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Inps e ..."malaprevidenza" PDF Stampa E-mail
Scritto da salvatore marino   

Quando si dice Inps  viene in mente un grande Istituto  previdenziale  istituito a fine 800  presso cui sono e devono essere assicurati tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati  ed  i lavoratori autonomi per avere diritto alla liquidazione della pensione alla fine della vita lavorativa,

non solo  ma anche ad un Istituto che  liquida prestazioni a sostegno del reddito, quali indennità di disoccupazione, maternità, indennità di malattia, assegni familiari, mobilità e tante altre prestazioni, che  si occupa anche di vigilanza per scoraggiare attività di  evasione contributiva,  di visite mediche per l’accertamento delle invalidità. Un istituto che ,quindi ha duplice  attività, previdenziale ed assistenziale.

Ma viene in mente anche un grande carrozzone dove queste funzioni od attività alcune volte non vengono espletate nel migliore dei modi, anzi alcune volte l’Inps dimentica il “sociale “ e  vengono  in mente casi di mala previdenza basta pensare ai Mod Red dello scorso anno regolarmente presentati dai pensionati, ma per l’Istituto mai pervenuti, alle domande di pensione, alle domande di ricostituzione  definite in tempi biblici, alle domande di pensione di invalidità civile, o di accompagnamento richieste da persone che vivono condizioni di svantaggio    per motivi gravi di salute hanno tempi alquanto lunghi e viene in mente il ricorso alla raccomandazione ,alla conoscenza ,all’amico per accorciare i tempi della definizione , comportamenti che sono all’origine di tanti  casi di  mala previdenza, ma la mala previdenza  è un problema dovuto anche alla negligenza  ed al senso di sufficienza degli operatori e/o dirigenti.

Quando si è vittima della mala previdenza  al cittadino per vedersi affermare i propri diritti  spesso non basta un semplice ricorso o un  semplice riesame alla direzione ,ma deve  adire le vie legali ed intraprendere un percorso molto lungo e dispendioso a tal proposito voglio raccontare un caso di mala previdenza vissuto da un cittadino pensionando. Caso di mala previdenza  dovuto  alla poca attenzione  e/o ai comportamenti di sufficienza  del  centro operativo Inps     che non dovrebbe mai dimenticare   anche  il “sociale” che  è insito  in Inps.

Il fatto

Nel lontano novembre dell’anno 2010 il pensionando M.Domenico di Santa Maria del Cedro presenta tramite patronato   domanda di pensione di anzianità, dopo aver lavorato 35 anni e raggiunto l’età di 62 anni, sicuro di poter godere dei diritti acquisiti aspetta la famigerata pensione, ma sorpresa la pensione viene respinta per non aver raggiunto  1820 contributi cioe’ 35 anni  di contributi è  una motivazione assurda per il M.Domenico perché i contributi per l’Inps di Scalea  sarebbbero 1819 ! Viene presentato un riesame sperando che si potesse risolvere ,ma per la sede di Scalea manca sempre un contributo per l’acquisizione del diritto alla pensione per cui viene  inoltrato ricorso al  Comitato provinciale ,ma nulla cambia, anche per il Comitato provinciale manca un contributo.

Il M. a settembre del 2011 ripropone  domanda di pensione di anzianità, ma viene comunque respinta con la solita motivazione –lei non può far valere 1820 contributi…-a questo punto si rivolge ad un avvocato il quale  dimostra al  dirigente della sede  che il M. ha diritto alla pensione in quanto i contributi sono  piu’ di  1820 ,questi consiglia di presentare il riesame in quanto realmente i contributi ci sono.I contributi ci sono? Finalmente dopo più di un anno la sede Inps di appartenenza ha  capito che la domanda   era stata presentata con  la consapevolezza che il M. aveva  maturato il diritto alla tanto sospirata pensione. Sembrava tutto finito nel migliore dei modi, ma le  sorprese non sembrano terminate perché il dirigente respinge il riesame oltretutto consigliato da lui stesso! E con la solita motivazione .

il M. non si perde d’animo  ripropone nuovamente  domanda di pensione in febbraio 2012 e… miracolo la pensione è liquidata!!!!!, però con decorrenza marzo 2012,e non con  decorrenza luglio 2011per cui il M. per poter recuperare la decorrenza  naturale  si vede costretto a presentare ricorso , ma  se il comitato non dovesse riconoscere la retroattività dovrà adire le vie legali, tutto questo disagio   poteva essere evitato se il  dirigente del centro operativo, prima di emettere sentenza di reiezione, avesse approfondito  la ricerca contributiva ,se avesse riflettuto sul “sociale”,, se avesse…. ,ma purtroppo   i se non portano ad alcuna soluzione .Questo è uno dei tanti casi di mala previdenza che  giornalmente vivono i cittadini sulla propria pelle,  ma che potrebbero essere evitati se anche un po’ di modestia  e senso di responsabilità abitasse nelle sedi  Inps. Salvatore Marino - 02.04.2012

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