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il problema della sanità calabrese e meridionale è parte integrante della cosiddetta questione meridionale PDF Stampa E-mail
Scritto da vincenzo cesareo   

Poche righe per rappresentare obiettivamente dove sta andando, a nostro modesto parere, la sanità calabrese e meridionale in generale.

Sono stati dismessi già da tempo diversi ospedali regionali, senza che sia stata offerta alcuna alternativa, né si vedono all’orizzonte soluzioni praticabili in tempi a medio termine. Proseguendo, quindi, nella dismissione programmata dal decreto n. 18 del 28.10.2010 e successive integrazioni e modificazioni, si arriverà ad una drastica riduzione dell’offerta sanitaria con conseguente, ulteriore grande disordine nel sistema sanitario regionale ed un’inevitabile aumento, per come abbiamo spesso segnalato, della spesa per migrazione sanitaria.

A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina : i piani di rientro imposti da Tremonti e pianificati dall’AGENAS il cui presidente nazionale, guarda caso, è stato nominato ministro della sanità per garantire la continuità, avranno come effetto pratico ed immediato, non il miglioramento della sanità meridionale, ma una grossa riduzione dell’offerta sanitaria in condizioni di precarietà persistente ed un aumento dei viaggi della speranza dei cittadini meridionali nelle regioni Lombardia ed Emilia Romagna. D’altronde è noto a tutti che i sistemi sanitari di queste due regioni sono stati costruiti e vivono sui grandi numeri di pazienti che provengono in gran parte dal meridione. Qualificare veramente e risanare come sarebbe opportuno, non tagliando, ma programmando seriamente e con investimenti la nostra sanità, comporterebbe un fallimento di quella del nord Italia.

Esiste, quindi, una questione meridionale della sanità contro la quale la cosiddetta classe dirigente ed il popolo bue dovrebbero insorgere, non accettando passivamente decisioni imposte da politiche di parte ad esclusivo danno della nostra salute. Tutti sarebbero disposti ad accettare una pianificazione tendente a migliorare gli standard qualitativi, che non può essere fatta a tavolino e tenere conto solo di numeri, spesso non rispondenti alla realtà, ma attraverso una seria ed efficace programmazione che tenga conto dell’orografia, della domanda di salute reali .

Basta con prese in giro e confusioni create ad arte con parole inglesi quali Spoke, Hub che, poi, mostrano la loro inconsistenza, insipienza, che andrebbero riempite di contenuti che non arriveranno mai . La pretesa che ogni comunità deve avere è quella di vedersi riconosciuto il diritto alla salute!

Troppo per una regione come la Calabria e per il Meridione in generale? Non bastano i continui scippi ai quali da oltre 150 anni siamo sottoposti? Riusciremo a far capire che il problema della sanità calabrese e meridionale è parte integrante, se non preminente, della cosiddetta questione meridionale? LiberiAmo L’Italia! Se non ora quando? dott.Vincenzo Cesareo - responsabile nazionale LiberiAmo l'Italia movimento politico-culturale - 05.01.2012

- responsabile nazionale LiberiAmo l'Italia movimento politico-culturale
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