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la cultura della legalità e la cultura del verde pubblico alla prova dell’inciviltà: una valida ragione per sollecitare l’intervento della cittadinanza attiva PDF Stampa E-mail
Scritto da antonio d'anello - francesca ugolino   
Sabato 10 Giugno 2017 06:57

Il deprecabile atto vandalico che nelle scorse notti ha visto quali indifese “vittime” gli alberi da poco piantati nel viale di ingresso al centro della Marina di Belvedere Marittimo, richiama ancora una volta l’attenzione al tema oramai oggetto di vivaci dibattiti sulle piattaforme social e non.

Come spesso accade, invece, tale tema non ha riscosso lo stesso interesse nelle associazioni, nei partiti politici e negli amministratori, che nulla hanno ritenuto opportuno fare oltre a meritorie pubblicazioni di articoli apparsi su quotidiani on-line e cartacei.

Apprezzabili, doverose e condivise, dunque, le prese di posizione finalizzate a stigmatizzare le condotte dei balordi che hanno estirpato i piccoli alberi. Ma, questo è solo l’ultimo degli atti che si susseguono in questa vicenda iniziata i primi giorni del mese di ottobre del 2016.

Si tratta di una questione “spinosa” in merito alla quale occorre prendere posizione senza lasciarsi trascinare da atteggiamenti orientati dalla contrapposizione politica, che rischierebbe di rendere miope il nostro intervento sul punto.

In questa occasione emergono interessi di tutti, NESSUNO ESCLUSO. Sono coinvolte le persone di destra, di sinistra e di centro, gli atei, i cattolici, le donne, gli uomini ed i bambini. Il VERDE pubblico è patrimonio di tutti, un bene comune che arricchisce gli sguardi di ogni passante, anche il più distratto, e contribuisce a migliorare in modo diretto e non la quotidianità di chi può goderne.

Pertanto, cerchiamo di ricostruire la vicenda nella speranza che si possa trovare una piattaforma di lavoro comune.

Le questioni che si intrecciano sono diverse, e occorre tenerle ben separate al fine di evitare strumentalizzazioni sterili e di basso livello: da un lato, i fatti più recenti, sui quali ci siamo già espressi e che impongono una condanna unanime, e dall’altro, le vicende pregresse.

Anche queste ultime meritano attenzione.

Lo sradicamento dei pini è stato deciso con ordinanza di somma urgenza n. 46, del 1 giugno 2016, con la quale si specifica l’accertata “urgenza dell’abbattimento, estirpazione, taglio e potatura di alcuni pini” e si prevede “l’ordine di immediata esecuzione dei lavori”.

I lavori sono stati realizzati parzialmente i primi giorni di ottobre del 2016 per poi essere completati nel mese di aprile 2017.,

Nel mese di maggio 2017 al posto dei pini sono stati piantati degli alberi dalle foglie scure (prunus).

Un’attenta analisi di questi dati sollecita non poche considerazioni.

Quanto mai discutibile appare l’esecuzione dei lavori di un’ordinanza di necessità ed urgenza dopo più di 90 giorni dalla data di adozione dell’atto. Starete pensando, l’importante è la sostanza. Ma, in questo caso viene spontaneo domandarsi: c’era urgenza o non c’era?

Delle due l’una. Se l’intervento fosse stato davvero urgente, andrebbe “rimproverata” l’impresa che ha eseguito in ritardo i lavori. In assenza di urgenza, invece, da redarguire sarebbero gli amministratori comunali, che colorano di necessità situazioni che rientrano nell’ordinario.

Ovviamente, le obiezioni appena riportate vengono amplificate con riguardo al completamento dell’opera, che risale ad aprile-maggio 2017.

Sintetizzando: un’urgenza così necessaria da durare quasi 365 giorni.

Apprezzabile il successivo intervento “riparatore”. Piantare nuovi alberi per sostituire i precedenti è doveroso. Tuttavia, anche rispetto a questa scelta forse si poteva procedere con maggiore prudenza e accuratezza. Il prunus è un albero dal colore poco acceso, che spicca nei grandi prati verdi grazie al contrasto di colori. Nel viale di color bitume nero pare non sortisse lo stesso effetto.

Dagli errori ed a volte dagli orrori (quali la estirpazione violenta degli alberi da poco piantati) può scaturire una riscossa che può essere favorita dall’attivazione di energie da parte della cittadinanza “attiva”.

Cosa possiamo concretamente fare?

Ci rivolgiamo a tutti i tecnici, agronomi o chi altro possa dare una mano al fine di individuare le piante che si adattano al meglio con il contesto in cui dovranno essere piantate, e che – ciò sarebbe auspicabile – rispecchino il territorio.

Ancora più apprezzabile, ma forse  utopico, sarebbe unire le forze e le competenze per redigere un PIANO VERDE, con regole precise in grado di condizionare le future scelte delle prossime amministrazioni.

Speriamo, dunque, che la cultura della legalità e del verde pubblico superino la prova dell’inciviltà attraverso un quanto mai “necessario ed urgente” intervento della cittadinanza attiva. Antonio D’Anello - Francesca Ugolino - 10.06.2017

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