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i problemi ed i dubbi sulla sanità italiana e quella calabrese in particolare... PDF Stampa E-mail
Scritto da salvatore belmonte   

L'Italia,è sotto gli occhi di tutti,sta cambiando ed il cambiamento è talmente radicale che sta travolgendo tutti,senza ,tuttavia,che il ceto politico,in generale,dia segnali di risveglio(o meglio,senza che il ceto politico assuma provvedimenti responsabili,

(a tal proposito sottolineo l'abolizione,da parte del consiglio regionale della Calabria, con voti trasversali, dell'incompatibilità delle cariche politiche).L'economia è in crisi,la società è in crisi e la crisi coinvolge,naturalmente, anche la sanità. L'organizzazione della sanità a livello nazionale è da rivedere,non parliamo poi della sanità calabrese(badate,parlo di organizzazione e non di qualità delle prestazioni sanitarie che,nonostante tutto, rimangono tra le migliori del mondo).

La riorganizzazione della rete ospedaliera porta,necessariamente,ad una contrazione dei posti letto,degli organici ed alla chiusura di alcuni ospedali. Il sistema,cosi organizzato non da più stimoli ai giovani medici portando gli stessi ad un disamore verso il sistema stesso,inoltre,gli inviti,da parte di fantomatiche associazioni a difesa dei diritti dell'ammalato,stimolate anche da alcuni politici senza scrupoli,crea ancora di più,disamore verso la professione medica ospedaliera,ragion per cui i giovani medici specialisti cercano di inserirsi nel privato rincorrendo stimoli economici,anche in considerazione del fatto che la carriera nell'ospedale è ancora legata all'appartenenza a questo o a quel carrozzone politico.Alcune scuole di specializzazione incominciano ad andare in crisi in quanto scarseggiano le iscrizioni.Le riforme non decollano, i concorsi sono bloccati ed il merito ha poco valore.I primari vengono scelti dai direttori generali e la frittata è pronta!Per non parlare delle lauree brevi, quanta confusione hanno creato e creano,sia per il titolo di "dott." sia per i possibili utilizzi che molti,impropriamente, ne fanno.(Nella disciplina di ortopedia c'è uno scempio totale!)Ridare ai medici,specialisti veri,la possibilità di riappropriarsi delle proprie funzioni e competenze,( punendo, severamente,gli abusivi),che dovranno essere utilizzate al servizio degli ammalati.

Queste sono solo alcune delle cause che dovrebbero spingere un governo serio,le regioni e l'università a programmare diversamente la sanità.Una visione attuale della sanità richiede l'abbandono della concezione ospedale- centrica dell'assistenza.Oggi il ricovero ospedaliero,deve necessariamente, essere riservato, solo ed eslusivamente, ai casi acuti,riservando il trattamento delle altre patologie al territorio(poliambulatori "capaci"di effettuare diagnosi e terapia idonee.Per questo motivo non è più necessario disporre di un numero elevato di nosocomi a bassa qualificazione sotto il profilo delle strutture nonchè delle risorse umane,mentre è aumentata la necessità di disporre di pochi ospedali,ma ad elevata e sofisticata specializzazione!

La storia della medicina italiana la possiamo sintetizzare in tre periodi:il primo che arriva fino agli anni 45-50 vede nel medico di famiglia il perno su cui poggia l'assistenza sanitaria.Il secondo,che raggiunge gli anni ottanta,fa dell'ospedale il centro di riferimento della diagnosi e cura delle patologie.Il terzo periodo,quello odierno,si basa o dovrebbe basarsi, su un'osmosi tra attività territoriale e funzioni ospedaliere.La sanità, principalmente quella meridionale,è rimasta ancorata al secondo periodo e continua ad avere ancora,una visione "ospedalocentrica" della sanità,anche perchè sul territorio manca tutto o quasi.

A mio parere,continuare a mantenere in vita piccoli ospedali,le cui potenzialità sono necessariamente limitate e pertanto,in alcuni casi pericolosi,è un assurdo organizzativo al quale va posto rapidamente rimedio.E' tuttavia,necessario che i due momenti, attivazione del territorio-trasformazione degli ospedali siano sincroni,poichè molte prestazioni fornite dai nostri ospedali meridionali sono necessarie, seppure allo stato,per quanto accennato,"improprie".

Per questo motivo,è necessario, contemporaneamente,alla chiusura-trasformazione dei nosocomi,garantire l'offerta delle predette prestazioni in sedi territorialmente idonee.Un sistema che va rifondato necessita di un piano globale e concordato.Per quel che concerne l'alto tirreno cosentino,credo che bisognerebbe organizzare la rete sanitaria nel modo seguente:un ospedale degno di questo nome,ubicato nel centro della costa,con tutti i reparti resi efficienti(Cetraro);due poliambulatori (Paola-Praia)polispecialistici,ben attrezzati in grado di trattare le patologie croniche;il territorio con tutta una serie di poliambulatori specialistici attrezzati per diagnosticare e curare e/o prevenire le malattie.Questo schema, a mio giudizio,permetterebbe di risparmiare molto e di garantire prestazioni sanitarie efficaci in sintonia con i nuovi ritrovati della scienza medica.

La responsabilità degli amministratori nazionali,regionali e locali verso le giovani generazioni,devono tener conto dello "sfascio" in cui versa uno dei settori preminenti,se non il più importante,della vita dell'individuo che è la sanità, per la salvaguardia della salute pubblica.(Salus publica suprema lex). Pertanto è necessario un ampio dialogo tra tutte le forze politiche nel tentativo di trovare una soluzione plausibile al problema dei problemi:la salute pubblica! dott. Salvatore Belmonte - 03.01.2011

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