Laltrasinistra, Powered by Joomla! and designed by 123WebDesign
indignatevi, piuttosto che stare sereni! PDF Stampa E-mail
Scritto da riccardo ugolino   
Lunedì 13 Aprile 2015 11:25

A proposito dei lavori in corso nell’area di Capo Tirone, un giovane ingegnere mi invita, renzianamente, a “stare sereno”. Non ho mai voluto esserlo, perché la serenità è interpretata dai più come sinonimo di indifferenza.

Ho sempre preferito, gramscianamente, indignarmi. E sono indignato anche in questa occasione: non per critiche di “tuttologia” rivoltemi e, peraltro, successivamente rettificate, ma per il tentativo, operato da alcuni, di colpevolizzare per l’eventuale interruzione momentanea delle opere di sistemazione del Lungomare  chi, intuendo che i lavori di scavo avrebbero potuto portare alla luce materiale di interesse archeologico,  ha raccolto  frammenti di laterizi affioranti tra le macerie per evitarne la distruzione, informando tempestivamente la Soprintendenza e la Direzione dei lavori.

Infatti, non occorre essere un archeologo per sapere che nella località di Capo Tirone, sin dal 1956 “vennero alla luce, durante i lavori di costruzione di una chiesa, materiali che il Procopio attribuiva a più tombe. Furono, infatti, raccolti un interessante disco di specchio circolare in bronzo dalla faccia riflettente concava, elementi componenti una collana in terracotta dipinta e dorata, un fiore fittile a sette petali, due frammenti di alabastro, una brocchetta ovoidale tribolata, una lekythos ariballica a vernice nera, una pisside a parete concava, provvista di coperchio cilindrico ed un frammento architettonico, una lekanis a vernice nera con coperchio, una mascheretta  fittile  virile, una testina  fittile con  uomo  barbato,  un  gruppo  fittile  rappresentante  satiro  e  menade  nudi abbracciati”,.......I rinvenimenti sono riferibili ad un nucleo  di consistenza imprecisabile, relativo ad un insediamento posto a ridosso della zona costiera, capace di sfruttare anche la naturale vocazione  ‘portuale’ della costa, come sembrerebbero dimostrare anche i rinvenimenti subacquei di epoca romana effettuati  nel mare antistante ( La Torre 1999 c,218).   Alla località sono associate  anche altre segnalazioni : uno storico locale quale il Nocito riferiva che nel ‘600 vennero trovati  idoli di bronzo, statuette di finissimo marmo, monete con effigie  di Augusto e, nel 1899, tombe con  scheletri” ( F. Mollo  “Ai confini della Brettia”,  2003).

E’ altrettanto noto che alcuni di tali reperti, custoditi nei Musei di Sibari e Reggio Calabria,  le cui riproduzioni sono ospitate nel Museo della Memoria Storica,  sono stati illustrati in un agile opuscolo: “Itinerari Archeologici”,  fatto pubblicare dall’Amministrazione D’Aprile-Ugolino.                                                 Il pronto intervento del prof. Pasquale Mollo, ispettore onorario della Soprintendenza Archeologica, ha chiarito che quei frammenti di tegoloni, di coccio pesto, di anse e orli di anfore da trasporto, munite di punteruolo,  sono attribuibili a una villa  d’otium dell’età imperiale ( I-III  sec. D. C.), di cui sono ben  visibili alcuni muri e pareti divisorie.                                                                                                                                                                     I reperti, al momento custoditi nel deposito della Soprintendenza archeologica di Scalea, attestano che il territorio di Belvedere M.mo, frequentato sin dall’età del bronzo e successivamente abitato da popolazioni brezie, fu privilegiato anche dai Romani che a S. Litterata e a Capo Tirone , dotati di approdi naturali, edificarono le loro ville d’otium, con la domus, le residenze dei  “servi”,  gli opifici.

A fronte di tale importante ritrovamento, appare irrilevante il problema delle autorizzazioni necessarie per accedere al cantiere, ( perché non chiedersi invece i motivi per cui l’Amministrazione comunale non ha informato la Soprintendenza archeologica degli scavi  da effettuarsi in un’area nella quale notoriamente sono stati rinvenuti reperti di età greco-romana?).

A fronte di una ulteriore testimonianza del notevole patrimonio culturale di cui il nostro Paese dispone, è opportuno sollecitare l’Amministrazione comunale :

  • a  preservare e valorizzare i beni archeologici venuti alla luce a Capo Tirone, senza compromettere la realizzazione dell’opera, ( siamo certi che il progettista e direttore dei lavori abbia già individuato la soluzione tecnica ottimale, ma  occorre che gli amministratori,  di maggioranza e di minoranza,si impegnino a reperire  le risorse necessarie per la variante al progetto );
  • a  realizzare un antiquarium per rendere fruibili i reperti rinvenuti nel nostro territorio, oggi custoditi nei musei e nei depositi di Sibari, Reggio Calabria e Scalea;
  • a  censire, catalogare e valorizzare i siti brezi e romani di recente individuati a Trifari, Oracchio, Virella, durante i lavori di metanizzazione, (anche in quell’occasione si è rivelato provvidenziale il tempestivo intervento di volontari che,  prima, hanno sottratto alla distruzione o al saccheggio i frammenti laterizi visibili in superficie, subito dopo hanno informato la Soprintendenza archeologica degli avvenuti ritrovamenti, ovviamente violando la “sacralità” dei cantieri).

Siamo consapevoli che la tutela e la valorizzazione dei beni archeologici e, più in generale, del patrimonio culturale, non sono mai stati obiettivi prioritari né per gli amministratori pubblici né per gli operatori economici; al contrario, tali risorse sono state percepite come una fastidiosa minaccia agli interessi immobiliari.

E’ per questa ragione che tutti coloro i quali hanno a cuore le sorti del nostro Paese, piuttosto che attardarsi in polemiche sterili, dovrebbero adoperarsi per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di salvaguardare il patrimonio archeologico, artistico e naturalistico  che non costituisce solo un fattore di crescita culturale ma è anche un’occasione di sviluppo economico sostenibile.

Non è certo un delitto sognare Amministrazioni coraggiose che sappiano puntare sull’economia della cultura  per dare una spinta alla promozione del territorio, usando efficacemente le risorse provenienti dai servizi culturali,  da vivere anche con le nuove tecnologie che impongono profondi cambiamenti, nuovi spazi, nuove velocità e che rivoluzionano  i meccanismi della diffusione della conoscenza. Riccardo Ugolino Gruppo consiliare Pd - 13.04.2015

 

 

e-max.it: your social media marketing partner
 

Questo sito utilizza i cookie per gestire la navigazione ed altre funzioni.Chiudendo questo banner o cliccando su qualunque elemento di questa pagina acconsenti all'uso dei cookie. Per ulteriori informazioni sui cookie che utilizziamo e come eliminarli, visitare la nostra pagina cookies police.

Accetto i cookie di questo sito.

EU Cookie Directive Module Information