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quale “anziano comunista” PDF Stampa E-mail
Scritto da franco perre   
Sabato 05 Ottobre 2013 20:29

Caro Lucio, quale “anziano comunista” permettimi qualche considerazione su alcune tue affermazioni di cattivo gusto apparse in una tua nota del diciassette ultimo scorso.

Sono quello che si definisce un vecchio compagno e sono stato e sono comunista.Essere comunista non significa essere iscritto a un partito politico ma una visione del mondo improntata a principi fondamentali come la libertà individuale e collettiva, la solidarietà sociale, il rispetto e la difesa del diverso, la laicità dello Stato;  in sintesi un bagaglio culturale che sia da guida ai comportamenti del vivere quotidiano.

Ho iniziato sui banchi di liceo con il mio caro professore di filosofia e ho continuato nella militanza politica prima nel P.S.I. e successivamente nel P.S.I.U.P. e nel P.C.I.

La militanza nel P.s.i.u.p. mi ha offerto la opportunità di partecipare, tra l’altro,  a un seminario organizzato da Lelio Basso sul concetto  della libertà in Gobetti ed in Gramsci. Erano temi cari alla mia generazione e la fonte a cui avevamo la fortuna di attingere, ti assicuro, era notevole.  All’epoca i partiti della sinistra (anche il partito socialista prima che diventasse Craxiano) svolgevano anche un ruolo didattico e partecipare alla vita  del partito era certamente un momento di crescita.

Molto importante nella mia formazione fu anche  la lettura di parte degli atti parlamentari dell’Assemblea Costituente . In particolare mi piace ricordare gli interventi di Togliatti e Pietro Nenni: il primo a favore e il secondo contro  l’inserimento dei Patti Lateranensi all’interno della Costituzione Italiana. Partivano da una affermazione condivisa, la laicità dello Stato per giungere a conclusioni contrapposte.

Nel P.C.I. il partito del “Centralismo democratico” ho imparato a discutere e soprattutto ad ascoltare apprezzando il valore della dialettica partecipata. Ricordo in particolare il dibattito tra Amendoliani ed Ingraniani  sul tema dell’intreccio tra economia, libertà, Stato di diritto.

Ho avuto modo di conoscere persone che non avevano avuto la possibilità di studiare e nonostante fossero semi analfabeti costituivano quella che veniva definita “aristocrazia operaia”  per le loro capacità di elaborare  e sviluppare argomentazioni nei  campi più vari.

Non potrò mai dimenticare il brillare degli occhi di Ciriaco Martorelli quando  insieme a Salvatore Fabiano, mi recavo a casa sua a consegnargli la tessera. La sua vita volgeva al termine ma quella tessera  veniva ricevuta, scusami, pretesa con orgoglio quale testimonianza di partecipazione ad un progetto finalizzato alla eliminazione delle disuguaglianze.

Quando  parli di archivio segreto del KGB e del relativo accesso di cui  i vecchi comunisti avrebbero avuto ed avrebbero ancora  o quando parli di cellule comuniste  le tue affermazioni  più che offensive  mi risultano  preoccupanti. Preoccupanto  nel costatare che  una generazione  imbattibile nel ciattare sul computer  è priva degli elementi basilari per fare di questo mezzo un valido strumento.

Pochi penso sapranno che il termine “cellula” fu introdotto nel linguaggio dei comunisti allorquando i partiti erano tutti fuorilegge e i comunisti, nonostante tutto, si organizzavano nella clandestinità per combattere,a volte anche a costo della propria vita, il regime Fascista.

Ho deciso di scrivere questa nota l’altro ieri quando al telegiornale ho visto una giovane donna, in tuta, fare  fouting sulla spiaggia di Scicli , in mezzo ai resti di tredici esseri umani  privi di vita imbustati  ed allineati. Ho una certezza, quella donna non sarebbe mai potuto essere una comunista. Con affetto Franco Perre - 05.10.2013

* commento al comunicato a firma di Lucio Bencardino "Caro amico ti scrivo..."

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