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i patronati del nostro territorio, quale futuro? PDF Stampa E-mail
Scritto da salvatore marino   

Già dal lontano 1947 la funzione dei patronati viene regolamentata da leggi dello Stato che recitano :i patronati sono enti di assistenza sociale senza fini di lucro,costituiti dalle confederazioni o dalle associazioni nazionali dei lavoratori,che hanno l’obiettivo di informare,assistere e tutelare i lavoratori dipendenti ed autonomi,i pensionati ed i singoli cittadini.

Nel 2001  la legge 152/2001  “Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale” ridefinisce il ruolo dei patronati, meglio precisando le funzioni di informazione, consulenza, assistenza e tutela che essi possono svolgere nei confronti dei lavoratori e dei cittadini in quanto a sicurezza sociale , a prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale; a prestazioni di carattere socio-assistenziale;a conoscenza della legislazione e a sicurezza sociale, in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro nei confronti dei lavoratori e nei confronti della pubblica amministrazione e dei datori di lavoro privati;all’art. 13  prevede che il fondo Patronati sia costituito dal prelievo dello 0,226% del gettito dei contributi previdenziali obbligatori,risorse che non derivano dal bilancio dello stato ,ma dai lavoratori e dai datori di lavoro , la legge prevede inoltre che tali istituti possano svolgere attività di supporto alle autorità diplomatiche e consolari italiane all'estero .

Le attività quotidiane dei patronati sono di consulenza,di aiuto e di assistenza,quali: pensione di anzianità, pensioni di vecchiaia e di invalidità, pensioni ai superstiti nel settore pubblico e privato; assegni sociali e pensioni agli invalidi civili, assegni al nucleo familiare, versamenti volontari ed estratti contributivi, supplementi e ricostituzioni delle pensioni, infortuni sul lavoro e malattie professionali.

Oggi i  Patronati ,a differenza del passato impegnati nella tutela dei diritti dei lavoratori culturalmente ed economicamente meno abbienti nei confronti degli istituti  previdenziali, sono sempre più impegnati nella informazione e nella consulenza guidando i cittadini  nella previdenza ed aiutandoli ad utilizzare in modo intelligente e razionale le opportunità  che gli offrono lo stato sociale,non solo,ma si propongono anche come supporto per coloro che vivono in situazione di disagio e di svantaggio:dai disoccupati ,ai pensionati ai diversamente abili.

I patronati con le loro sedi provinciali zonali e comunali sono presenti   in modo capillare su tutto il territorio nazionale,  anche in comuni disagiati o isolati in cui i servizi resterebbero lontani o irraggiungibili,e, la   rappresentatività dei patronati spesso non è data dal numero delle pratiche definite positivamente  valide ai fini del finanziamento, ma  dal

complesso dell’attività svolta, spesso soltanto di consulenze che non si traduce nella presentazione di alcuna pratica, ma costituisce ugualmente un   aiuto   per i cittadini,basta pensare  alla quotidiana verifica delle posizioni contributive dei lavoratori   , alla  verifica degli indebiti ,al sollecito di una pratica affinché venga “trattata” secondo giustizia .  Ai patronati si affidano lavoratori e pensionati perché li ritengono responsabili,disponibili e competenti .

Detto ciò,c’è da riflettere,però, sulla realtà dei  patronati del nostro territorio,diversa per molti aspetti dalle realtà di altri territori,difatti da tempo,i patronati sono scippati delle loro funzioni forse perché considerati   portatori di contenzioso,ma soprattutto di giustizia,equità,ma da chi vengono scippati?

Vengono scippati da  impiegati e funzionari di uffici pubblici che non informano i cittadini dell’azione, della funzione e della presenza sul territorio dei patronati,perché? perché sono loro che trattano in modo privatistico le pratiche previdenziali o /e assistenziali istaurando con il cittadino rapporti molto privati.

Viene da chiedersi quali interessi si nascondono dietro il disbrigo di pratiche previdenziali o assistenziali da parte di medici e/o impiegati di strutture pubbliche , che invece avrebbero il dovere,considerata l’appartenenza al pubblico impiego,di informare ed indirizzare i cittadini verso i patronati  presenti sul territorio,questi comportamenti ,invece, scippano i patronati  di risorse,quelle risorse che li tengono in vita e   scippano il cittadino di libertà e ….non solo.

Questi comportamenti,nella nostra realtà,sono ormai consuetudine che porta a confusione di ruoli ed istaura  rapporti privatistici tra ente pubblico e privato che è molto grave e compromettente. Questi comportamenti non sono di buono auspicio per un futuro del patronato sul nostro territorio;se si vuole un patronato che continui a rappresentare i cittadini e  la legalità,che continui ad esistere sul territorio ,anche per fare in modo che le pratiche vengano trattate, in qualche modo secondo giustizia,si smetta con la privatizzazione dei servizi previdenziali ed assistenziali ed ognuno,nel rispetto dei propri ruoli, faccia il proprio lavoro correttamente ed  un po’ di corretta informazione. Salvatore Marino - 17.12.2009

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