni su due, ne ha conquistate cinque da inizio anno, strappandone quattro alla destra.”

I numeri però hanno detto anche altro.  Hanno detto che in Emilia Romagna l’affluenza alle urne è stata al minimo storico: appena il 37%, mentre al Sud si è fermata al 44%.  I numeri hanno detto che in Calabria il PD alle elezioni europee ha preso 267.736 voti e il 35,8%,  mentre alle elezioni regionali ha avuto solo 185.097 voti e il 23,68%.  I numeri hanno detto che il PD, nel 2010,  in Emilia,  aveva preso  quasi 1 milione e 200 mila voti,  oggi meno di 600.000.

Sia il Presidente del Consiglio che il Segretario del PD calabrese hanno cercato di minimizzare l’astensione e la disaffezione degli elettori democratici. Renzi ha affermato :” La non grande affluenza (sic!) è un elemento che deve preoccupare ma che è secondario.”,  Magorno ha rincarato:” Le elezioni servono a stabilire chi governa, non quante persone votano”.                                                                                                                                                          Noi, al contrario,  riteniamo estremamente pericoloso, per la tenuta democratica del paese, sottovalutare il fenomeno dell’astensionismo: non è più un elettore su due che non va a votare, come alle regionali  in Friuli e in Sardegna, come alle comunali di Roma che elessero Marino, adesso sono quasi due su tre che restano a casa o si dedicano ad altro.Ci preoccupa anche la disaffezione al nostro Partito, che si è manifestata non solo ai seggi ma con i dati del tesseramento: poco più di centomila compagni si sono iscritti al PD nel corso del 2014. Ci preoccupa, infine, il calo di fiducia in Matteo Renzi che, per la prima volta dal suo insediamento, convince meno della metà degli elettori:  il 49%, arretrando di 5 punti percentuali rispetto ad ottobre, di 12 punti rispetto al mese di settembre, di 21 punti rispetto al mese di giugno.

Ai seggi elettorali semideserti,  ai circoli del PD  frequentati da pochi irriducibili, alle contestazioni al premier, come nella recente visita a Reggio Calabria,  fanno da contraltare le piazze, sempre più gremite di giovani disoccupati, di esodati, di lavoratori in mobilità, di studenti privati del loro futuro. Questo popolo è sempre più distante dalla “Politica” che ritiene prioritarie la legge elettorale e la riforma costituzionale mentre il debito pubblico continua a salire insieme agli altri indici di disoccupazione (13,2%)  e  di povertà, (il 14% delle famiglie italiane non riesce a far fronte ai bisogni primari). Queste proteste, organizzate dalla CGIL, dalla FIOM, dai Sindacati autonomi, dai centri sociali, contro una riforma del lavoro che limita i diritti e non crea occupazione, non può essere liquidata, con supponenza, come un retaggio del Novecento. Occorre prendere atto del fallimento delle politiche neoliberiste e invertire la rotta, perché la crisi che colpisce l’economia occidentale dal 2007 ha radici nella debolezza della politica e dell’azione pubblica. Non si esce dalla crisi riducendo i diritti dei lavoratori, comprimendo i salari reali, limitando il ruolo dello  Stato; al contrario, bisogna motivare i lavoratori, incrementare la domanda interna con aumenti salariali, promuovere investimenti pubblici nella prevenzione del dissesto idrogeologico, nella valorizzazione dei beni culturali, nelle energie rinnovabili, nell’edilizia sociale.... Sono queste le politiche che possono invertire la tendenza a disertare le urne, restituire credibilità ai partiti politici e alle istituzioni, ricucire il tessuto sociale del Paese, dare nuovo impulso all’economia, riattivare i  meccanismi di crescita dell’occupazione, tornare a credere nel futuro. Riccardo Ugolino consigliere comunale Pd - 05.12.2014

 

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