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i lavoratori della CTR rivendicano i propri diritti PDF Stampa E-mail
Scritto da riccardo ugolino   
Sabato 07 Maggio 2016 10:27

Grazie all’impegno e al prezioso lavoro condotto dai soggetti aderenti al Tavolo istituzionale per le problematiche sanitarie nel territorio di Belvedere M.mo, è stata archiviata definitivamente l’ipotesi nefasta di chiusura del Pronto Soccorso della CTR, Casa di Cura Tricarico – Rosano.

Il presidio, punto di riferimento per la comunità del comprensorio e per tutta l’utenza del Tirreno cosentino, continuerà, a budget invariato erogato dalla Regione, ad assicurare servizi sanitari efficienti e di qualità.

La scelta di salvare il Pronto soccorso di Belvedere M.mo rappresentava un atto doveroso, da parte delle Istituzioni, nei confronti di una struttura dove operano medici, infermieri, OSS, personale amministrativo e ausiliario che  hanno sempre onorato la delicata missione di prima assistenza, terapia e cura dei pazienti.

Vedere finalmente scongiurata la prospettiva della temuta chiusura di un servizio sanitario di prima necessità, rappresenta un indubbio successo per i Sindaci , i Parlamentari, i Consiglieri regionali che si sono impegnati al Tavolo istituzionale.

Ma il risultato incassato, se da un lato assicura continuità nelle prestazioni del Pronto soccorso, dall’altro non ha garantito il futuro occupazionale di tanti lavoratori che negli ultimi anni, con i loro sacrifici, hanno contribuito ad evitare il crac aziendale.

Infatti, mentre la Regione Calabria confermava per il Pronto soccorso il budget  erogato negli anni precedenti, la CTR procedeva al licenziamento di circa 70 (settanta) lavoratori, in parte sostituiti da Partite IVA, tirocinanti di “Garanzia Giovani”, “volontari” della Croce Rossa, e ben 12 (dodici) OSS venivano “declassati” a portantini, sostituiti da altrettanti tirocinanti.

E’ per questa ragione che i lavoratori avvertono di essere stati strumentalizzati dai titolari e dai consulenti della CTR i quali, in occasione degli incontri istituzionali, proclamavano la volontà non solo di garantire il diritto alla salute ma anche di salvaguardare i livelli occupazionali.

E’ per questa ragione che i lavoratori si sentono abbandonati da quei rappresentanti politici e istituzionali così solerti, allora, nella difesa della CTR, così silenziosi, oggi, di fronte al dramma di tante famiglie colpite dai licenziamenti.

La Casa di Cura Tricarico – Rosano adduce, a giustificazione di questa drastica riduzione  di personale, che pure incide negativamente sulla qualità delle prestazioni(considerato che gli OSS diventano portantini, gli autisti sono trasformati in cuochi, i muratori in barellieri), la difficile situazione finanziaria in cui si dibatte.

Lamenta, in particolare, che a fronte di una produzione di servizi superiore a 20 milioni di euro, viene riconosciuto un budget di circa 16 milioni.

I lavoratori non negano queste difficoltà di cui, anzi, si sono fatti carico, rinunciando spesso ai loro diritti e accettando riduzioni salariali.

Così come i lavoratori sono consapevoli che la Regione Calabria dovrà riconoscere alla Casa di Cura gli extra-budget relativi all’emergenza – urgenza, la mobilità extraregionale, le prestazioni di riabilitazione cardiologica.

Ma sono altresì consapevoli che la CTR necessita di una gestione efficiente e democratica.

Le difficoltà economiche che l’azienda attraversa non dipendono solo dai tagli imposti dal Piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale, ma anche da una gestione non sempre oculata della spesa: quanto sono costate le improvvide consulenze esterne? Quanto sono costati i licenziamenti illegittimi che, impugnati dinanzi alla magistratura del lavoro, hanno visto soccombere la CTR? A quanto ammontano le spese impropriamente imputate alla Casa di Cura?

C’è bisogno di una gestione democratica dell’azienda.

Non si può ricorrere al Consiglio comunale, ai Sindaci del territorio, ai Parlamentari, ai Sindacati, come tante volte è accaduto in passato, solo in occasione delle crisi aziendali.

Non si può affermare, solo in quelle circostanze, che la Casa di Cura è un bene comune, un patrimonio della collettività e pretendere, nel rapporto con i lavoratori, di comportarsi come “i padroni delle ferriere”, di avere mano libera nei licenziamenti, ignorando i bisogni, i meriti, i sacrifici  sopportati dai lavoratori.

Non è certamente accettabile che a pagare siano i lavoratori che per anni hanno percepito i salari più bassi e sono stati, di fatto, alle dirette dipendenze della Casa di Cura Tricarico.

Gli atteggiamenti discriminatori non solo saranno denunciati, perché immorali, alle autorità amministrative, politiche, religiose, ma finiranno con il ritorcersi contro l’azienda.

Infatti il ricorso inevitabile all’Ispettorato e alla magistratura del lavoro, per il riconoscimento di un rapporto di tipo indeterminato nonché per le prestazioni e le mansioni superiori svolte, con conseguente reintegra nel posto di lavoro o risarcimento dei danni per licenziamento illegittimo, metterà in seria discussione la stabilità economica della Casa di Cura Tricarico che rischierà il definitivo tracollo

I lavoratori hanno già investito del loro problema le organizzazioni sindacali, ad eccezione di quelle che, tradendo la loro funzione, fungono da consulenti della CTR.

Il Gruppo consiliare e gli iscritti al PD saranno, come sempre, a fianco dei lavoratori, soprattutto dei  meno tutelati che negli ultimi anni, con la loro abnegazione, hanno contribuito ad evitare il fallimento della struttura sanitaria. Riccardo Ugolino consigliere comunale - 07.05.2016

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