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“verso l'alto Tirreno”- la coesione territoriale- l’industria (continuazione) PDF Stampa E-mail
Scritto da mauro d'aprile   

Ricerca e Sviluppo in Nanotecnologia hanno segnato record di sovvenzioni nell’ultimo decennio: solo nel corso del 2008 sono stati stanziati 8,4 miliardi di dollari in fondi pubblici per lo sviluppo delle nanotecnologie nel mondo, a cui vanno aggiunti gli 8,6 miliardi provenienti da società private.

Sono i numeri sullo stato delle Nanotecnologie nel mondo usciti da una ricerca condotta da Philip Shapira, dell’Università di Manchester, e da Jue Wang, dell’Università Internazionale della Florida di Miami. I due professori hanno raccolto un database di pubblicazioni uscite nel mondo su lavori nanotecnologici, ottenendo un bacino di ricerca di ben 91.500 articoli comparsi fra agosto 2008 e luglio 2009. Risultato: il 23% di questi proviene da progetti finanziati da fondi Usa, segue la Cina con il 22%, vengono poi Germania e Giappone entrambi a quota 8%.

Ma se la ricerca nanotecnologica produce in gran quantità, quello che lascia a desiderare è la qualità delle pubblicazioni, misurata in termini di citazioni raccolte dai vari studi, e palma del disonore va alla Cina, risultata carente sotto questo profilo e indietro rispetto a Usa ed Europa. Shapira e Wang rilevano inoltre che la qualità è minore dove maggiori sono le concentrazioni di capitali investiti in ricerca e sviluppo nanotecnologico.

Dato il boom di fondi profusi nella ricerca in nanotecnologia in anni recenti, i due professori prevedono infine un rallentamento nel volume di investimenti. Un sistema premiante per il futuro delle nanotecnologie e della ricerca nanotecnologica potrebbe dunque essere quello di spingere, a livello di istituzioni locali, sulla via delle collaborazioni multi-paese, avviando progetti nanotecnologici di respiro sempre più globale, frutto di lunghe ricerche, che già in passato hanno portato i risultati e le innovazioni migliori.

Secondo i dati del PENProject on Emerging Nanotechnologies, sono oltre 1300 i marchi riconosciuti di prodotti nanotecnologici presenti ad oggi sul mercato. Il PEN è un’iniziativa nata nel 2005 a scopo educativo, divulgativo e informativo su tutto ciò che riguarda il mondo delle nanotecnologie nel largo consumo. L’inventario, ad oggi l’unico strumento del genere e il più completo, mostra come i prodotti che a vario titolo si possono dire nanotecnologici prendano sempre più piede: David Rejeski, direttore del PEN, parla oggi di una crescita costante, che porterà dai 212 prodotti contenuti a inventario alla nascita del progetto, a una stima di 3.400 per il 2020.

L’elenco include attualmente prodotti nanotecnologici provenienti da tutto il mondo, ed è al momento dominato dalla categoria Salute e Benessere, con il 56% dei prodotti listati, il 26% dei quali impiega nanoparticelle di argento, dalle eccezionali doti antimicrobiche. Ma l’impiego di nanoelementi e nanoparticelle si afferma nei campi d’applicazione più disparati, dall’isolamento termico in edilizia ai trattamenti per vetri autopulenti, dai cibi (campo in cui le aziende sono ancora però recalcitranti ad ammettere l’uso di nanoadditivi) a protesi medicali, da schermi LED ad altissima definizione a vernici isolanti per le abitazioni.

Malgrado la novità rappresentata dalle nanotecnologie e dalle loro innumerevoli applicazioni, l’associazione lamenta però ad oggi una scarsa risposta delle istituzioni internazionali nello sviluppare strutture interne atte a regolamentare questo nuovo comparto, che pure negli ultimi 10 anni è stato alimentato da miliardi di dollari in ricerca e sviluppo. A tal proposito, l’ultima versione aggiornata dell’inventario dei prodotti nano-potenziati arriva a ridosso di un’importante gruppo di lavoro in collaborazione fra Stati Uniti ed Europa, il Bridging NanoEHS Research Effort, tenutosi a Washington il 10 e 11 marzo scorsi proprio con l’obiettivo di creare un ponte fra sicurezza e impatto ambientale di nanoprodotti e nanomateriali.

L’inventario PEN è liberamente consultabile online e totalmente gratuito, e i prodotti nanopotenziati sono navigabili per nome, categoria, paese d’origine e produttore, o per mezzo di parole chiave. E per essere al passo coi tempi, è scaricabile anche l’applicazione Findnano per iPhone, per la ricerca in tutto il mondo dei prodotti nanotecnologici più vicini a voi.

Un esempio ed un Percorso per Noi praticabile.

Cellulosa nanocristallina, NCC, ricavata dalla pasta di legno promette di essere il prossimo nanomateriale delle meraviglie: trasparente, atossico per l’organismo, economico e con una forza elastica fino a 8 volte superiore all’acciaio inossidabile, grazie alla fitta struttura di microscopici cristalli aghiformi. La nanocellulosa si candida come sostituto di plastiche e metalli per realizzare parti automotive, per la produzione di display flessibili e componenti di computer, abbigliamento militare e vetro balistico, rendendo obsoleti i materiali plastici inorganici in un futuro non troppo distante.

Il processo produttivo del nuovo nanomateriale inizia con una lavorazione del legno tesa a purificarlo da componenti quali lignina ed emicellulosa, per essere poi ridotto a una poltiglia e idrolizzato con acidi per rimuovere le impurità, prima di essere concentrato in cristalli in una pasta densa da applicare sulle superfici come una laminatura, o lavorata in filamenti per formare nanofibre dure e resistenti che possono essere ridotte in una varietà di forme e dimensioni. Una volta essiccato a basse temperature, il nanomateriale è estremamente leggero, assorbente e un ottimo isolante.

Il nuovo nanomateriale è incredibilmente economico, la cellulosa è la risorsa naturale più abbondante in natura, e per la produzione della nanocellulosa non occorre nemmeno impiegare alberi interi: avendo infatti una larghezza di soli 2 nanometri, può essere ricavata da rami o segatura (la Calabria rappresenta il 38% dell’intera produzione Nazionale). “Stiamo trasformando rifiuti in oro” commentano presso la prima sede per la produzione industriale americana, nata lo scorso luglio nel Wisconsin e che venderà entro i prossimi due anni la nanocellulosa a pochi dollari al kg, aprendo la strada a una industria che potrebbe valere 600 miliardi di dollari entro il 2020. Una sola altra azienda per la produzione di NCC esiste già a Montreal dal novembre 2011, la CelluForce, che ad oggi ha già una produzione giornaliera pari a una tonnellata di nanocellulosa. Mauro D’Aprile - 22.11.2012

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