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a bocce ferme PDF Stampa E-mail
Scritto da franco perre   
Sabato 05 Luglio 2014 17:04

La campagna elettorale per le elezioni del sindaco e del consiglio comunale è terminata e le urne hanno dato il loro responso. Molti sono stati i commenti al risultato.

Dai commenti del giorno dopo ho netta la sensazione che molti ancora non hanno accettato che il sistema elettorale per l’elezione del sindaco è quello maggioritario a un solo turno e non il proporzionale.

Ho sentito molti ripetere: Granata Sindaco ha avuto solo il 33% dei voti e pertanto nel paese non ha vinto ed è minoranza.

Non mi avventurerò in una disquisizione, che appassiona i costituzionalisti da sempre, sui pregi e difetti del sistema maggioritario e del sistema proporzionale.

La mia vuole essere una semplice costatazione: coloro che hanno dato vita a liste in contrapposizione alla lista di Enrico Granata, a mio avviso hanno fatto la figura di don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento.

Enrico, che il sistema elettorale lo ha capito più di tutti sin da subito ha avuto un solo obiettivo: rinserrare le fila e portare il centro destra possibilmente compatto al traguardo. Su quel versante politico l’obiettivo lo hanno capito anche tutti coloro che pensavano, ritenevano o fingevano di porsi come alternativa. Anche per questi l’imperativo è stato chiarissimo: resistere fino all’ultimo istante ma alla fine allearsi per vincere.

Sul versante opposto solo  narcisismo da galletto.

Purtroppo nel pollaio i galletti erano tanti e ognuno  ha recitato la poesia: Io, solo io, nessun altro se non me. Sembrerebbe che qualcuno fosse ben cosciente di essere un poco  spennato ma tant’è: l’importante avere un posto al sole, se poi il posto è un buio tabernacolo pazienza.

Ho la certezza, forse la presunzione, di ritenere che i veti incrociati è la scelta di chi si avvia con consapevolezza alla sconfitta ritenendo quest’ultima un male minore rispetto all’infamante cedere il passo.

E poi per essere banali:  perdere con un potenziale elettorato del 60% è un demerito non una giustificazione e tutti coloro che ne sono stati corresponsabili dovrebbero avere il coraggio di fare un passo indietro.

Dire, a posteriori, che hanno vinto i poteri forti senza un minimo di autocritica mi sembra un modo per evadere l’essenza del problema e darsi una qualche auto assoluzione.

Già il giorno della presentazione delle liste un sondaggio effettuato con professionalità indicava chiaramente quale sarebbe stato il risultato finale.

E poi venne la campagna elettorale: una tranquilla passeggiata in carrozza per colui che, suo malgrado, non poteva che essere vincente.

Attacchi personali incrociati per mettere in cattiva luce l’ipotetico concorrente alla carica di primo perdente, qualche pizzicata più per compiacere i tifosi di turno che per conquistare il voto di quei pochissimi indecisi, qualche compitino da scolaretto lontano dai veri temi avvertiti dagli elettori.

Si aveva netta la sensazione che il governo di Belvedere era stato gestito da Mago Merlino, o meglio visto i risultati, dal lupo cattivo e non da Enrico Granata candidato alla riconferma.

Le elezioni sono alle nostre spalle, la quarta giunta Granata si è insediata ed è  giusto pensare in avanti, è giusto pensare a un paese che merita una classe dirigente un po’ più accorta, che abbia il consenso sulla progettualità e non affidi le sorti del paese alla forza muscolare di un presunto consenso.

Da iscritto a un partito poi mi corre l’obbligo di chiedermi e di chiedere: la linea  da perseguire nella scelta della candidatura a sindaco da proporre all’elettorato,  dove e da chi è stata scelta.

Ho letto qualche sferzante critica nei confronti di iscritti, militanti o simpatizzanti “non allineati” ma mi pongo l’ interrogativo: non allineati rispetto a quale decisione.

E infine se il dissenso investe tante persone forse è il caso di chiedersi i motivi che lo alimentano. Franco Perre - 05.07.2014

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