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un giorno triste, davvero triste PDF Stampa E-mail
Scritto da salvatore fabiano   
Domenica 23 Marzo 2014 10:21

Ho scritto queste righe per ricordare i 30 anni dalla morte di Enrico Berlinguer e mi proponevo di renderle pubbliche attraverso un sito gestito da un gruppo di compagni, suoi estimatori.

L’avrei fatto a giugno, ma gli eventi conseguenti all’uscita del film di Veltroni mi stimolano all’anticipo. Molti nell’occasione, purtroppo mondana, coloro che si son voluti appropriare di quell’immagine, di quella figura politica che, unitamente a Moro e Zaccagnini,  si è stagliata netta sulle altre. Alla ministra Maria Elena Boschi e ad altri rampanti moderni dico di non accostare Enrico al PD. Non vedo traccia delle sue idee nella nuova formazione politica di Renzi. Ed allora racconto la mia “ultima giornata con Enrico”.

un giorno triste, davvero triste

Mi ero recato al lavoro con la morte nel cuore. Non che la speranza mi avesse abbandonato, non che mi sentissi demolito dal crollo che poteva esserci da un momento all’altro. Mi sentivo meno forte nei miei convincimenti e solo con i miei cattivi pensieri. Alternavo i sentimenti, cercavo di convincermi e di disilludermi allo stesso tempo.

Era da qualche giorno che il compagno Enrico lottava tra la vita e la morte, cominciavo  a sentirmi orfano nonostante avessi l’età per usare fino in fondo la ragione. In fin dei conti poteva capitare a tutti, era già capitato ad altri e non sarebbe stata l’ultima volta. Ma poi pensavo che a lui no, non doveva spettare a lui. Proprio ora che, nel marasma politico del tempo, tutti avremmo avuto bisogno di lui: noi compagni, la politica internazionale ed il paese. Erano trascorsi solo 6 anni dalla scomparsa di un altro grande, Aldo Moro, e purtroppo sulla scena politica era cominciata l’era di Craxi, Forlani, De Mita, La Ganga, Di Donato, De Lorenzo e via dicendo.

Lavoravo come impiegato delle Ferrovie dello Stato, ero segretario della  sezione del PCI del mio paese e militante a tutto campo, con il corpo, con i sentimenti e con i pensieri. Non avevo parlato con nessuno durante il viaggio d’andata in treno e mi era stato facile, non l’avevo fatto durante il turno di lavoro suscitando comportamenti risentiti nei miei colleghi. Tutti ne parlavano, ma io no. Temevo le ovvietà e le banalità che impregnavano i discorsi di tutti. Enrico no, non poteva essere circondato da parole di circostanza. Non risposi neanche a quel collega che , con ironia sottile, disse che “anche i comunisti pensano ai loro santi”. Anche il viaggio di ritorno non mi vide partecipe di alcun dialogo, nonostante la costrizione a condividere lo scompartimento con altre persone. Ripiegai l’UNITA’ nascondendo la prima pagina, persino. Volevo restare solo con il pensiero rivolto a lui. E così giunsi alla Stazione del mio paese con la fretta di tornare a casa e sorbirmi chissà quanti telegiornali.

Non fu così. Il collega-compagno Alberto mi venne incontro con le lacrime agli occhi, senza dir nulla, e con lo sguardo abbassato mi abbracciò. Capii quel che anche una pietra avrebbe capito. Mi divincolai in modo sgarbato e corsi verso la macchina, una Fiat 127 rossa, che, senza la mia guida, giunse a casa in pochi attimi. Mia moglie dal terrazzino mi attendeva insieme alle mie figlie. Capirono dalla velocità della macchina sullo sterrato che io già sapevo e non dissero nulla. Solo un lungo abbraccio per la dipartita del nostro padre politico.

Enrico non c’era più! Ricordo la foto sul manifesto che da lì a qualche ora la Federazione ci inviò, c’era pure quello della FGCI ed altri ed altri ancora. Ma per me non bastavano. Decisi di comporne uno io con pennarello rosso sul retro di un manifesto con lo stemma del partito a volere significare l’inscindibilità tra le due entità : il PCI ed il suo Enrico. Scrissi senza usare la minuta vergata a matita, come la mia scrupolosità abituale mi aveva sempre suggerito. Non ce n’era bisogno! Quello che volevo scrivere era semplice e scaturiva dal profondo del mio pensiero:

ENRICO, NOI COMUNISTI TI PIANGIAMO! ANCHE ALTRI, CHE TI ABBIANO O NO RISPETTATO E CONDIVISO, SI STRINGERANNO A NOI IN QUESTI GIORNI. LA STORIA PARLERA’ DI TE E SARANNO PAGINE BELLE. CIAO ENRICO. I TUOI COMPAGNI!

L’affissi in piazza , davanti alla Sezione, su di un tabellone di compensato e la fila di gente fu continua per molte ore. Rammento che Enzo,  segretario della Democrazia Cristiana e mio collega di lavoro, mi suggerì di mettere a disposizione un registro per le firme. Provvidi con immediatezza e volli che fosse proprio lui ad aprire il rito. Fu un giorno triste, davvero triste. Salvatore Fabiano - 23.03.2014

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