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la suprema Corte Costituzionale PDF Stampa E-mail
Scritto da vincenzo cesareo   
Mercoledì 09 Novembre 2011 08:56

La nostra Costituzione in molte delle sue parti appare sana, previgente, attuale. In altre, superata, mummificata, incapace di essere al passo con i tempi. Guardiamo, ad esempio, la composizione dell’Organo che deve preservarla, garantirla: La Suprema Corte Costituzionale.

Un terzo dei giudici, così come un terzo dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura, sono eletti a scrutinio segreto dalle Camere riunite, con speciali quorum e speciali maggioranze. Si vorrebbe, così, fare in modo che siano scelte persone universalmente stimate al di sopra delle parti. In realtà, questo nobile scopo, malgrado le speciali precauzioni, non è raggiunto. Invece di nominare personalità universalmente stimate, i partiti si mettono d’accordo ed adottano il metodo brutale del quale sono maestri, cioè quello della spartizione. Dunque, una volta per uno, nominano il candidato qualunque esso sia.

Così la Costituzione va a farsi benedire. E nessuno si accorge o si straccia le vesti o, se vogliamo utilizzare un termine ora di moda, si indigna! Un proverbio siciliano recita” Col dritto non fare patto, con lo storto non fare contratto”. Cioè: col galantuomo non è necessario stabilire speciali norme e guarentigie, perché, comunque, si comporterà correttamente. Col farabutto neanche il migliore contratto ti proteggerà. In un Paese di furbi come il nostro siamo, invece, tutti convinti che la norma scritta e particolareggiata ci salvaguardi.

Ed infatti il nostro codice civile si compone di quasi tremila articoli. In questo abbaglio sono caduti anche i nostri padri costituenti. Hanno previsto che un terzo dei giudici costituzionali sia nominato dai magistrati, come se essi non avessero partito nei loro cuori ed, a volte, sulle loro bocche, ed un terzo dal Presidente della Repubblica, come se questi non avesse una vita passata nelle istituzioni, passioni politiche. Il risultato, soprattutto avendo avuto negli ultimi decenni solo Presidenti venuti dalla sinistra, è che oggi, la Corte Costituzionale, è percepita come un organo che fa una precisa politica di sinistra. Che il fatto sia vero o no, il danno è lo stesso: la sua legittimità nasceva dall’essere dedita solo all’applicazione della Costituzione, e questa legittimità è andata perduta! In politica le persone super partes non esistono. Galantuomini quanti ne vogliamo, ma l’essere super partes, in questo campo, non esiste, significherebbe non avere idee. E chi, necessariamente, le ha, ne è influenzato più o meno gravemente.

Se alcuni si spingono fino alla malafede, altri possono essere scorretti in perfetta buona fede. Oggi molti, nel centrodestra, sono convinti che la Suprema Corte abbia più volte agito aggirando la volontà popolare, superando i poteri del Parlamento, pur di dare vantaggio alla sinistra e farla vincere a tavolino, dal momento che aveva perso sul campo. Ancora una volta, anche se non fosse vero, il danno sarebbe identico. La finalità della Costituzione è stata azzerata e quella Corte che avrebbe dovuto rappresentare l’imparzialità al più alto livello, è vista come un Sinedrio che realizza colpi di mano approfittando della toga, questa volta di ermellino. All’andazzo non sfugge, certo, il Parlamento. La Costituzione ha avuto l’ingenuità di ipotizzare personalità super partes ma i parlamentari, tra i loro tanti difetti, non hanno quello dell’ingenuità.

E per questo, invece di farsi fregare da qualcuno che si proclama disinteressato, preferiscono piazzare un loro uomo o, almeno, quando questo non è possibile, sapere che è stato eletto un loro avversario/nemico. E c’è una considerazione ancor più generale. In una Nazione tradizionalmente faziosa come l’Italia è inutile sperare in una superiore qualità di disinteresse, di competenza, d’imparzialità. Dunque è bene che qualunque decisione sia presa da un organo dichiaratamente politico, che almeno di quella decisione risponda agli elettori. Nessun Consiglio dei Saggi, nessuna Corte Costituzionale, solo un Parlamento che sbaglierà ed adotterà decisioni viziate da parzialità, ma lo farà alla luce del sole e, quanto meno, essendo legittimato dal voto popolare. In Italia l’imparzialità è inverosimile. Il massimo che si può sperare è che l’ingiustizia, invece di nascere da decisioni delle lobby, corrisponda almeno alla volontà dei cittadini. Alla luce di quanto sopra, ci attende una grande fatica per cercare di rendere più idonee quelle vengono dichiarate come regole, ma che, ormai, sono diventate solo da gioco, anzi, spesso, un vero e proprio mercato delle vacche. dott.Vincenzo Cesareo - responsabile nazionale LiberiAmo l'Italia movimento politico-culturale - 09.11.2011

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