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Carta costituzionale: un No per tutelare l'ambiente per le future generazioni PDF Stampa E-mail
Scritto da carmine quintiero - federazione verdi calabria   
Martedì 29 Novembre 2016 19:52

Proprio qualche giorno fa, l'organizzazione mondiale meteorologica (WMO), ha annunciato che la concentrazione di C02 in atmosfera ha superato le 400 parti per milioni.

E’ un dato drammatico che indica come siamo entrati in una nuova era climatica che comprometterà il futuro del pianeta e delle generazioni che verranno. In sintesi, siamo di fronte a una minaccia alla sicurezza globale del pianeta ed i modi di produrre dovrebbero cambiare verso una loro conversione ecologica e le legislazioni adeguarsi a questo cambiamento epocale per garantire un futuro equo e sostenibile.

L’eventuale revisione (art.138) della Costituzione, che è la legge fondamentale dello Stato, dovrebbe contenere nei suoi principi il tema di questa sfida epocale: la lotta al cambiamento climatico, il principio di precauzione, la sostenibilità ambientale, la tutela dei territori e il diritto alla partecipazione nelle scelte che incidono sull'ambiente…

Le modifiche costituzionali votate dal parlamento non solo hanno perso un'occasione storica non inserendo in Costituzione i principi menzionati, ma sono portatrice di un modello economico che riproduce gli errori del passato come per esempio quello delle grandi opere, che hanno prodotto solo debito, anziché quello della manutenzione e messa in sicurezza dal rischio sismico e idrogeologico e non è un caso che le grandi banche mondiali o istituti finanziari come JP Morgan, Goldman Sachs e Fitch, alcune delle quali responsabili della crisi dei subprime del 2008 e di aver inquinato con titoli tossici l'economia mondiale, sostengono il Sì alle modifiche costituzionali unitamente al Governo e Confindustria. Pertanto le modifiche apportate alla Costituzione non affrontano il problema della modernizzazione, tanto decantata, di cui l'Italia avrebbe bisogno, rappresentata dalla grande sfida legata alla conversione ecologica di modelli produttivi inquinanti e del recupero del territorio.

Nelle costituzioni di altri paesi europei l'ambiente ha un ruolo importante e rilevante. In Francia nel 2003 è stata emanata la Carta dell’Ambiente che fa parte della Costituzione ed enuncia il principio di precauzione, la sostenibilità, il ruolo dell’educazione e della ricerca nella tutela e nella valorizzazione dell’ambiente. In Germania, l'art. 20 del Grundgesetz (la costituzione tedesca) prevede che lo stato debba tutelare l'ambiente anche in veste di responsabile per le future generazioni. La costituzione spagnola riconosce il diritto dei cittadini a godere di un ambiente adeguato per lo sviluppo della persona e il dovere quindi di conservarlo.

Cosa prevedono invece le modifiche costituzionali votate dal Parlamento italiano? Attraverso la modifica del titolo V ed in particolare dell'art.117 e dell'art.75, si delinea una visione dell'Italia tutta centrata proprio su quel modello economico e industriale responsabile non solo dell'attuale crisi economica e sociale ma di una profonda crisi ambientale e quindi anche sanitaria. Con la modifica dell'art.117 (clausola di supremazia) si arriva a una costituzionalizzazione della legge obiettivo e del decreto "sblocca Italia" concentrando nelle esclusive "mani" del governo le autorizzazioni su porti, trivelle, infrastrutture, energia, centrali a carbone, inceneritori, eliminando qualsiasi possibilità di partecipazione delle comunità e dei governi locali nelle decisioni. Non è un caso che le lobby del petrolio e Confindustria si siano schierate per il Sì.

Proprio il suo presidente, l'estate scorsa, motivava il Sì al referendum non per ragioni politiche ma economiche. È qui la sostanza, per nulla segreta, delle modifiche: far ripartire l'Italia piegando l'ambiente e la sua tutela a quelle logiche che vorrebbero il nostro paese essere terra di conquista per cementificatori, asfaltatori e petrolieri. Tuttavia la strada scelta non porterà benessere e occupazione duratura oltre a non fornire adeguate garanzie ambientali. Nelle modifiche, poi, non vi sono pesi e contrappesi che consentano di dare pari dignità di rango costituzionale alla tutela dell'ambiente ma impediscono che la Corte Costituzionale  si pronunci, come ha già fatto con la sentenza n.7/2016, con cui la Consulta ha dichiarato incostituzionali parti rilevanti del decreto "sblocca Italia" per violazione dell'articolo 117 della Costituzione che oggi si vuole modificare con il referendum. Quella sentenza della Consulta portò o costrinse il governo a ritirare alcune norme dello Sblocca Italia relativamente alle trivellazioni petrolifere. Con l'art.117 modificato, il governo, se dovesse vincere il Si, potrà decidere tutto da solo senza confronto alcuno su perché e dove trivellare. Mentre ci sono molte regioni che puntano sulle energie rinnovabili, il governo con le modifiche si prende in via esclusiva la delega su energia perché, come le sue ultime decisioni dimostrano, punta sulle fonti fossili che hanno già portato ad un aumento del 2% delle emissioni di CO2 nel 2015. Inoltre, con la previsione della clausola di supremazia, prevista sempre all'interno dell'art.117, il governo potrà decidere evocando a sé le decisioni anche su tutte le rimanenti competenze regionali qualora l'interesse economico e nazionale lo richieda. Si tratta di un vero e proprio commissariamento dei territori che potranno subire progetti ad alto impatto ambientale senza poter dire nulla.

La visione complessiva di queste modifiche mettono in subordine e annullano ogni effetto di tutela dell'ambiente e ha una conseguenza diretta sugli articoli 9 e 32 della Costituzione pur non essendo stati modificati. Atti che abbiamo già visto con Ilva a Taranto dove il diritto alla salute è stato cancellato anteponendo lo sviluppo economico alla vita. La tutela del paesaggio con l'art. 9 diventa una mera enunciazione non supportata da quei pilastri normativi che possono evitare che una collina o un monte intero siano spazzati via senza che le comunità o i governi locali possano dire qualcosa, perché tutto sarà deciso dal governo. Per fare un esempio, la TAV del Brennero: con il nuovo art.117 della Costituzione potranno essere cancellate storiche vallate e importanti vigneti che sono vanto e orgoglio della produzione di vino in Italia, tacitando i governi e le popolazioni locali.

Negli Usa i cittadini insieme alle presidenziali votano anche centinaia di referendum locali su vari argomenti. In Germania la partecipazione della popolazione è prevista anche negli strumenti di pianificazione urbanistica e nelle grandi opere come il referendum sul progetto alta velocità della stazione Stuttgart 21. Mentre in Europa e in Italia assistiamo a una domanda sempre crescente di partecipazione alla vita pubblica da parte dei cittadini, con queste modifiche si riducono gli spazi di democrazia e si cancella la sovranità popolare che viene trasferita al capo del governo.

Per presentare leggi d'iniziativa popolare la nuova norma interviene disincentivando questo strumento triplicando le firme necessarie portandole a 150 mila e se poi i cittadini vorranno chiedere di abrogare una brutta legge, le firme passano da 500 mila a 800 mila. Già era molto complicato raccogliere 500 mila firme per presentare un referendum abrogativo, con 800 mila sarà quasi impossibile senza i necessari mezzi per autenticare le firme da raccogliere, senza le risorse necessarie, senza un apposito servizio statale.   Per tali ragioni i Verdi sostengono il No al referendum costituzionale del 4 dicembre e trovano incomprensibile chi sostiene che votare le modifiche sia il meno peggio come se la nostra Costituzione fosse il peggio ed è inaccettabile che molti stiano facendo la campagna per il Sì o per il No a prescindere dal merito dando un significato esclusivamente politico sul futuro del governo.Carmine Quintiero - Federazione Verdi Calabria - novembre 2016                                                                

 

 

 

 

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