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faccia a faccia: Pino Aprile e Orlandino Greco PDF Stampa E-mail
Scritto da fabrizia arcuri   
Sabato 24 Settembre 2016 08:46

È la Piazza Maggiore de Palma della città Scalea (Cs) che ospiterà, domenica 25 alle 19.00, l’incontro tra il giornalista scrittore Pino Aprile e il Consigliere Regionale della Calabria Orlandino Greco, evento patrocinato dal comune della cittadina tirrenica.

Promosso dall’UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) Cosenza, nella persona del suo presidente Antonello Grosso La Valle, è il secondo appuntamento di un progetto condiviso dal titolo “Meeting sul Mezzogiorno. Il Sud che parla, si scopre e dialoga”. Il Meeting sul Mezzogiorno nasce dal basso come format socio - culturale per illustrare varie riflessioni, approfondire il dialogo e delineare idee progettuali sul e per il Mezzogiorno. Raccogliere tracce e testimonianze del pensiero di intellettuali e studiosi ma anche di tutti quegli attori territoriali pubblici e privati: associazioni, istituzioni, scuole, sindacati, università e imprese che, già al tempo delle prime ipotesi di intervento al Sud, avevano individuato nella coesione sociale, nelle responsabilità diffuse e nel valore della comunità i principi portanti di una politica di promozione e sviluppo concreto delle regioni meridionali e del Paese. Un’Italia e un Sud fatti di uomini e donne impegnati nella costruzione di un’effettiva unità nazionale, che coniughi sviluppo economico e coesione sociale.

Tra agorà e agone si confronteranno in un faccia faccia il meridionalista per antonomasia Pino Aprile che, con “Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali” (Ed. Piemme) uscito nel 2010 e diventato un vero e proprio caso editoriale, ha aperto uno spartiacque sulla vera storia dell’Unità d’Italia, una lente d’ingrandimento sui soprusi e le atrocità perpetrati da coloro chiamati liberatori ed eroi. E l’Onorevole Orlandino Greco, il Meridionale antimeridionalista, che già in “L’Italia del Meridione. Fuori questione” (Falco Ed., 2014) scritto con il professore Giuseppe Ferraro, aveva delineato la strada per una visione nuova della storia del Sud e disegnato nuovi percorsi per rilanciare l'economia delle regioni meridionali. E posto le basi del Movimento “Italia del Meridione”, appunto, di cui oggi l’onorevole Greco è leader, e che da lì si organizzava e prendeva le mosse per un progetto politico autonomo che si pone come alternativa - a dirla con le sue parole - ai “fallimentari” partiti tradizionali e alle lobby centraliste che dai Palazzi, da Roma, governano il Paese.

Un incontro dibattito tra Storia passata e futuro, tra posizioni simili, similari, divergenti.  Ma entrambe sotto un unico emblema Meridione senza questione. Il Sud é la forza trainante di una nuova economia e soprattutto di una nuova politica?

Due testi e soprattutto due tesi a confronto “Carnefici. Fu genocidio: centinaia di migliaia di italiani del sud uccisi, incarcerati, deportati, torturati e derubati” (Ed. Piemme, 2016) di Aprile e “Italie - Dalla nazione all’unione autonomie e nuovi soggetti sociali” (Rubettino, 2016), scritto a quattro mani da Greco e dal professore Giuseppe Ferraro, docente di Filosofia Morale all’Università Federico II di Napoli.

Un passato quello di Aprile che brucia e che contrappone ai vincitori i vinti, alle menzogne la verità, agli eroi i carnefici, “Fu genocidio: centinaia di migliaia di italiani del Sud uccisi, incarcerati, deportati, torturati, derubati. Ecco le prove”. 5 anni di ricerca condensati in 463 pagine, di date, numeri, fatti, storie, memorie “minori” di paesi rasi al suolo, di nomi tanti nomi…quelli che forse mancano ai crani esposti a Torino nel Museo, di Antropologia Cesare Lombroso. “Sono atrocità degne della ferocia dell’Isis. Per molto meno, sono stati processati e condannati ufficiali e gerarchi nazisti. Ma in Italia, invece,

agli autori di quei crimini di guerra sono andate medaglie, promozioni e, talvolta, piazze e strade dedicate in quegli stessi paesi che insanguinarono. Monumenti ai carnefici”.

Così sentenzia il meridionalista che non trova giustificazione alcuna al passato e che in un futuro che è già cominciato, vede nella diffusione della consapevolezza di cos'era e cosa può tornare a essere il Sud, l'unico modo per sconfiggere l'opera di colonizzazione, spoliazione e dequalificazione del Mezzogiorno, che da 150 anni viene condotta, pur al variare dei governi e delle politiche: dall'occupazione dei re sabaudi al fascismo, alla Repubblica, dalla destra alla sinistra.

Un futuro, invece, quello prospettato in Italie, che pur partendo dalla costatazione che una falsa storiografia, imposta dall’alto, ha generato confusione e mistificazione, “un’invenzione che si è risolta in equivoco del Sud” (C. Borgomeo), si pone con una nuova visione: un meridionalismo non di forma ma di sostanza superando rivendicazioni e lamentele nell’indirizzo di una rinascita seria e concreta delle realtà del Sud con politiche economiche e finanziarie capaci di creare sviluppo. I pilastri sono i territori e le comunità, storie e culture,  identità e dignità, nella formazione di nuovi soggetti sociali: “gli “ambienti” sono espressioni di soggetti, i “territori” sono soggetti sociali”.

Non un’Italia a doppi, tripli binari, come da molti definita, ma Italie! E in un dialogo tra filosofia e politica, in un ragionamento dialettico tra tesi e antitesi trova la sua sintesi nell’Unione delle Autonomie. “Si tratta di pensare un modello istituzionale partecipativo, per una confederazione democratica delle autonomie, senza confini, senza esclusioni”. Dunque, no secessione neanche Federalismo, ma Unione delle Italie, progetto politico in cui convergono i territori come nuovi soggetti sociali e si riconoscono le diverse e diversificate Italie: “L’Unione è ormai la cifra di una politica nuova in corso di storia”.

Il giornalista, il politico e il filosofo a confronto, che si muovono in ambiti diversi, visioni differenti, strade parallele, tra le atrocità di un passato ancora presente e prospettive di un futuro che riscopre in una storia ancora più antica la propria identità e al brutto oppone la “grande bellezza” dei mille campanili e della pluralità degli accenti. “È l’intimità del Paese, di entusiasmo e di partecipazione. L’Unità è una misura unica, è l’imposta unica a condizioni e vocazioni di vita differenti. L’Unità è un’imposta assai vicina a un’impostura. L’Unione richiama pluralità e differenze. Si oppone ai separatismi. È confederazione delle autonomie, per una comunità sociale in una società comune” (G. Ferraro).

Non più la farsa della “Questione Meridionale” che altro non è stata, tra Leggi speciali, fantomatiche “Casse del Mezzogiorno”, “uova” di Colombo, una giustificazione prima alla colonizzazione di dinastie ed élite sotto il nome dell’Unità e oggi di un nuovo neocolonialismo che continua a giustificare forme e azioni, se prima sottese e accuratamente occultate, ora istituzionalizzate e legalizzate. Ma che continuano a seguire quel filo rosso mai reciso del depauperamento di forze, risorse e valide alternative che partendo dal Sud possono offrire un’inversione di rotta nella gestione non solo ma soprattutto dell’economia e dell’impoverimento di un Paese che altro non ha saputo fare in questi ultimi decenni che “svendere” se stesso, eccellenze ma alla fine la propria Sovranità. Fabrizia Arcuri - 23.09.2016

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