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27 Gennaio: la memoria come strumento contro nuovi possibili orrori PDF Stampa E-mail
Scritto da riccardo ugolino   
Martedì 02 Febbraio 2016 09:33

Era il 27 Gennaio dei 1945 quando le truppe sovietiche dell' Armata Rossa entrarono nel campo di sterminio nazista di Auschwitz, scoprendone gli orrori.

Una data storica che il mondo celebra ogni anno con il "giorno della Memoria", istituito ufficialmente dall'Onu nel 2005 e in Italia con Legge 20 Luglio 2000 n. 211, con l'obiettivo di non dimenticare, perché non possa accadere di nuovo.

Eppure, da un’indagine condotta da SWG nel triennio 2014-2016, su campioni rappresentativi di specifiche comunità, fasce di età e ceti sociali, emergono dati che devono indurci a riflettere.

Alla domanda "Lei sa qua le commemorazione ricorre il 27 Gennaio?", nel 2014 il 54,4% degli italiani rispondeva affermativamente; nel 2015, la percentuale di risposte corrette scendeva al 48,8%; nel 2016, le risposte affermative hanno riguardato il 43,8% dei totale degli intervistati.

Alla domanda "A cosa serve" il giorno della Memoria"?", nel 2014 l’11% dei campione intervistato rispondeva: "non serve più a nulla"; nel 2016, a distanza di soli due anni, la percentuale di col oro che ritengono inutile tale commemorazione è raddoppiata, salendo al 22%; così come la percentuale di coloro che si sentono abbastanza o molto coinvolti nelle celebrazioni si riduce, tra Il 2014 e il 2016, dal 65% al 60%.

SI comprende, allora, facilmente, perché ogni iniziativa di celebrazione della Giornata della memoria, è

particolarmente apprezzabile:

• intanto perché commemorazioni, eventi, incontri tendono ad essere sempre meno diffusi, sia nelle scuole che nelle aule consiliari;

• e poi perché è sempre più crescente il numero di persone che sembrano avere accantonato il tema, lasciandolo in soffitta, come tra le cose che non si possono e non si devono buttare via, ma di cui non si avverte più l'essenzialità.

Bisogna, invece, evitare il rischio che questa ricorrenza scada nella ritualità, che questa ricorrenza diventi uno di quegli eventi che si devono fare solo perché sono politicamente corretti.

Quindi non solo devono essere organizzate, in maniera capillare, iniziative in ogni scuola, in ogni sala consiliare, in ogni Paese, ma occorre anche riscoprire il valore più profondo della ricorrenza.

Il ricordo dei 6 milioni di Ebrei, Slavi, omosessuali, zingari, oppositori politici uccisi nei lager deve costituire l'antidoto per il futuro.

Il ricordo dei passati orrori deve costituire lo strumento contro i nuovi possibili orrori.

Le tragedie dell'immigrazione (come le morti nel Mediterraneo, le barbarie che i migranti subiscono nei loro viaggi della speranza), le nuove e crescenti pulsioni xenofobe che si manifestano in tutti gli Stati dell'U.E., la quotidiana intolleranza verso chi è diverso da noi, sono esempi che ci ricordano che i crimini contro l'umanità sono sempre possibili.

Le iniziative promosse per celebrare la ricorrenza dei 27 Gennaio sono meritorie anche per un'altra ragione: perché consentono di chiarire che il "giorno della memoria" non è una questione che riguarda solo gli Ebrei, come mostra di ritenere ancora il 16% degli intervistati della SWG.

Nel campi di lavoro e di sterminio nazisti furono deportati oltre agli Slavi, ai Rom, agli omosessuali, gli oppositori politici, circa 650.000 soldati e ufficiali italiani, fatti prigionieri dai Tedeschi dopo 1'8 settembre.

La "Giornata della Memoria” è una questione che riguarda anche i calabresi, perché tra i militari italiani che si rifiutarono di collaborare con i nazisti e di arruolarsi nll’esercito di Salò e perciò furono deportati nei lager, molti erano calabresi, alcuni erano compaesani e non fecero più ritorno alle loro case.

Erano di Belvedere Marittimo Gaetano Martorello, deceduto nel campo di concentramento di Buchenwald, Vincenzo

Rizzaro, deportato nei lager di Dachau e successivamente deceduto in un ospedale militare, Michele Santoro deceduto

a Treuenbrletzen-Nichel e sepolto nel cimitero degli italiani a Berlino.

Di altri giovani belvederesi, deportati in Germanla: Carrozzino Francesco, Carrozzino Raffaele, Impleri Fedele, Martorelli Gigino, Perrelli  Mario, Perrone Nicola, non si conosce la località e la data in cui persero la vita.

Era dl Acquappesa Bruni Geniale, morto a Mathausen, di Buonvicino era Cauteruccio Francesco morto in prigionia il

28/09/1943, di Cetraro Giuliano Serafino deceduto a Zelthain, di Orsomarso Marziota Carmelo, deceduto a Mathausen.

Il contributo dei calabresi alla guerra di Liberazione e, soprattutto, di coloro che si rifiutarono di collaborare con i Tedeschi e furono perciò deportati in Germania, non è stato valorizzato nella giusta misura.

Pure se insigniti della qualifica di partigiani, la loro scelta dl vita è poco nota anche ai propri concittadini.

E' per questa ragione che rivolgiamo un pubblico appello al Sindaci calabresi perché vogliano valorizzare questa gloriosa pagina della storia regionale e tramandare, alle nuove generazioni, la memoria dei tanti giovani calabresi che sacrificarono la propria vita per restituire all'Italia la dignità perduta con le leggi razziali, con l'aggressione alla Francia, all'Albania, alla Grecia, con l'alleanza alla Germania nazista. Riccardo Ugolino consigliere comunale Pd - 01.02.2016

P.S. la presente relazione costituisce la sintesi dell'intervento tenuto il 27 Gennaio 2016 a Bonifati, nella sala conferenza dell'associazione culturale “Civitas".


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