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dossier: gioco d'azzardo PDF Stampa E-mail
Scritto da mauro d'aprile   

Il gioco è una malattia ma si può guarire: mandatelo in comunità!

"Il primo che mi è arrivato in comunità è stato sei anni fa. Da allora ne ho avuti qui una ventina, soprattutto uomini, perché è difficile che le donne vengano a chiederti di essere accolte e inserite in un percorso di recupero": Peppo Castelvecchio, da trent'anni impegnato sul fronte delle emergenze, responsabile della comunità terapeutica "Il Pellicano" di Castiraga Vidardo, in provincia di Lodi, non ha peli sulla lingua a commentare le storie che accompagnano i malati "da gioco".

"Il primo problema - dice - coinvolge direttamente la regione Lombardia. La regione Piemonte li riconosce come malati patologici, in Lombardia non sono considerati tali. E allora sono molto poche le comunità che li accolgono, perché devono farlo praticamente gratis".

Il fenomeno di quanti sperperano tutto ciò che hanno in tasca è collegato soprattutto al fenomeno delle  macchinette mangiasoldi, che sono ormai presenti in buona parte dei bar, anche in quelli dei paesi più piccoli. Ci sono edicole che, per fronteggiare il crollo delle vendite delle riviste e della stampa quotidiana, hanno pensato bene di ricavare al loro interno un angolino dove piazzare un paio di macchinette.

Un aggeggio mangiasoldi come questo, in un bar discretamente frequentato, può fornire al titolare dell'esercizio una decina di migliaia di euro di guadagno netto all'anno.

"Quanti sono colpiti da questa malattia - sottolinea Peppo Castelvecchio - sono facilmente recuperabili. La loro situazione devi affrontarla subito in modo drastico, non devi lasciargli mai un euro in tasca perché altrimenti vanno a giocarselo e non devi lasciarli mai soli. Sono riuscito a recuperare persone nel giro di un mese, ospitandoli in comunità.

Tra l'altro, a parte la mania che hanno di giocare, si tratta quasi sempre di gente sana, che se ha un lavoro può

continuare a mantenerlo, è gente che puoi responsabilizzare anche con alcuni incarichi all'interno della  comunità.

Talvolta, se occupati, si dimostrano molto affidabili". E' una patologia, la loro, che colpisce tutti, uomini e donne di ogni età. I giovani ne sono meno coinvolti, perché hanno pochi soldi in tasca. Questi malati non vanno al casinò, si fermano a giocare nel bar sotto casa, dove la macchinetta è a portata di mano.

"Ho conosciuto anche donne di età avanzata - racconta Castelvecchio - che prendevano la pensione alla fine del mese e nel giro di pochi giorni la facevano fuori giocandosela per intero. Al giorno due del mese successivo non avevano in tasca più nulla. Con gli uomini in età lavorativa succede di peggio: quando non c'è più nessuno che fornisce loro soldi a prestito o quando il barista non fa più credito, vanno a farsi dare i soldi dalle finanziarie. La malattia li porta a farsi consegnare la pensione dai genitori anziani, a rastrellare denaro ovunque. Ho avuto in comunità persone che avevano accumulato anche diecimila euro di debito, e le finanziarie mi telefonavano ogni giorno per cercare di recuperarne una parte".

Le famiglie rovinate sono purtroppo centinaia. Nelle persone colpite dalla voglia del gioco ci creano convinzioni che non rispondono alla realtà. "Sono in molti a pensare - dichiara sempre Castelvecchio - che la macchinetta venga appositamente tarata per soddisfare i giocatori, e dopo un numero tot di giocate andate a vuoto, credono che arrivi la vincita strepitosa. Non è vero. Conosco persone che, avendo appurato che in un determinato bar per una serata intera si erano alternati giocatori senza vincere nulla, l'indomani mattina si precipitavano al bar prima dell'orario di apertura, per buttarsi sulla macchinetta nella consapevolezza che quel giorno sarebbero diventati ricchi.

Cosa che ovviamente non è avvenuta". Ciò che ha frenato un poco il dilagare della voglia di gioco è stata finora la vergogna di farsi vedere da parenti o conoscenti mentre si è appiccicati ai pulsanti delle macchinette.

Qualche bar ha ovviato al problema nascondendole dietro un separè, quasi si tratti di qualcosa di proibito. Ma non tutti sono disposti ad attraversare il bar, guardati dagli avventori, per appartarsi con la macchinetta.

"E adesso arriva il peggio - denuncia allarmato Peppo Castelvecchio del Pellicano - perché è possibile giocare soldi attraverso il computer di casa, utilizzando i casinò che si stanno diffondendo su Internet. Ognuno, nel chiuso della propria stanza, sarà libero di sperperare tutti i soldi che vorrà, senza che nessuno se

ne accorga. E quando saranno i suoi famigliari a capire cosa è veramente successo, la malattia sarà ormai  scoppiata in tutta la sua drammatica portata".

Limitazione delle slot, il tar ha dato ragione alle macchinette . Attivarsi per difendere la salute dei cittadini può essere difficile. Ne sanno qualcosa a Varese, dove il Tar ha recentemente respinto un provvedimento comunale per limitare l’attività delle sale da gioco e quindi arginare il dilagare delle ludopatie. La sentenza è stata emessa dalla terza sezione del Tribunale amministrativo di Milano, che ha accolto il ricorso presentato da due esercenti varesini e da una società che acquista, vende e noleggia slot. Di conseguenza è nulla l’Ordinanza del Sindaco di Varese, Attilio Fontana, in materia di “tutela dell’utenza sociale nell’utilizzo degli apparecchi per il gioco”. L’atto comunale determinava una serie di limitazioni alle sale da gioco, ma non ai bar che ospitano slot machine e per questo è stato giudicato discriminatorio dal Tar. Nello specifico la delibera varesina imponeva, tra l’altro, limiti agli orari di apertura dell’esercizio commerciale e di esporre all’interno del locale dei cartelli sulla pericolosità dell’abuso del gioco. Il provvedimento, inoltre, contemplava l’osservanza dei limiti relativi alle distanze da osservare da scuole, ospedali per aprire una sala, come era stato previsto dal governo nella prima versione del decreto salute.

Commentando la sentenza Fontana ha osservato che “dispiace che il Governo, ancora una volta, abbia perso l’occasione per imporre delle regole che siano in grado di prevenire le terribili conseguenze legate all’abuso del gioco d’azzardo. Da un governo tecnico era lecito aspettarsi che il buon senso potesse prevalere sull’interesse delle lobby, e invece…..

Il Sindaco di Varese vuole continuare il suo impegno contro il diffondersi delle ludopatie, poiché “il vizio del gioco è un fenomeno in continua crescita e sempre più preoccupante, soprattutto per le fasce meno protette della popolazione. Non condivido le ragioni contenute nella sentenza del Tar, come primo cittadino mi sento responsabile della salute e della libertà dei miei concittadini, resi schiavi da questa dipendenza”.

Cosa possono fare i Comuni per aiutare i propri cittadini a non cadere in questa trappola?

Come prevenire le ludopatie? Come curarle? Di questi temi si discuterà a Corsico il 30 Novembre, dalle ore 9.30 alle 18.00, nell’ambito di una serie di incontri sulla legalità organizzati dal Comune con Legautonomie e Terre di Mezzo, ai quali parteciperanno anche esponenti di Rete Comuni di ANCI. Mauro D’Aprile Gruppo L’Orizzonte - 29.10.2012

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