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consigli non richiesti, le cose non dette e le favole di Fedro PDF Stampa E-mail
Scritto da antonello troya   

Ad ogni consultazione elettorale ci tocca sorbire le pseudo analisi di altrettanti pseudo analisiti politici, che azzardano chissà quali inciuci, intrecci di qualsivoglia natura pur di godere di qualche ora di ribalta mediatica.  

Ho letto sino ad ora tutto quanto questo pregevole sito ha inteso pubblicare: dall’analisi dell’ex sindaco sconfitto, sino a quelle di Enzo Grosso, caro amico ma, purtroppo, non altrettanto attento alle vicende politiche degli ultimi anni, passando per Salvatore Fabiano e Salvatore Perrone. Guarda un po’ tutti dalla stessa parte politica. O comunque non certamente vicini a Granata. Ma andiamo per ordine. Devo ammettere che ho riletto una decina di volte l’intervento di D’Aprile, pubblicandolo anche sul “Domani della Calabria”, riuscendo ad apprendere, però, ben poco, se non tratti oscuri di uno stato sociale che non mi appartiene.L’ex sindaco ha fatto spesso ricorso, durante il suo mandato e anche durante la campagna elettorale, ad interventi caratterizzati da difficile interpretazione. Probabilmente è dotato di dialettica superiore a noi comuni mortali, ma siccome siamo tra i tanti dotati di diploma e di laurea, e per di più in materie letterarie, allora la domanda arriva spontanea: Ma che ha detto? Riporto fedelmente: “Padroni di Turno dello stesso PD”; “Fanghi detritici di maleodoranti esalazioni, germogliano i tanti presunti “Petalini” di adolescenziale profumo”; “Rospi ingrassati che si gonfiano a dismisura. Dalla fame, mai saziata, divorano, incalliti, i loro stessi girini”. E ancora l’ex sindaco incupisce quando parla di “ammanchi di contabilità delle Cooperative di Edilizia Economica e Popolare, dell’Icmep, della Cassa di risparmio che ha provocato i fallimenti di diversi operatori e di qualche (oggi benemerito) imprenditore edile e che in funzione di questa specifica “debolezza”, ha contribuito a dare inizio ad investimenti, in questa città, di ignoti operatori, poi finiti sulle cronache di mafia”. Non mi piace: voglio i nomi. Voglio il nome di chi si professa “burattinaio dell’ultima ora  patrocinando propri candidati (incappucciati)”. Vogliamo i nomi, caro architetto, abbiamo il diritto di sapere. In questa sede mi sono ripromesso di non essere prolisso, per cui farò riferimento ad una prima favoletta di Fedro, “La rana e il bue”.“Una volta, in un prato, una rana vide un bue e presa dall’invidia di tanta grandezza gonfiò la pelle rugosa: allora interrogò i suoi figli chiedendo se fosse più grande del bue. Essi risposero di no. Di nuovo tese la pelle con sforzo più grande e chiese se fosse più grande. Essi (i figli) risposero: il bue. Infine indignata mentre si vuole gonfiare più fortemente, giace con il corpo scoppiato”.L’amico Enzino, invece, sembra sia stato tirato per la giacca affinché noi comuni mortali senza alcuna cultura politica, potessimo godere delle sue considerazioni. Non ricordavo avesse qualità eccelse di analista politico. Forse ai tempi di Zaccagnini. Forse ai tempi della Dc. Forse ai tempi di Mauro D’aprile. La politica, specialmente quella locale, non ha bisogno di commissioni: chi ha vinto governa, chi perde fa opposizione. Amministrare un paese non ha bisogno d’altro. Chi ci mettiamo dentro poi, l’ex sindaco? Io suggerirei pure Nicola Riente, Salvatore Perrone, Palmiro Perrone e Mauretto Grosso, solo per fare alcuni nomi. Una commissione, ovviamente, che dovrà ricevere dei compensi. Ecco allora che rientrano dalla finestra coloro i quali la popolazione ha messo alla porta. No, caro Enzo, i tuoi consigli sanno di prima repubblica. Quella stessa che le menti eccelse che tu reclami a gran voce hanno bocciato ormai da tempo. Chiudo suggerendo un’ultima tavoletta di Fedro dal titolo “I vizi degli uomini”. “Giove ci impose due bisacce: ci diede dietro le spalle quella (la bisaccia) piena dei propri difetti, sospese davanti al nostro petto quella dei vizi altrui. Per questo motivo non possiamo vedere i nostri difetti; non appena gli altri sbagliano siamo giudici severi”. Antonello Troya - 01.07.2009

 

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