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un piano di crescita forte PDF Stampa E-mail
Scritto da vincenzo cesareo   
Domenica 06 Novembre 2011 16:16

Il premier Berlusconi, durante la conferenza stampa del dopo G20, ha rassicurato di nuovo gli italiani: la crisi è tenuta sotto controllo, in Italia si sta bene rispetto agli altri stati, i ristoranti sono sempre pieni, gli aerei anche, lo spread è solo speculazione, insomma i soliti bla, bla, bla.

È la dimostrazione che, se ci crede veramente, sinora è vissuto altrove, o, nel caso contrario, ci considera dei portatori di deficit mentali. La crisi si sente eccome, tanto che la povertà è in forte aumento, la disoccupazione, soprattutto giovanile, è intollerabile, la cassa integrazione aumenta sempre più ed i suoi costi diventati insostenibili, il precariato abbandonato a se stesso, i servizi sociali ormai estinti, i pensionati diventati innominabili. Gli investitori ignorano il nostro bel Paese, di riforme vere, strutturali sappiamo solo scriverle su foglietti che sanno tanto da studenti di scuole inferiori. Indubbiamente anche vero è che la speculazione finanziaria è sempre più assetata ed inarrestabile grazie alla totale dipendenza della politica dall’economia e dalla finanza.

Ma che ci sia sfiducia nei confronti dell’Italia di oggi è incontestabile e non è solo il risultato di cattivi speculatori. Abbiamo, infatti, il più consistente debito pubblico e nessuno ci chiede di ridurlo in un colpo solo, ma di dimostrare la capacità di assolverlo gradualmente. Sino a qualche mese fa, le previsioni di crescita del PIL italiano per i prossimi anni erano sopra l’1%. Con questa piccola ma idonea ipotesi di crescita si poteva raggiungere l’obiettivo della U.E. con una manovra di una decina di miliardi nel 2012, fino a 40 miliardi nel 2014, certamente serie, importanti, ma gestibili.

Ma i dati di crescita, oggi, non sono più realistici, visto che per l’anno venturo la crescita sembra assestarsi allo 0,3%. In riferimento a ciò, per raggiungere gli obiettivi prefissati daal U.E., ci vorranno manovre assolutamente più pesanti: 30 miliardi nel 2012 ed un centinaio nel 2014. E siccome il governo ha deciso che le pensioni non vanno toccate, le manovre cadrebbero sul resto della spesa aggredibile: sanità, scuola etc. che ammonta a circa 200 miliardi. Sarebbe necessario tagliarne almeno la metà o aumenterebbe la pressione fiscale, che è già tra le più alte del mondo, di diversi punti percentuali. Tali manovre, già difficilmente attuabili in condizioni normali, sarebbero completamente irrealizzabili da un governo con maggioranza risicata.

Ecco la motivazione per la quale i mercati sono preoccupati ed ecco la necessità di realizzare un piano di crescita forte. L’1% in più di crescita l’anno, consentirebbe di ridurre i tagli o le tasse di diverse decine di miliardi. Nel sostenere ciò, non ci si inventa nulla, non bisogna essere economisti: semplici calcoli matematici. E la matematica, si sa, non è un’opinione. Pertanto, l’unico piano di crescita per raggiungere questi obiettivi senza aumentare il deficit e/o le tasse, richiede, purtroppo, una forte riduzione delle pensioni di anzianità ed una seria lotta all’evasione per poter aumentare il reddito ai lavoratori. Siamo ancora in tempo per realizzarlo, ma con chi? Bersani, Vendola, Di Pietro, Casini, Rutelli, Fini, visto che Berlusconi e co. Hanno fallito? Manco a pensarlo! Non esiste alternativa se prima non LiberiAMO L’ITALIA. dott.Vincenzo Cesareo - responsabile nazionale LiberiAmo l'Italia movimento politico-culturale - 05.11.2011

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