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la nuova figura del mediatore nella giustizia civile italiana PDF Stampa E-mail
Scritto da franco perre   
Mercoledì 06 Aprile 2011 16:07

Conveniamo che il sistema giudiziario Italiano è da tempo al collasso. Operatori del diritto ma soprattutto gli utenti giustamente lamentiamo la crisi della giustizia legata alla lunghezza dei processi.

Una giustizia non può certo definirsi giusta se l'esito di un processo è rinviato a data da destinarsi, quando il tempo ha modificato, a volte profondamente, il contesto in cui la vicenda era nata. Le lungaggini inoltre premiano il più forte economicamente rispetto al più debole: chi ha la capacità economica di resistere al logorio del tempo un giorno di più ha comunque vinto. Premiano chi ha torto rispetto a chi invoca, a giusta ragione, giustizia. Premia il reo rispetto alla vittima.

I provvedimenti che il Governo adotta non sembrano però risolvere il problema, ma danno il segno di una resa incondizionata. Il segno di una incapacità o non volontà di affrontare i veri nodi del problema. Per quanto attiene la giustizia penale il Governo ritiene di risolvere il problema modificando i termini della prescrizione. Ma la prescrizione è la negazione della giustizia. La prescrizione è un colpo di spugna che cancella tutto. E' un colpo di spugna che premia il possibile colpevole e mortifica non solo gli innocenti ma anche le vittime. Che significato ha preventivamente ridurre i tempi del processo se contestualmente non si pone la magistratura nelle condizioni di celebrare il processo in un congruo termine.

Basterebbe una semplice verifica del carico assegnato ai singoli magistrati per rendersi conto che il cosiddetto "processo breve" ottenuto con la modifica dei tempi di prescrizione è una mistificazione, uno specchietto per le allodole, un spot da dare in pasto all'opinione pubblica e contestualmente un enorme regalo a chi delinque. Il giusto processo è quello che mette in grado il giudice di emettere una sentenza sia essa di condanna o di assoluzione. Il giusto processo si ha allorquando una vicenda termina con una sentenza. La giustizia civile è in piena agonia, soffocata anche da provvedimenti sbagliati.

Si è iniziato anni addietro con l'abolizione delle Preture, la istituzione delle sezioni stralcio affidate ai G.O.A. e la trasformazione dei Tribunali da organi giudicanti collegiali in monocratici. Si è continuato con la introduzione dei Giudici di Pace. In tutti questi anni inoltre si è visto aumentare il ruolo di operatori non togati. Non solo i giudici di Pace. Gli uffici giudiziari sono retti in tante realtà da giudici onorari. Per quanto attiene la nostra realtà presso il Tribunale di Paola prestano la loro opera diversi giudici onorari, mentre la sezione di Scalea sarebbe chiusa da tempo se non ci fosse l'encomiabile lavoro di due giudici onorari.

In questo contesto, nella più totale indifferenza collettiva, nel silenzio degli organi di informazione l’attuale governo ha aggiunto un nuovo tassello al piano di demolizione della Giustizia pervenendo alla certificazione della incapacità di risolvere il problema. Il Governo non volendo risolvere il problema per quello che è sempre stato (carenza di uomini e mezzi rispetto alla mole di lavoro) ha ritenuto di imboccare una pericolosa e incostituzionale scorciatoia:la privatizzazione della giustizia civile.

Il 21 Marzo, nonostante le perplessità di ordine organizzativo, è entrato in vigore il decreto legislativo n. 28 del 4.03.2010 avente ad oggetto l’attuazione dell’art. 60 della legge 18.06.2009 n. 69 in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali. Il richiamato decreto introduce nell’ordinamento Italiano il così detto “Organismo” che sarebbe l’Ente pubblico o privato, presso il quale può svolgersi il procedimento di mediazione e la figura del “Mediatore” che è la persona o le persone fisiche che, individualmente o collegialmente, svolgono la mediazione.

Dal 21 marzo il cittadino che intende far valere i suoi diritti in sede civile non potrà più adire la Autorità Giudiziaria. Dovrà rivolgersi a un Organismo presente sul territorio e chiedere che quest’ultimo nomini un mediatore con il compito di conciliare, di comporre la controversia. Per come accennato l’Organismo è un Ente pubblico o privato che dovrà essere autorizzato a svolgere il procedimento di mediazione. Allo stato gli unici enti pubblici che hanno richiesto di essere autorizzati alla mediazione sono le Camere di Commercio, mentre i privati, intuendo la potenzialità economica della introdotta riforma, si sono tuffati a capo fitto dando vita a Organismi che hanno ottenuto dallo Stato l’autorizzazione a esercitare la mediazione.

E' del tutto evidente che il Governo, in presenza del problema giustizia, ha inteso imboccare una precisa strada: abdicare al compito Istituzionale di rendere giustizia e delegare il compito ai privati. Ma anche questa è una via che nega al cittadino giustizia. Se per come argomentato la lungaggine è indice di denegata giustizia lo stesso può dirsi della mediazione. La mediazione è una soluzione intermedia tra due centri di interesse. Ma mentre un centro di interesse è conforme al diritto l'altro non lo é. In una lite i litiganti non possono avere tutti ragione. Ci sarà chi ha ragione e chi ha torto e la mediazione piegherà il giusto diritto di chi ha ragione alla opportunità di una soluzione sollecita. E' noto il detto: pochi maleddetti e subito. Ma pochi, maledetti e subito è la negazione della giustizia.

La giustizia è il giusto in tempi ragionevoli. Nella mia esperienza professionale quante volte ho assistito a lavoratori dipendenti, che reclamavano il giusto pagamento del loro lavoro, accettare mediazioni mortificanti unicamente per evitare i tempi di un giudizio. Lo stesso termine mediazione ha in se il significato di rinuncia all'accertamento del diritto. Quando poi la mediazione è delegata a privati, come nel caso in esame, l'abdicazione dello Stato ai suoi compiti istituzionali è completa. Si obbietterà che i mediatori sono figure "prive, in ogni caso, del potere di rendere giudizi o decisioni vincolanti per i destinatari del servizio medesimo".

Che il cittadino, una volta espletata con esito negativo la procedura di mediazione, potrà adire l'autorità giudiziaria. Ma la mediazione è comunque obbligatoria, l'esito potrà essere oggetto di valutazione nell'eventuale successivo giudizio, ha comunque delle spese che saranno aggiuntive alle spese del giudizio. Per chi intenderà sentire accertato il suo buon diritto sarà comunque una ulteriore perdita di tempo, un ulteriore mezzo per allontanare nel tempo l'accertamento del suo diritto, un ulteriore prezzo da pagare. Franco Perre - 06.04.2011

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