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"Dove va il processo Marlane Marzotto?" PDF Stampa E-mail
Scritto da alberto cunto slai cobas   

Il processo penale istruito presso il tribunale di Paola nei confronti del “conte” Marzotto e di altri 14 dirigenti della Marzotto di Vicenza – tre sono nel frattempo deceduti – rei, secondo l’accusa, di aver provocato presso la Marlane di Praia a Mare il disastro ambientale ed oltre un centinaio di vittime per incuria e palesi omissioni, a distanza di anni non ha ancora trovato la giusta connotazione.

Non è molto ottimista il coordinamento dello SLAI Cobas cosentino, protagonista assoluto della lotta approdata a distanza di lustri presso le aule giudiziarie. Non aiuta la presenza distratta di alcune decine di avvocati delle parti civili, intenti a bighellonare presso il bar o lungo il vasto disimpegno delle aule penali piuttosto che a seguire gl’interrogatori dei testi e dei consulenti nominati dalla procura. Tuttavia un episodio inquietante ha turbato l’ultima udienza, protagonista quel legale che oltre ad incassare gli acconti dai suoi assistiti si è visto riconoscere 50 mila euro di gratuito patrocinio con la moglie anch’essa avvocato. Motivo della contestazione, peraltro giusto, è stato il non voler prendere immediatamente in considerazione la corretta enumerazione delle cosiddette schede di sicurezza, ovvero la documentazione esplicativa che segue i contenitori delle sostanze pericolose e che l’azienda ha consegnato in numero diverso di volta in volta. Ciò ha indotto il legale ad abbandonare l’aula non senza aver minacciato platealmente la giuria di interessare la procura generale di competenza su quanto accaduto; è degli ultimi giorni la notizia che la citata procura dovrebbe occuparsi non solo di questo, ma anche degli oltre 1300 testimoni che verrebbero chiamati a deporre facendo dilatare i tempi del processo in modo affatto insostenibile e non ha senso convocare 28 testimoni per l’udienza del prossimo venerdì 9 novembre per accorciare i tempi. Il parterre legale delle parti civili istituzionali non ha fatto ancora sentire la sua voce, né si capisce cosa ci facciano Legambiente, WWF, CGIL, ASL, i comuni di Tortora e Praia a Mare, la Provincia e la Regione, ieri complici ed oggi accusatori, dimentichi di essere stati questi ultimi ad autorizzare lo scarico in mare dei liquami depurati si e no. Intanto la gente si ammala e continua a morire, mentre in noi resta l’amarezza per i tanti misfatti dei quali nessuno domani potrebbe rendere conto. E sì che di misfatti i signori Marzotto ne hanno consumati tanti, l’ultimo l’abbiamo appreso oggi dai media inerente il sequestro di beni per 65 milioni di Euro per furbate nei confronti del fisco. Noi dello SLAI Cobas e Medicina Democratica - quest’ultima degna compagna di viaggio - saremo presenti ad ogni udienza, auspicando un pari coinvolgimento delle strutture legali del sindacato la cui competenza non è seconda a nessuno. comunicato stampa Alberto Cunto Coordinatore prov. Slai Cobas Cosenza - 05.11.2012

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